Contro la riforma del processo penale di Bonafede, ai renziani si unisce l’Associazione nazione magistrati. Le toghe unite contro le sanzioni disciplinari.
Nonostante il via libera del Governo, la riforma del processo penale del Ministro Bonafede non piace a molti, in prima linea ai renziani di Italia Viva e agli esponenti della magistratura. Per i primi il tema scottante è lo stop della prescrizione dopo il primo grado, invece le toghe protestano contro l’introduzione di sanzioni disciplinari per chi non rispetta le tempistiche del giusto processo, che il decreto fissa a non più di 4-5 anni. Ma, replica l’Anm, la lentezza dei procedimenti non dipende dalla magistratura bensì dalla macchinosità dell’intero sistema. Quindi la previsione di Bonafede è un segno di sfiducia che lede gravemente la dignità dei togati.
Secondo Forza Italia, Bonafede ha “tutto il mondo della Giustizia contro”. Ma cosa prevede esattamente la riforma del processo penale? Tante le novità che investono il ruolo del pm, le indagini preliminari e i riti speciali. Per contrastare la lentezza dei processi, Bonafede ha dichiarato anche di voler implementare il personale nelle cancellerie.
Riforma del processo penale, cosa prevede il testo
Sulla riforma della processo di Bonafede molti sono i punti «oscuri». Tuttavia il Consiglio dei Ministri ha finalmente fatto un passo decisivo, dando il via libera alla riforma del processo penale. Facciamo il punto delle modifiche più significative.
Per quanto attiene alle indagini preliminari, quelle necessarie a stabilire se i reati contestati esistano o meno, il piano di riforma introduce interessanti novità per rendere il procedimento investigativo più veloce. Innanzitutto, sarà compito del Consiglio Superiore della Magistratura indicare con quali criteri procedere alla scelta dei reati a cui dare la priorità nelle indagini investigative.
Poi, una volta iniziato l’iter di indagine, queste dovranno svolgersi entro il termine massimo di 6 mesi (per reati per cui la legge prevede la pena pecuniaria o la detenzione per non più di 3 anni) oppure di 1 anno e 6 mesi al massimo, per le fattispecie di maggiore gravità. Le indagini preliminari potranno essere prorogate una volta soltanto.
Il Pm incaricato dovrà procede senza ritardo a comunicare all’indagato il deposito delle indagini, ed egli dovrà avere la possibilità di visionare tutta la documentazione. Se il Pm omette questa comunicazione, potrà subire delle sanzioni disciplinari.
All’interno del ddl è stato inserito anche il lodo Conte bis che riguarda la riforma della prescrizione, sulla quale la maggioranza fa fatica a trovare una soluzione di compromesso, a causa della ferma opposizione di Italia Viva. Il lodo Conte bis è una delle possibili proposte modificative della prescrizione voluta da Bonafede; questo prevede che i termini prescrizionali subiscano uno stop solo ed esclusivamente per le sentenza di primo grado di condanna (e non anche per quelle di assoluzione), con la possibilità di recuperare i termini retroattivamente in caso di successiva assoluzione in secondo grado.
Riforma del processo penale: come cambia il giudizio
Oltre alle indagini preliminari, la riforma riguarda anche il processo vero e proprio. Nell’ottica di alleggerire il carico giudiziario si prevede:
- il rafforzamento dell’udienza preliminare;
- l’aumento delle ipotesi di integrazione probatoria nel rito abbreviato;
- l’ampliamento delle ipotesi di ricorso in Appello.
La Riforma interviene anche sui riti speciali, seppur in maniera superficiale, per quali viene accresciuta l’incidenza della prova (di cui si chiede l’integrazione) piuttosto che la funzione di “economia processuale”.
Sul versante del giudizio d’Appello ci sono due novità fondamentali:
- l’inappellabilità per sentenze punite con pena pecuniaria;
- monocraticità in appello per il rito monocratico.
Servirà tutto ciò a garantire la ragionevole durata del processo?
Ulteriori dettagli nella delega al Governo:
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