La Brexit colpisce ancora e mette in pericolo il futuro commerciale del Regno Unito. Secondo un recente sondaggio il 74% dei CEO britannici è pronto a lasciare il paese.
La Brexit colpisce ancora? A quanto pare sì. Secondo una recente intervista della KPMG il 74% dei CEO britannici sarebbe pronto a lasciare il Regno Unito dopo la Brexit.
Tre quarti dei dirigenti intervistati relativamente alla Brexit stanno seriamente prendendo in considerazione operazioni di trasferimento all’estero delle loro società in seguito alla decisione del Regno Unito di abbandonare l’Unione Europea. È quanto rilevato da un’intervista pubblicata nella giornata di lunedì. La Brexit, insomma, continua a colpire ed i suoi effetti sono lontani dall’esaurirsi.
Il sondaggio post Brexit ha riguardato 100 dirigenti del Regno Unito, CEO di aziende con un fatturato tra i 100 milioni di sterline e 1 miliardo di sterline ed ha riscontrato che l’86% degli intervistati si ritiene fiducioso circa le prospettive di crescita della propria azienda e il 69% è invece fiducioso circa le prospettive di crescita dell’economia britannica nel corso dei prossimi tre anni.
Oltre alle rosee aspettative di questa parte degli intervistati, il sondaggio sulle prospettive aziendali post Brexit ha però posto l’accento su quella schiera di CEO - esattamente il 76% degli intervistati - che starebbero considerando l’idea di spostare i propri quartier generali al di fuori del Regno Unito. Il motivo? Ancora una volta la Brexit.
Brexit colpisce ancora: via dal Regno Unito i quartier generali
“I CEO stanno reagendo a questo clima di incertezza. Oltre la metà degli intervistati crede che la capacità di fare affari del Regno Unito verrà ridotta una volta che la Brexit diverrà effettiva. Quindi per molti CEO è importante pianificare diversi scenari per prevenire danni futuri”,
ha affermato Simon Collins, presidente della KPMG che ha condotto il sondaggio.
Brexit colpisce le aziende: i timori dei CEO sull’articolo 50
Il voto di giugno che ha sancito la Brexit ha inoltre creato incertezza sul futuro rapporto economico e commerciale che la Gran Bretagna avrà con l’Unione Europea. John Nelson, presidente del Lloyd’s of London, ha affermato che il mercato delle assicurazioni trasferirà alcune delle sue attività fuori dal Regno Unito non appena questo invocherà l’articolo 50 del trattato di Lisbona, ossia il primo vero passo per l’uscita del paese dall’Unione Europea.
Sembra che lo scopo del primo ministro britannico Theresa May sia quello di invocare l’articolo 50 almeno all’inizio del 2017. Da quel momento si aprirà una fase di negoziati sulla Brexit lunga almeno due anni. Insomma il voto di giugno continua a creare incertezza sul futuro economico e commerciale della Gran Bretagna.
Brexit: cosa potrebbe frenare l’esodo dal Regno Unito?
Quando è stato chiesto agli intervistati che cosa potrebbe spingere le aziende a continuare ad investire in Gran Bretagna in seguito al voto sulla Brexit, la maggior parte dei CEO intervistati ha parlato in primo luogo della certezza sui termini commerciali. Più certi saranno i termini commerciali dell’accordo sulla Brexit più le aziende continueranno ad investire nel Regno Unito.
A 3 mesi di distanza la Brexit torna a colpire, soprattutto a causa delle difficoltà che si stanno riscontrando nei negoziati relativi all’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea. A quanto sembra, il pericolo relativo alla permanenza delle aziende sul suolo britannico, c’è ed è più reale che mai.
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