Rally di Uber e Lyft dopo la vittoria al referendum in California

Pierandrea Ferrari

5 Novembre 2020 - 14:00

Le azioni delle due aziende americane salgono rispettivamente, nel pre-market trading, del 13% e del 16%. Dietro il rally il voto favorevole dei Californiani sull’esenzione di Uber e Lyft dalla legge statale che imponeva l’assunzione degli autisti.

Rally di Uber e Lyft dopo la vittoria al referendum in California

Salgono le azioni di Uber e Lyft che, nel pre-market trading, hanno registrato una crescita, rispettivamente, del 13% e del 16% (+5,17% e +3,37% allo stato attuale).

A spingere i due titoli ci hanno pensato i cittadini Californiani che, con il loro voto di ieri, hanno approvato il disegno di legge “Proposition 22”, misura che permetterà ad Uber e Lyft di fuoriuscire dai ranghi della legge sul lavoro californiana e di mantenere lo status quo del loro business (gli autisti rimarranno lavoratori indipendenti a fronte di limitate tutele).

Cosa hanno deciso i Californiani con il referendum “Uber”

La contesa tra le due aziende, che offrono un servizio di trasporto automobilistico privato, e lo Stato della California si era aperto con la nuova legge statale sul lavoro introdotta lo scorso gennaio che obbligava Uber e Lyft ad assumere tutti gli autisti che lavoravano con le due piattaforme.

Il rifiuto ad accettare le condizioni imposte dalla California è stato seguito dall’elaborazione, da parte delle due aziende, di un disegno di legge (Proposition 22) da porre all’attenzione dei cittadini con un apposito referendum. Di fatto, la proposta ruotava intorno ad un compromesso: le due aziende si svincolavano dall’obbligo di assumere gli autisti Californiani che utilizzano i loro servizi ma, al tempo stesso, riconoscevano ai lavoratori un risarcimento (reddito minimo garantito e contributi alla salute).

Con il voto dei Californiani, ora, lo scenario auspicato dalle due aziende è realtà e la Gig economy sembra aver posto un tassello cruciale in difesa del proprio modello di business. È possibile infatti che, come sostenuto dagli analisti della Bank of America, gli altri Stati siano ora più cauti nel proporre nuove leggi tese a stravolgere il rapporto lavorativo tra le aziende e gli autisti.

Così si era espresso Biden sulla legge pro-Uber

Il Democratico Joe Biden, ormai al rush finale per la conquista della Casa Bianca, aveva manifestato lo scorso maggio la sua avversione verso una legge che tutelasse il modello di business delle principali aziende della Gig economy.

Con un tweet, infatti, Joe Biden aveva puntato il dito contro Uber e i suoi concorrenti, enfatizzando la mancanza di tutele che colpisce i lavoratori legati alle piattaforme online.

Il modello, ora stabilizzato dal referendum, non prevede infatti il riconoscimento di quei benefit a cui hanno diritto i lavoratori dipendenti (quadro leggermente mitigato dalle limitate concessioni assicurate da Uber e Lyft). D’altra parte, le condizioni attuali sono fondamentali per la stabilità delle aziende che, in attesa del risultato della votazione, avevano già minacciato di scaricare i costi sui clienti in caso di esito negativo.

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