Paradosso in Regione Puglia: 100 aziende rischiano di essere escluse dai fondi per il bando Psr (Programma di Sviluppo Rurale), e la Commissione UE si prepara a chiedere indietro la somma.
Il Tar Puglia, accogliendo il ricorso di cinque aziende agricole, ha annullato una circolare dell’Autorità di gestione che fissava un criterio per la verifica della regolarità contributiva delle imprese nello stilare la graduatoria del bando Psr (Programma di Sviluppo Rurale), misura 4.1A.
L’effetto di questo provvedimento è che circa cento aziende dovranno essere escluse dai benefici. Sulla stessa graduatoria, sempre il Tar si è espresso un mese fa su un altro ricorso, decretando l’annullamento dell’elenco dei vincitori.
Con la nuova pronuncia dei giudici amministrativi, l’Autorità di gestione della Regione Puglia dovrà redigere una nuova graduatoria escludendo quanto stabilito dalla circolare annullata.
«Dopo l’annullamento della graduatoria della misura 4.1A - commenta l’ex assessore alle Politiche agricole Leo Di Gioia - nella giornata di oggi (ieri, ndr), il Tar si è pronunciato su altri ricorsi afferenti il Psr sempre in merito alla misura ad investimenti. Anche in questo caso, il giudice ha dato torto alla Regione Puglia. Una sconfitta annunciata che, nel mese di dicembre 2019, avevo tentato di scongiurare chiedendo, in sede di Consiglio regionale, al presidente Emiliano di intervenire per revocare atti palesemente illegittimi e che rasentavano l’illiceità. Ma il presidente Emiliano, in quella occasione, preferì andar via. L’effetto di questa sentenza sarà quello di estromettere circa 100 aziende dichiarate beneficiarie che non avevano né titolo né diritto ai sensi del bando e delle leggi nazionali e che ad oggi hanno già percepito parte significativa del contributo».
Il rischio molto reale che corrono queste aziende agricole è quello che potrebbero essere costrette a restituire i fondi erogati. Senza contare che questa ennesima bocciatura potrebbe comportare a sua volta un ulteriore danno per la Regione pugliese, a cui la Comunità europea potrebbe presto, come già fatto alla fine dello scorso anno, chiedere di riavere indietro i fondi del Psr non spesi, circa 77 milioni di euro.
D’altra parte la Puglia ha l’invidiabile primato di essere la regione italiana che meno ha utilizzato detti fondi, creati proprio per dare un sollievo alla agricoltura nelle zone maggiormente disagiate dei paesi europei. Ma la lentezza burocratica della macchina regionale pugliese e la mancanza di progetti validi hanno determinato una situazione al limite del paradossale, in cui in presenza di fondi non si riesce a spenderli.
Per il capogruppo in consiglio regionale di Forza Italia, Nino Marmo, «siamo dinanzi ad un’altra mazzata, un altro fallimento conclamato del presidente Emiliano che ha letteralmente abbandonato i nostri agricoltori. I giudici amministrativi hanno annullato la circolare dell’Autorità di Gestione, con cui si modificavano le regole in itinere, riscontrando più illegittimità da parte della Regione».
Ma certo non è tardata anche la replica pesante da parte di Raffaele Fitto, candidato alla presidenza in pectore di Fdi che in una nota afferma che «Emiliano è responsabile di un disastro senza precedenti dell’agricoltura pugliese. Oggi l’ennesima tegola su un settore in ginocchio non solo per emergenza Covid 19, le alluvioni, le grandinate, la xylella, ma anche per la sciagurata gestione dei fondi comunitari, milioni e milioni di aiuti preziosi. Per molto meno in passato dignitosamente qualcuno chiedeva e scusa e si dimetteva».
Certo si dirà scaramucce elettorali, ma è possibile che ciò vada a incidere negativamente sulla gestione di Emiliano, che molti hanno definito egocentrica e a tratti autoritaria, come dimostrato dalla volontà del presidente di assumersi anche le deleghe della sanità e appunto dell’agricoltura, che inevitabilmente adesso lo mettono al centro delle polemiche in due settori cosi delicati e problematici per la Puglia.
La regione in un comunicato predne atto della decisione del Tar e comunica che «si adeguerà alla sentenza nel solco dell’impegno già intrapreso a seguito delle precedenti sentenze di annullamento della stessa graduatoria, per addivenire quanto prima alla definizione di una nuova graduatoria dopo aver verificato, per tutti i partecipanti, le domande presentate con particolare riferimento alla redditività degli investimenti proposti».
Il classico burocratese che non nasconde una punta di imbarazzo di fronte ad una decisione che era inaspettata e che ora rimanda tutto a luglio, quando assicurano dalla Regione saranno pronte le nuove graduatorie che dovrebbero sanare la situazione. Un pasticcio di cui sicuramente il presidente Emiliano, già alle prese con la emergenza COVID-19 alla vigilia di una stagione estiva che si preannuncia delicatissima, avrebbe fatto volentieri a meno, a poco più di tre mesi dal rinnovo del Consiglio.
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