Cosa faranno Mario Draghi e la BCE in caso di vittoria del No al referendum costituzionale italiano del 4 dicembre? Ecco le possibili misure.
Referendum 2016: cosa farà la BCE se vince il No - Il governatore della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, finora non ha voluto sbilanciarsi sulle misure che Francoforte potrebbe adottare in caso di vittoria del No al referendum costituzionale del 4 dicembre.
L’agenzia di stampa Reuters ha parlato di un intervento temporaneo sui titoli di Stato italiani - di pochi giorni o forse settimane - qualora l’esito del voto di domenica dovesse provocare un’impennata dei rendimenti.
L’indiscrezione non ha trovato però conferme presso l’Eurotower. La BCE si è infatti limitata a ricordare che dal 29 novembre al 21 dicembre è già previsto un potenziamento degli acquisti: misura che è stata annunciata proprio nei giorni scorsi e che servirà a compensare lo stop degli interventi nel periodo compreso tra il 22 e il 30 dicembre, in concomitanza con le feste natalizie e la conseguente minore liquidità dei mercati.
Ad ogni modo, se l’Italia o gli istituti di credito del Belpaese necessitassero di un sostegno più a lungo termine, dovrebbero inoltrare alla BCE una richiesta formale, attivando un programma di aiuto che passa per l’ESM, il Meccanismo Europeo di Stabilità.
Referendum: l’intervista di Draghi a El Pais
Alla domanda sui possibili effetti sui mercati del referendum costituzionale italiano e delle elezioni in altri Paesi (come l’Austria, che andrà alle urne sempre il 4 dicembre, o Francia e Germania, in cui il voto è previsto per il 2017), Mario Draghi - intervistato dal quotidiano spagnolo El Pais - ha opposto un deciso “no comment”:
“Non posso commentare eventi politici che non sono accaduti. Quello che sappiamo è che abbiamo un obiettivo, che è la stabilità dei prezzi e abbiamo gli strumenti per realizzarla. Come possiamo contribuire alla fiducia e alla stabilità? Soddisfacendo il nostro mandato”.
Il numero uno della BCE ha definito “robusta”, anche se modesta, la ripresa economica in atto nell’Eurozona, ricordando che l’inflazione è in miglioramento (così come il tasso di occupazione) e il Pil è tornato ai livelli pre-crisi, grazie soprattutto ai prezzi bassi del petrolio e alla politica di espansione monetaria adottata proprio dall’Eurotower.
Draghi: debito pubblico italiano sostenibile
Nel corso di un’audizione davanti alla Commissione Econ dell’Europarlamento, nei giorni scorsi Draghi ha parlato della situazione economica dell’Italia a pochi giorni dal referendum costituzionale.
Il governatore della BCE ha affermato che il debito italiano è sostenibile e che la crescita si sta riprendendo gradualmente. Tuttavia, secondo Draghi
“questo non significa che ci sia spazio per compiacersi (room for complacency, ndr). Il Paese ha uno dei rapporti più elevati tra Pil e debito, quindi è vulnerabile agli choc. E’ importante che l’Italia continui a rispettare i suoi impegni previsti nel patto di stabilità, tra i quali quello di avere un avanzo primario e soprattutto perseverare negli sforzi per le riforme strutturali”.
Per Draghi è necessario
“aumentare la crescita economica in modo durevole, migliorando così in modo duraturo la sostenibilità del debito. Alcuni passi incoraggianti sono stati fatti nella gestione di bilancio e nel settore bancario, ma non c’è alcuno spazio per la compiacenza”.
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