Tra sondaggi non rappresentativi o falsi e altri più veritieri, le inchieste sull’opinione dei greci circolano confusamente: proviamo a vederci più chiaro.
Dato l’avvicinarsi dell’ormai storico referendum che si terrà in Grecia e che chiederà al popolo di questo Paese se intende accettare o meno l’offerta di accordo avanzata dalle «Istituzioni» (l’ex Troika),indetto a seguito del fallimento della mediazione che in proposito era in ballo con il governo greco, era logico aspettarsi che più istituti di ricerca avrebbero cercato di tastare l’umore dell’elettorato ellenico riguardo il modo in cui intendono esprimersi alle urne. I sondaggi circolati sono diversi, ma non tutti sono affidabili. Andiamo a vedere perché (nella consultazione delle cifre a seguire, si tenga conto che lo scarto tra la somma dei voti per il SI e per il NO e il 100% indica la percentuale di indecisi).
I primi sondaggi sembravano molto preoccupanti per il governo Tsipras, in ragione delle sue posizioni: sul giornale Proto Thema, il 29 Giugno, usciva un sondaggio della Alco per il quale il 57% degli intervistati risultava favorevole alla chiusura di un accordo con le Istituzioni e il 29% preferiva la rottura, mentre una ricerca dell’istituto Kapa Research per il quotidiano To Vima indicava un 47% di elettori che avrebbe votato a favore dell’accordo e un 33% in maniera contraria. Questi sondaggi erano stati però condotti prima dell’annuncio dell’indizione del referendum da parte del premier greco Tsipras, avvenuto sabato 28 Giugno: dunque non possono essere considerati davvero attendibili.
Il 1° Luglio usciva un sondaggio sul quotidiano Efimerida ton Syntakton, condotto tra il 28 e il 29 Giugno, e che presentava l’opinione dei greci rilevata in ambedue i giorni: aver compiuto questa distinzione è stato importante, visto che il 29 Giugno è stato annunciato il controllo dei capitali e il blocco delle banche. Infatti, pur mostrando in entrambi i casi una preferenza per il no, il 29 Giugno si è osservato un certo aumento dei sì, circostanza prevedibile visti i disagi che un controllo dei capitali così stringente comporta alla vita quotidiana. Le percentuali sono state queste: il 28 Giugno 57% Si, NO, 30%; il giorno dopo, 46% NO, 37% SI. Lo stesso giorno, un sondaggio della stazione radio Focus dava il NO al 40,2% e il SI al 37,2%.
Il 2 Luglio una nuova inchiesta era stata pubblicata sul quotidiano Ekathimerini, per il quale il SI, con il 47%, era in vantaggio sul NO, al 43%. Tale sondaggio è però stato smentito ufficialmente dall’agenzia GPO, a cui era stato attribuito, che addirittura ha minacciato querela nei confronti del quotidiano.
Oggi 3 Luglio un nuovo sondaggio Alco, questa volta pubblicato sul quotidiano Ethnos, dà il SI vincente con il 44,8%, in leggero vantaggio sul NO al 43,4%; mentre Bloomberg pubblica un sondaggio condotto dall’Università della Macedonia che dà vincente il NO al 43% contro il SI al 42,5%. Dunque, in entrambi i casi un testa a testa.
Appare perciò necessaria una certa attenzione e cautela nell’affermare, in questo momento, quale sarebbe il risultato da attendersi, viste anche le strumentalizzazioni (fino alla falsificazione) a cui ciascun sondaggio dà adito.
Stando a quanto qui esposto, si potrebbe dire che i greci siano più orientati verso il NO, e che tuttavia i disagi comportati dal blocco bancario stanno facendo cambiare idea ad una parte della popolazione. Memori di quanto in Italia i sondaggi abbiano spesso sbagliato clamorosamente previsioni, si prendano anche queste valutazioni con una giusta dose di scetticismo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA