La corsa allo spazio non è sostenibile per la Terra. A dirlo è la ricerca di Oxfam su quanto è inquinante il nuovo passatempo dei miliardari. Ecco quanto inquinano e chi ne paga ne conseguenze.
Chi è la causa dell’inquinamento ambientale, del conseguente riscaldamento globale e dell’abbattimento sulle popolazioni di eventi climatici fuori scala? La risposta è: non del consumatore, non del tutto. Non è un mistero e non è una scoperta eccezionale, ma i dati riportati da Oxfam sono un vero e proprio grido per ottenere un po’ di attenzione dai “piani alti”.
La verità sulla colpa dietro il riscaldamento ambientale è che il consumatore, il cittadino non può davvero fare la differenza. Al contrario, è la fetta dei ricchi e dei super ricchi il maggior responsabile. In futuro, secondo i dati rilevati da Oxfam - una confederazione internazionale di organizzazioni non profit che si dedicano alla riduzione della povertà globale - si raggiungerà la soglia critica del +1,5°C della temperatura terreste anche grazie al nuovo business dei viaggi nello spazio.
I viaggi nello spazio non per la scoperta e la ricerca, è bene sottolinearlo, ma quelli che permettono ai ricchi (l’1% della popolazione mondiale) di rimanere nello spazio per 11 minuti circa. Un viaggio breve, ma il cui impatto sull’ambiente è pari a quello di 1 miliardi di poveri in tutta la loro vita. Dobbiamo iniziare a domandarci quanto inquinano i viaggi nello spazio.
1 miliardario inquina quanto 1 miliardo di persone: i dati di Oxfam
C’è chi inquina più di tutti gli altri abitanti della Terra messi insieme: sono i super ricchi, quella fetta pari a circa l’1% della popolazione terreste. I dati raccolti da Oxfam mostrano come il nuovo “passatempo” dei ricchi, i viaggi nello spazio, sia tanto inquinante da essere insostenibile per il pianeta nel prossimo futuro.
Al momento, con le attuali tecnologie, viaggiare nello spazio per una manciata di minuti costa all’ambiente più di 30 volte rispetto a quanto è possibile sostenere. Un valore dato dal calcolo delle tonnellate di CO2 che ogni cittadino dovrebbe, o potrebbe, consumare all’anno per impedire che la Terra superi il grado e mezzo (+1,5°C) entro il 2030.
Gli appelli degli esperti, le conferenze dello scorso anno, tra G20 e Cop26, non sono servite ad aprire un dialogo in merito ai consumi individuali dei super ricchi. La critica per i voli dei leader mondiali, l’inconsistenza delle promesse e dei risultati sono stati presentati, ma nessuno ha risposto all’appello.
I viaggi nello spazio: la nuova frontiere della discriminazione
Di esempi di discriminazione, di disuguaglianza tra ricchi e poveri ce ne sono infiniti e guardare a chi va la colpa per l’inquinamento ambientale ne è solo un esempio. L’ultimo film con Leonardo DiCaprio, “Don’t Look Up”, ha dato un assaggio al grande pubblico di cosa significhi “corsa cieca alle risorse” ed è la metafora dell’indifferenza di pochi nei confronti di molti.
I ricchi, i più ricchi al mondo, non si fermano e il sogno dello spazio costa 75 tonnellate di CO2 ogni 11 minuti in orbita a persona. Oxfam lo chiama “il lusso dell’anidride carbonica”, cioè la disparità nelle emissioni, tra jet privati, megayacht e shuttle e il resto della popolazione povera che non dovrebbe consumare più di 2,3 tonnellate l’anno a persona.
Come si risolve la crisi climatica?
Si può risolvere la crisi climatica, l’inquinamento ambientale e la disparità nel mondo con le parole? Le conferenze nel 2021, dagli allarmi degli esperti, alle chiacchiere dei politici, non hanno portano nessun grande risultato.
Mentre i ricchi si impegnano nello spazio, verso una nuova frontiera del turismo e del lusso, a pagarne il prezzo sono le persone più povere. Non possiamo neanche voltare la testa dall’altra parte e credere che non ci interessi; basti pensare a come, per colpa del caldo da record registrato in Canada, gli italiano oggi stanno pagando un prezzo più alto per il grano e la pasta.
Il consumatore, l’individuo singolo, non ha la colpa. I comportamenti positivi come il riciclo dei rifiuti sono una parte della cura, ma è il sistema generale che deve cambiare per poter vedere dei risultati concreti. Invece di guardare in alto per ignorare quello che avviene sul pianeta Terra, i super ricchi potrebbero essere le migliori risorse per salvare il futuro. Ci serve sperare che l’1% della popolazione mondiale si dedichi, come moderni Brune Wayne, a finanziare la ricerca per la salvaguardia del pianeta.
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