Quali cibi importa l’Italia dalla Russia? Cosa rischiamo se Putin blocca export

Giorgia Bonamoneta

05/04/2022

L’Italia rischia la crisi alimentare per il blocco dell’export russo? Non proprio, ma una parte del cibo importato dall’Italia arriva dalla Russia. Ecco cosa sappiamo.

Quali cibi importa l’Italia dalla Russia? Cosa rischiamo se Putin blocca export

Sul piano internazionale si discutono le nuove sanzioni dell’Europa alla Russia, ma il dibattito in Italia rischia di arenarsi su quali e quanti alimenti e beni potrebbero sparire dai supermercati. Questo perché Vladimir Putin, durante un evento del settore alimentare, ha dichiarato all’Agenzia Tass che sarà più prudente con le esportazioni di cibo all’estero. L’Italia importa, come l’intera Europa, diversi alimenti e altre tipologie di prodotti dalla Russia. Anzi, rispetto al passato il commercio tra Europa e Russia è aumentato.

L’Italia nello specifico acquista colture agricole come cereali e semi oleosi. In totale l’import italiano dalla Russia equivale a circa 13-14 milioni di euro. Solo nel 2020, causa pandemia, l’import è calato a circa 9 milioni di euro. Il principale scambio tra il nostro Paese e la Russia avviene intorno a materiali chimici e di raffinazione del petrolio, oltre che a legna, paglia e materiale da intreccio. A seguire l’Osservatorio economico infoMercatoEsteri segnala anche l’import di prodotti dell’agricoltura, della pesca e della silvicoltura.

I rischi per il settore alimentare sono relativamente ridotti se comparati a quelli del settore energetico, ma non per questo sono meno problematici o strategici. L’allarme lanciato ha già scatenato la reazione dei consumatori, che nel corso dello scorso mese hanno fatto scorta di olio per friggere, pasta e farina.

Import-export del cibo in tempo di guerra: i rapporti tra Italia e Russia

Il presidente russo ha sfruttato l’incontro degli esponenti del settore agroalimentare locale per affrontare il tema delle sanzioni, cioè del quinto pacchetto di sanzioni volute dall’Europa per rispondere all’invasione non provocata dell’Ucraina. In questa occasione Putin ha dichiarato che “sullo sfondo della carenza di cibo globale, quest’anno dovremo essere prudenti con le forniture all’estero”.

In particolare il leader russo ha sottolineato che tale prudenza sarà riservata ai Paesi chiaramente ostili nei confronti della Russia. Nella black list russa non manca l’Italia, membro Ue che sta partecipando attivamente alle sanzioni contro il Cremlino.

L’Italia, secondo i dati dell’Osservatorio economico, è legato all’import della Russia per un valore totale di circa 13 milioni di euro. Le merci importate dalla Russia sono in parte:

MERCI (mln) 2019 2020 2021
Prodotti dell’agricoltura, pesca e silvicoltura 59,81 72,83 144,49
Prodotti delle miniere e delle cave 9.988,43 5.777,93 8.409,08
Prodotti alimentari 82,25 92,01 112,36

Cosa rischia l’Italia con il blocco dell’export russo

Non è solo il blocco dell’export alimentare della Russia a tracciare il futuro di una crisi alimentare. I due anni di pandemia e i recenti effetti della crisi climatica, quali gli incendi in Canada, avevano già compromesso la stabilità del prezzo del grano. La guerra in Ucraina e il conseguente blocco dell’export russo (pari al 6% dell’import italiano di grano) ha peggiorato lo scenario.

L’effetto principale, già visibile, è l’inflazione dei prezzi per i beni di prima necessità, dal grano ai semi oleosi, fino al mangime per gli allevamenti. Intanto in Italia le aziende cercano modi alternativi per risparmiare sui prodotti - ma non per far risparmiare ai consumatori -, utilizzando un metodo del tutto legale chiamato shrinkflation.

L’allarme con il tempo sta rientrando e il rischio di una crisi alimentare per l’Italia potrebbe dirsi, almeno per il momento, scongiurata. La scorsa settimana infatti il prezzo del grano è calato del -10% e anche questo inizio settimana è partito con una tendenza al ribasso. Il mercato ha risposto favorevolmente agli spiragli di pace, ma le recenti dichiarazioni potrebbero far schizzare nuovamente i prezzi.

L’Italia in ogni caso deve fare i conti con la dipendenza di grano estero e altri cereali utili all’allevamento e, come per l’energia, guardare a nuovi mercati.

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