Intervista a Flavio Ronzi segretario generale della Croce Rossa Italiana: “Coronavirus ha preso un po’ tutti alla sprovvista, adesso fondamentale è garantire fondi per chi non riesce a incassare e non dimenticare gli ultimi”.
“Questo è il momento del massimo rigore e della prudenza, non bisogna fare i furbi ma seguire tutte le indicazioni date dalle Autorità senza dimenticare la parte più fragile della popolazione come i disabili”.
Ha voluto lanciare una sorta di appello ai cittadini Flavio Ronzi, segretario generale della Croce Rossa Italiana che abbiamo intervistato alla luce dell’aggravarsi dell’emergenza coronavirus nel nostro Paese.
L’ultimo bollettino della Protezione Civile relativo al tardo pomeriggio del 10 marzo parla infatti di 10.149 casi totali di coronavirus in Italia, con 1.004 persone che sono guarite mentre i decessi sono 631. Numeri questi che rendono al momento il nostro Paese il secondo al mondo per numero di contagi dopo la Cina.
L’epidemia di Coronavirus sembra aver preso l’Italia alla sprovvista. Realtà come la Croce Rossa Italiana si preparano in periodi normali a eventi come questo?
ll virus ha preso tutti alla sprovvista. Noi abbiamo già da tempo tutti i sistemi per fronteggiare epidemie, come quando si trattava di fare i conti con l’Ebola e con la Sars, ma ogni epidemia modifica la modalità di risposta. Noi abbiamo già un’organizzazione visto che la Croce Rossa anche prima dell’emergenza è presente negli aeroporti e nei porti, siamo preparati anche a contagi più gravi. Le dotazioni tecniche ci sono, qui però il problema è il decorso dei pazienti con il rischio che possano mancare i posti letto per la terapia intensiva.
Nello scenario attuale ci sono molti attori in gioco: esistono procedure predefinite di coordinamento per scenari di epidemia?
Il sistema è sempre lo stesso, con il Comitato Operativo che non è stato creato ad hoc per questa emergenza coronavirus. Si riunisce sempre con tutti i vertici e di volta in volta vengono invitati al tavolo anche le Istituzioni direttamente coinvolte, in questo caso l’Istituto Superiore della Sanità e il Ministero della Salute.
Come si sta comportando il Paese alle prese con l’emergenza?
C’è stato un problema di tempi. Inizialmente si pensava che fosse un problema regionalizzato, relativo solo alla Lombardia e non all’Italia intera. Il Paese sembra che abbia preso coscienza della portata dell’emergenza solo da venerdì. Prima infatti si ragionava solo sulla mortalità, con il trentenne che magari pensava che non fosse in pericolo di vita essendo solo una influenza senza considerare però che così poteva contagiare parenti e conoscenti.
Avere più risorse stanziate in vista di situazioni come quella attuale, sperando che non si avverino mai, sarebbe da vedere come un inutile spreco o un investimento?
Non è mai uno spreco, il fatto è che non è mai semplice capire dove destinare le risorse. Adesso per esempio si parla molto del problema della mancanza di mascherine, ma è un problema di produzione perché la richiesta è talmente elevata che non si riesce a soddisfare la domanda. Alla fine ogni emergenza ci insegna qualcosa e anche dagli errori si può capire dove destinare le risorse. Come Croce Rossa comunque ci preoccupa anche l’impatto che questa emergenza sta avendo sui lavoratori che vivono alla giornata, come per esempio i baristi, che se non hanno l’incasso giornaliero vanno in difficoltà rischiando anche di non poter fare la spesa. Per loro andrebbero creati dei fondi mirati.
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