Intervista a Marco Rizzo, segretario generale del Partito Comunista: “La politica non conta più nulla, decidono tutto altri poteri come quello economico, noi stiamo raccogliendo le firme per esserci in Emilia Romagna e Calabria”.
“In Italia le fondamenta sono in mano alla finanza e all’economia, poi c’è l’arredamento che sono i politici… se a Bruxelles decidono che il governo può cadere allora cadrà perché la politica non conta più nulla, decidono tutto altri poteri”.
Parola di Marco Rizzo, segretario generale del Partito Comunista e protagonista del nuovo format di MoneyTv L’altro punto di vista in onda sul canale YouTube di Money.it ogni mercoledì alle ore 12.00, che abbiamo intervistato in un momento molto delicato con la maggioranza giallorossa sempre più tumultuosa tra una legge di Bilancio da dover approvare nelle prossime settimane e le elezioni regionali da non dover perdere a gennaio per non rischiare di andare a casa.
Anche il Partito Comunista vuole essere della partita in Emilia Romagna e Calabria con la raccolta firme che è in atto, ma come al solito quella della falce e martello sarà una corsa in solitario visto che “noi siamo comunisti e dell’arcipelago del PD non ci frega niente”.
Intervista a Marco Rizzo, segretario generale del Partito Comunista
Segretario questo governo nonostante sia nato da pochi mesi sembrerebbe essere già arrivato al capolinea. C’è il rischio che il Conte bis possa cadere a breve?
Ormai da tempo è cambiato tutto, la politica non conta più nulla perché decidono tutto altri poteri principalmente quelli economici. In passato mai avremmo pensato che lo spread potesse far cadere un governo come avvenuto con Berlusconi, ora l’economia ha il controllo totale con le varie figure che si sovrappongono vedi Draghi possibile Presidente della Repubblica. Le dinamiche di governo dipendono più dall’esterno che dall’interno e l’indagine Open ci fa capire quanto sia debole questa politica. I partiti di governo più stanno peggio e più hanno paura del voto, qualcuno dovrebbe spegnere la luce ma se Renzi lo fa va a casa.
C’è poi anche la questione del taglio dei parlamentari e della nuova legge elettorale che si intreccia con la possibilità di andare al voto in anticipo.
Il Movimento 5 Stelle ora ha il 35% dei parlamentari e non li avrà mai più, se vanno al voto rischiano di non arrivare alla doppia cifra e questi in una situazione del genere ti votano ogni cosa. Il PD ha tutti i parlamentari renziani che non verranno ricandidati e Zingaretti è un leader debolissimo e questa debolezza è la forza del governo. Alla fine se a Bruxelles decideranno di far cadere il governo allora lo faranno cadere, le fondamenta sono in mano alla finanza e all’economia poi c’è l’arredamento che sono i politici.
A gennaio ci sarà la delicatissima partita delle elezioni regionali, il Partito Comunista ci sarà?
Stiamo raccogliendo le firme ma il meccanismo è atroce. Abbiamo tempo fino al 24 dicembre per mettere insieme 5.000 firme ma abbiamo già pronti i nostri candidati. In Emilia Romagna la candidata è la lavoratrice Laura Bergamini, mentre in Calabria abbiamo Ciccio Talia. Questa raccolta firme comunque ci permette di costruire il partito visto che in Umbria prima del voto avevamo tre sezioni mentre ora sono diventate già nove. I 5 Stelle alle politiche hanno preso 11 milioni di voti che ora non ci sono più, l’elettorato è fluido ma in TV il potere costituito non ha molta voglia di far parlare i comunisti. I vari Formigli, Floris o Berlinguer non mi hanno mai inviato, per la televisione noi non esistiamo e il leader delle sardine è andato più in TV lui che io in tutta la mia vita.
In Emilia Romagna con il vostro sarebbero tre i candidati della sinistra alternativa al PD. Non c’era modo di costruire un dialogo?
Noi siamo comunisti e del resto non ci frega niente. C’è l’arcipelago del PD e poi ci sono i comunisti. Chi non vuole mettere il simbolo davanti per avere possibilità di essere eletto a noi non interessa perché Marco Rizzo davanti a lui metterà sempre la falce e martello.
In Sud America invece cosa sta succedendo?
C’è una chiara volontà di controllo da parte dell’imperialismo. Se si sovrappone alla mappa delle risorse strategiche che sono gas, petrolio, carbone e acqua, quella delle guerre e delle situazioni calde si potrà vedere che in sostanza coincidono. Anche qui è l’economia che detta la linea, nessuno esporta la democrazia sono tutte balle con gli Stati Uniti che per risolvere la propria crisi che vogliono mettere le mani su nuove risorse.
© RIPRODUZIONE RISERVATA