Nella riforma per diventare insegnanti di Bianchi è previsto un percorso abilitante che potrebbe tuttavia essere a numero chiuso per alcune classi di concorso. Dettagli e prime anticipazioni.
Nella riforma per il reclutamento degli insegnanti della secondaria di primo e secondo grado, medie e superiori quindi, si fa avanti l’ipotesi del numero chiuso per l’accesso al percorso abilitante e che potrebbe riguardare solo alcune classi di concorso.
Il Consiglio dei Ministri ha approvato, nell’ambito del PNRR, la riforma per il percorso che porta a diventare insegnanti e quindi ad accedere al concorso per avere il ruolo vale a dire un contratto a tempo indeterminato nella scuola e uscire dal mondo del precariato.
La nuova riforma prevede corsi abilitanti per il conseguimento di 60 crediti formativi universitari e il relativo esame finale. Al termine del percorso si consegue l’abilitazione e si ha accesso al concorso per il ruolo. Intanto sindacati e partiti criticano fortemente il testo della riforma per il reclutamento del titolare del Miur Patrizio Bianchi. I dettagli.
Riforma reclutamento insegnanti: verso il numero chiuso per alcune classi di concorso
I corsi abilitanti universitari della riforma per il reclutamento degli insegnanti dovrebbero avere cadenza triennale stando al testo in bozza approvato in CdM e atteso in Gazzetta Ufficiale, ma l’accesso per alcune classi di concorso potrebbe essere a numero programmato sebbene nulla sia ancora certo.
Non solo infatti occorre attendere il testo ufficiale, ma il decreto per il reclutamento degli insegnanti deve approdare in parlamento e qui potrebbe subire delle modifiche. I sindacati e i partiti sono pronti infatti a far sentire la loro voce nei prossimi giorni. In particolare alcune forze politiche già si dicono pronte a proporre modifiche in parlamento al testo voluto dal ministro dell’Istruzione Bianchi.
Per diventare insegnanti, prendere l’abilitazione e accedere ai concorsi per il ruolo, oltre alla laurea occorrerà accedere a un percorso di formazione per conseguire ulteriori 60 CFU in discipline antro-psico-pedagogiche e digitali con un periodo di tirocinio da svolgere in parte direttamente nelle scuole e una prova finale. Qui di seguito un articolo completo per approfondire.
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Il corso di formazione abilitante per diventare insegnanti dovrebbe per alcune classi di concorso, quelle magari con minore fabbisogno di docenti come diritto ed economia, avere il numero chiuso. Si legge infatti nel testo in bozza e ancora atteso in Gazzetta Ufficiale:
“Il Ministero dell’istruzione stima e comunica al Ministero dell’università e della ricerca il fabbisogno per il sistema nazionale di istruzione di docenti per tipologia di posto e per classe di concorso nel triennio successivo affinché il sistema di formazione iniziale degli insegnanti generi, in maniera tendenzialmente omogenea tra le varie regioni, un numero di abilitati sufficiente a garantire la selettività delle procedure concorsuali senza che, in generale o su specifiche classi di concorso, si determini una consistenza numerica di abilitati tale che il sistema nazionale di istruzione non sia in grado di assorbirla.”
L’accesso potrebbe quindi essere a numero chiuso garantendo così un minore esubero di abilitati e più insegnanti disponibili per classi di concorso dove sono carenti i docenti come matematica e lettere. Ovviamente questo è un elemento da definire e che solo il testo ufficiale, soprattutto dopo il passaggio in parlamento, potrà confermare.
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Riforma reclutamento insegnanti: è polemica sul testo
E sul testo della riforma per il reclutamento degli insegnanti si scatena la polemica che arriva in primis dai sindacati. Non solo anche le forze parlamentari si dicono pronte a battersi per una modifica del testo Bianchi.
“Si lavora agli emendamenti per correggere il ‘pacchetto’ sul reclutamento dei docenti legato al decreto sul Pnrr, che ha avuto il via libera del Consiglio dei ministri”, ha dichiarato il senatore Mario Pittoni, responsabile del Dipartimento Istruzione della Lega e vicepresidente della commissione Cultura al Senato.
A questa voce si aggiunge anche quella della capogruppo di LeU al Senato Loredana De Petris:
“Il decreto approvato dal governo sulla riforma per abilitazione e assunzioni docenti, incentivi di stipendio legati alla formazione presenta numerose criticità e va assolutamente corretto”.
Si unisce al coro dei dissidenti anche il PD con le parole di Manuela Ghizzoni, responsabile scuola del partito:
“Il Partito Democratico agirà perché il provvedimento sulla formazione degli insegnanti, previsto dal PNRR, sia realmente all’altezza delle esigenze di miglioramento qualitativo della scuola italiana attraverso la formazione degli insegnanti e la valorizzazione delle professionalità dei docenti. Si tratta di una riforma attesa da quando il ministro leghista Bussetti cancellò con un tratto di penna il percorso di formazione introdotto nel 2017, che per l’esigenza di rispettare la tabella di marcia prevista dal PNRR non è stata preceduta da una adeguata condivisione con le forze di maggioranza”.
Non manca tuttavia il supporto dei partiti alla riforma Bianchi e che arriva da Italia Viva e Forza Italia. Una situazione questa sicuramente complessa e che farà discutere. Nelle prossime settimane, con il passaggio del testo in parlamento, potrebbero esserci delle sorprese.
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