Il Recovery Fund non è la giusta soluzione per l’Italia secondo Claudio Borghi dal momento che l’Europa non ci darà quello che realmente serve al nostro Paese.
Negli scorsi giorni la Commissione Europea ha presentato la sua proposta da 750 miliardi di euro risollevando i dubbi e le polemiche nati attorno al Recovery Fund. Sull’argomento si è espresso anche Claudio Borghi, deputato della Lega, nel corso di un’intervista per Money.it.
L’idea di Borghi è molto chiara e assolutamente contraria a questa manovra, tant’è che ha definito il Recovery Fund come “un tentativo di espansione del bilancio europeo” aggiungendo che “come tale ha pro e contro. Dal nostro punto di vista, e da quello del mandato elettorale con cui siamo stati eletti, è assolutamente da rifiutare”.
Recovery Fund, l’Europa non ci darà quello che ci serve
Gli aiuti che l’Europa fornirà all’Italia non saranno veramente utili per il nostro Paese, secondo Borghi, nonostante si stia cercando di dimostrare “un supposto vantaggio economico per l’Italia che si troverebbe a essere un percettore netto di somme all’interno del Recovery Fund”. Tuttavia, continua il politico, questa affermazione non può ancora essere presa come veritiera dal momento che “stiamo parlando di cifre che non sono state chiaramente delineate”.
Per spiegare il concetto, il deputato cerca di sintetizzare il processo sostenendo che:
“Tutti gli Stati ci mettono i soldi e l’Italia dovrebbe riceverne più di quanti ne mette, questa condizione anche se venisse dimostrata non prescinde da un fatto importante, vale a dire l’intermediazione dell’Unione Europea. Non è la stessa cosa mettere 100 e ricevere 105, se quel 105 che si riceve è tutto condizionato a cose che a noi magari non interessano o non servono.”
Per Borghi infatti è inutile ricevere dei soldi in più rispetto a quelli che l’Italia ha versato in anticipo se per usarli è necessario essere legati a delle specifiche condizionalità che impediscono di rispondere alle reali necessità del nostro Paese.
I soldi dell’Europa non sono certi
Borghi conclude affermando che nel corso della sua attività politica ha sempre ricordato, anche ai colleghi di coalizione, con cui ha fatto la campagna elettorale, che il loro programma, con cui sono stati eletti “prevedeva una riduzione dei contributi all’Unione Europea, proprio perché sappiamo tutti che i soldi che ci mettiamo sono certi, i soldi che riceviamo dall’Unione Europea, che fino ad ora sono sempre stati meno di quelli che ci mettevamo, erano non efficienti”. Il deputato riporta come esempio una serie di “bandi assurdi, con caratteristiche non adatte alla nostra impresa” concludendo con un lapidario: “No grazie, facciamo da soli”.
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