Recovery Fund: continua lo scontro tra Orban e Unione Europea

Riccardo Lozzi

04/12/2020

Sale la tensione tra Orban e Unione Europea in vista del prossimo Consiglio del 10 dicembre. Il primo ministro ungherese, insieme alla Polonia, ribadisce il veto al Recovery Fund.

Recovery Fund: continua lo scontro tra Orban e Unione Europea

Continua lo scontro tra Viktor Orban e l’Unione Europea sull’approvazione del bilancio per il periodo 2021-2027 e, di conseguenza, l’attivazione dei fondi per il Recovery Fund.

I vincoli di Orban, insieme all’alleato Duda, rimangono quelle di rimuovere le condizionalità legate allo Stato di diritto per utilizzare la propria quota dei 750 miliardi di euro previsti nel piano di Bruxelles.

In caso queste richieste non venissero esaudite, Budapest dichiara di non avere intenzione di ritirare il proprio veto, contando anche sull’appoggio di Varsavia.

Recovery Fund: continua lo scontro tra Orban e Unione Europea

Le dichiarazioni arrivano dopo che nei giorni scorsi si sono fatte insistenti le indiscrezioni sul piano che la Commissione europea starebbe elaborando per escludere Ungheria e Polonia dall’accesso alle risorse.

Secondo le ricostruzioni, i 25 Stati, insieme all’esecutivo guidato da Ursula von der Leyen, sono pronti a istituire un nuovo fondo, con l’obiettivo di superare la fase di stallo e accelerare il rilancio economico del blocco comunitario dopo la crisi dovuta alla pandemia da Covid-19.

Tuttavia si tratta di una decisione non priva di contraccolpi, poiché in questo scenario l’UE entrerebbe in bilancio provvisorio, non potendo quindi finanziare nuove voci di spesa e rischiando una perdita di circa 25-30 miliardi all’anno.

Budapest e Varsavia confermano il veto al Bilancio europeo

Nonostante la Polonia sembra mostrare qualche incertezza nel tenere il punto, considerando anche la possibilità di una Polexit, il capo del Governo ungherese ha ribadito che l’accordo tra i due Paesi per ostacolare la strategia dell’UE è ancora saldo.

Il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki, in un’intervista al quotidiano tedesco FAZ, ha dichiarato come la clausola sullo Stato di diritto possa diventare uno strumento arbitrario da parte della Commissione per tenere sotto controllo i Paesi membri.

Inoltre, sempre secondo Morawiecki, tale meccanismo è in contrasto con i Trattati, accusando la stessa Commissione di voler aggirare i regolamenti comunitari in questo modo.

Decisivo il Consiglio europeo del 10 dicembre

La cancelliera Angela Merkel ha risposto sostenendo come lo Stato di diritto sia la base del progetto europeo, rispedendo al mittente le accuse di volerlo utilizzare per controllare l’azione dei governi nazionali.

Al tempo stesso ha affermato di aver chiesto a entrambe le parti in causa un compromesso al fine di evitare una situazione di muro contro muro.

Il prossimo Consiglio europeo, l’ultimo sotto la presidenza di Merkel, si riunirà il prossimo 10 dicembre e si prevede una dura contrapposizione tra le due nazioni dell’est Europa e gli altri Stati membri.

Il premier portoghese Antònio Costa, il quale assumerà la presidenza di turno semestrale del Consiglio, ha avvertito che è necessario trovare un accordo entro la fine del mese per evitare la paralisi economica dell’intera zona.

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