Allarme Sanità; rischio estinzione in caso di Quota 100. Ecco qual è la soluzione per far fronte alla nuova stagione - inattesa - di pensionamenti di medici e dirigenti sanitari.
La riforma della Legge Fornero potrebbe avere delle conseguenze negative per il comparto Sanità, alle quali il Governo dovrà trovare immediatamente soluzione.
È il sindacato Anaao Assomed a lanciare questo allarme, parlando delle possibili conseguenze negative che l’introduzione della Quota 100 potrebbe avere, minando il corretto funzionamento del comparto sanitario.
Il problema, secondo quanto rilevato da Anaao Assomed, è che permettendo l’uscita anticipata a 62 anni - con 38 di contributi - ci sarà un vero e proprio svuotamento delle “corsie”, visto che molti medici andranno in pensione andando così ad influenzare negativamente la qualità del sistema. I giovani medici neo specialisti, infatti, non basteranno per far fronte alle assenze, anche perché i tempi sono talmente ridotti (la Quota 100 dovrebbe partire già dal 1° gennaio 2019) da impedire il trasferimento di esperienze e di pratica clinica.
Come ben saprà chi lavora in corsia, infatti, per trasmettere queste conoscenze e capacità tecniche c’è bisogno di molto tempo nonché di una lunga osmosi tra generazioni professionali diverse. Questo non sarà possibile nel caso in cui la Quota 100 nel 2019 comporterà una nuova - e inaspettata - stagione di pensionamenti al termine della quale gli organici saranno notevolmente ridotti.
Con la Quota 100 le corsie degli ospedali rischiano di svuotarsi
Proviamo a fare chiarezza sul perché la Quota 100 rischia di minare la stabilità del sistema sanitario nazionale qualora non dovesse essere seguita da un intervento ad hoc.
Come ci ricorda il sindacato Anaao Assomed attualmente medici e dirigenti sanitari abbandonano il lavoro con un’età media di 65 anni (anche per merito dei riscatti degli anni di laurea e della specializzazione) ; quindi, attualmente escono dal SSN per quiescenza i nati nel 1952-1953.
In caso di introduzione della Quota 100 - con la quale si potrà smettere di lavorare con almeno 62 anni di età e 38 di contributi - in poco tempo potranno cessare il servizio anche i nati nel periodo che va dal 1954 al 1957. In poche parole in un solo anno acquisiranno il diritto al pensionamento medici e dirigenti sanitari di ben 4 scaglioni.
Secondo le previsioni di Anaao Assomed la maggior parte degli aventi diritto deciderà di anticipare l’accesso alla pensione usufruendo della Quota 100, specialmente se il Governo non dovesse prevedere alcun tipo di penalizzazione sull’assegno previdenziale, ipotesi diffusa nelle ultime ore; questo perché tra medici e dirigenti sanitari c’è un malcontento diffuso generato dal disagio lavorativo legato alla massiccia riduzione delle dotazioni organiche.
Nel dettaglio, dal 2010 al 2016 gli organici di medici e dirigenti sanitari si sono ridotti di oltre 7.000 unità, comportando per le Regioni un risparmio di circa diversi miliardi (600mila milioni di euro solamente per il 2016).
Allo stesso tempo, però, la riduzione del personale ha avuto delle conseguenze negative sul funzionamento del sistema sanitario con i medici che da una parte sono costretti ad orari di lavoro particolarmente stressanti mentre dall’altra i pazienti rischiano di dover aspettare anche diversi mesi per essere sottoposti ad una visita medica di controllo.
Quale soluzione?
Prevedere una Quota 100 senza introdurre delle misure ad hoc per evitare che il SSN ne risulti danneggiato, quindi, sarebbe un vero e proprio errore da parte del Governo.
Da parte della maggioranza non è “più sufficiente garantire che non ci saranno tagli per la Sanità”; aggiunge Anaao Assomed. Il Governo, infatti, ha il dovere di spiegare quale soluzione intende prendere per affrontare il fenomeno suddetto rassicurando sia i medici e i dirigenti che resteranno in servizio con il rischio di affrontare una nuova crisi del personale, sia i cittadini i quali necessitano di cure tempestive, di qualità e sicure.
A tal proposito Carlo Palermo - segretario nazionale di Anaao - ha fatto appello al Governo affinché in seguito alla riforma delle pensioni ci sia l’avvio di una grande stagione di assunzioni in Sanità, eliminando poi il blocco della spesa per il personale introdotto dal duo Berlusconi-Tremonti nel 2010.
Parallelamente al nuovo piano assunzioni il Governo dovrà fare in modo di tamponare l’esodo di personale che ormai da quale anno riguarda la sanità pubblica; il disagio ormai insopportabile che pervade le strutture sanitarie, infatti, spinge il personale in servizio verso il pensionamento o anche - nel caso in cui non si siano ancora raggiunti i requisiti richiesti - verso la sanità privata.
Per questo motivo bisogna in primo luogo procedere stanziando cospicue risorse per il nuovo rinnovo del contratto, visto che questo “rappresenta una formidabile leva per affrontare l’organizzazione dei servizi, le tutele dei medici e dei cittadini”. Un contratto nel quale bisognerà prevedere delle regole chiare sui tempi di lavoro, un’adeguata remunerazione del disagio e una valorizzazione dell’esclusività di rapporto e nuovi modelli di carriera dei professionisti.
Un piano di “salvataggio” della SSN necessario ma allo stesso tempo oneroso; secondo quanto previsto dal sindacato, infatti, questa soluzione richiede un investimento di risorse almeno pari al costo che Regioni e Governi hanno risparmiato nell’ultimo decennio grazie ai tagli nella Sanità.
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