Roberto Jonghi Lavarini è la figura al centro della nuova inchiesta di Fanpage. Esponente della destra estrema, già condannato per apologia al fascismo.
La vigilia delle elezioni amministrative 2021 è scossa dall’inchiesta di Fanpage, riguardante la presunta alleanza elettorale tra Roberto Jonghi Lavarini, conosciuto ai più come il Barone nero, e l’eurodeputato di Fratelli d’Italia, Carlo Fidanza, capodelegazione del partito di Giorgia Meloni in Europa.
Un’inchiesta che vede tra i protagonisti Carlo Fidanza, il quale si è auto sospeso dall’incarico di eurodeputato: nel dettaglio, tutto è nato dal lavoro svolto da un giornalista di Fanpage, il quale per tre anni si è finto un uomo d’affari e con la promessa di finanziare le campagne elettorali del centrodestra è riuscito ad infiltrarsi in un gruppo di nostalgici del fascismo, a stretto contatto con esponenti di partiti di destra. E tra questi c’era appunto anche Roberto Jonghi Lavarini, molto vicino alla figura di Carlo Fidanza.
E proprio Roberto Jonghi Lavarini in queste ore è intervenuto sui social rispondendo a una frase di Giorgia Meloni, che in risposta all’inchiesta ha dichiarato:
Ma come si fa a frequentare certa gente per 30-40 voti in più?
Nel dettaglio, questo ha postato due foto, una che lo vede in compagnia della Meloni e l’altra con Salvini. E in allegato la descrizione: “Ora nessuno faccia finta di non conoscermi”. Una risposta a quanto sta succedendo nelle ultime ore, visto che dopo l’inchiesta di Fanpage gran parte del centrodestra sta prendendo le distanze da Roberto Jonghi Lavarini.
Chi è Roberto Jonghi Lavarini
Va detto che le foto in questione potrebbero essere state scattate in qualsiasi circostanza. Il solo fatto di avere delle foto in compagnia con Salvini e la Meloni, infatti, non significa automaticamente che questi lo conoscano.
Va detto comunque che questo negli ambienti milanesi risulta essere abbastanza conosciuto. D’altronde, Roberto Jonghi Lavarini, novarese di 49 anni, è stato consigliere di zona per ben tre legislature, nonché presidente del Municipio 3 di Porta Venezia (dove, si racconta, circa una ventina di anni fa espose una foto di Benito Mussolini).
Laureato in Scienze politiche, questo vanta diverse esperienze lavorative: esperto in compravendite immobiliari e ristrutturazioni edili per l’azienda di famiglia, ad esempio. La storia è però la sua vera passione, specialmente di quella della destra identitaria. E non a caso si fa chiamare Barone nero.
Tant’è che questo ha sulla fedina penale una condanna a due anni per apologia al fascismo. E anche all’interno della destra lombarda non sembra essere ben visto: come spiega il Corriere della Sera, si parla di lui come una “figura particolare”, tant’è che chiunque avesse delle importanti aspirazioni politiche ha preferito prendere le distanze dalla sua persona per non rischiare di compromettersi.
Ed è proprio per questo motivo che stupisce il fatto che invece un dirigente di partito, abbia deciso di contattarlo. Eppure questo sembra essere il quadro emerso dall’inchiesta di Fanpage, con Carlo Fidanza che sembra proprio rivolgersi a Roberto Jonghi Lavarini per il sostegno - anche economico - della candidata per il consiglio comunale Chiara Valcepina.
La risposta di Roberto Jonghi Lavarini alle “illazioni” della Meloni
Non sembra aver preso bene il commento dato da Giorgia Meloni sulla vicenda. Roberto Jonghi Lavarini sembra infatti offeso nell’animo quando legge che il suo appoggio avrebbe garantito solamente “dai 40 ai 50 voti in più”.
Lavarini risponde con un post su Instagram senza nascondere la sua appartenenza, o meglio “fede”, politica: parla di “comunità di veri patrioti [...] che ha l’onere e l’onore di rappresentare”. Una destra radicale che tuttavia garantisce molti più voti rispetto a quanto affermato dalla Meloni, almeno secondo quanto dichiarato da Lavarini che parla di un 5% che “fa gola a tutti”, tanto da essere “indispensabile per vincere qualunque sfida bipolare, nei comuni e nelle regioni, come alle elezioni politiche”.
E rispetto all’inchiesta di Fanpage, questo risponde:
Ho dato pieno mandato ai miei legali a tutela della mia onorabilità e dei miei interessi. Stiamo raccogliendo il lungo elenco di chi sarà denunciato, penalmente e civilmente, per diffamazione aggravata a mezzo stampa e minacce sui social. I soldi raccolti come rimborso danni saranno interamente dati in beneficenza. Già oggi sono partite le prime denunce alla Polizia Postale e ai Carabinieri.
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