Reddito di cittadinanza: cambiano le tempistiche di pagamento per le nuove domande

Simone Micocci

01/02/2022

Reddito di cittadinanza, rischiano di essere più lunghi i tempi di pagamento. Attenzione ai controlli di INPS e Comune: l’attesa potrebbe protrarsi fino a 120 giorni.

Reddito di cittadinanza: cambiano le tempistiche di pagamento per le nuove domande

Reddito di cittadinanza: per le nuove domande bisogna fare attenzione alle tempistiche di pagamento, in quanto i tempi per l’arrivo della prima mensilità - in determinate circostanze - potrebbero anche allungarsi.

Se fino a oggi solitamente dalla domanda del Reddito di cittadinanza al primo pagamento del beneficio non passava più di un mese e mezzo, d’ora in avanti le tempistiche potrebbero essere molto più lunghe visto che la Legge di Bilancio 2022 potenzia la fase di controllo preventivo in cui viene verificato il possesso dei requisiti necessari per avere diritto alla misura.

Attenzione, quindi, a chi per la prima volta fa domanda del Reddito di cittadinanza, come pure coloro che devono presentare nuovamente la richiesta perché nel frattempo sono intervenute delle variazioni del nucleo familiare oppure perché scaduti i 18 mesi.

In tal caso, infatti, è possibile che per ricevere la prima mensilità di Reddito di cittadinanza dovrete attendere più di qualche mese.

Controlli Reddito di cittadinanza: cosa cambia del 2022

Già negli anni scorsi, alla richiesta del Reddito di cittadinanza seguiva una fase di controllo preventivo in cui l’INPS verificava se il nucleo richiedente era in possesso di tutti i requisiti necessari per l’accesso al beneficio.

Con la Legge di Bilancio 2022 il sistema di controllo preventivo si potenzia e quindi potrebbe richiedere più tempo. Nel dettaglio, se prima il controllo sul possesso dei requisiti anagrafici era solamente ex post e di esclusiva competenza dei Comuni (i quali a loro volta inviavano apposita comunicazione all’INPS per segnalare degli errori), d’ora in avanti - come si legge nell’articolo 5, comma 4 bis del decreto 4/2019 come riformulato dall’ultima Legge di Bilancio - sarà l’INPS ad effettuare preventivamente il controllo sui dati anagrafici, in base alle informazioni in proprio possesso.

Qualora da questo controllo dovesse emergere una situazione “controversa”, l’INPS potrebbe richiedere il supporto al Comune il quale a sua volta effettuerà una verifica più dettagliata.

Nel dettaglio, il controllo dell’INPS riguarderà i seguenti dati:

  • anagrafici;
  • di residenza;
  • di soggiorno;
  • di cittadinanza.

Basteranno delle incongruenze, o anche dei sospetti, per chiedere il supporto del Comune tramite il Sistema informativo del Reddito di cittadinanza, bloccando di fatto la fase istruttoria della domanda.

Esito del Reddito di cittadinanza: chi rischia di attendere molto a lungo

In presenza di una situazione sospetta, quindi, o comunque poco chiara, c’è il rischio di dover attendere diverse settimane - e forse anche mesi - prima di ricevere la prima mensilità.

In caso di sospensione della fase istruttoria per necessità di un’ulteriore verifica da parte del Comune, infatti, per conoscere l’esito della propria richiesta si rischia di dover attendere anche 120 giorni.

È questo il limite massimo entro cui il Comune deve comunicare all’INPS l’esito delle verifiche. Se al superare dei 120 giorni non dovesse esserci alcun esito comunicato dal Comune, il pagamento verrà comunque disposto ma il responsabile del procedimento dell’ente territoriale che deve fornire i dati risponderà per il danno erariale causato dall’eventuale erogazione di somme non dovute, quindi nel caso in cui il Reddito di cittadinanza non spettava.

Eccetto queste situazioni, la valutazione e l’eventuale riconoscimento della prima mensilità del Reddito di cittadinanza dovrà avvenire entro la fine del mese successivo a quello in cui viene trasmessa la domanda all’INPS.

Cosa può fare il Comune in quei 120 giorni

In questi 120 giorni il Comune ha la possibilità di verificare se i dati indicati nella domanda del Reddito di cittadinanza, come pure le informazioni comunicate nella DSU ai fini ISEE, corrispondo al vero oppure no.

Il Comune può effettuare il controllo in base alle informazioni contenute nelle proprie banche dati, ma - in caso di difficoltà - potrebbe anche convocare direttamente l’interessato così da chiedere delucidazioni in merito alla propria condizione anagrafica.

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