La fondatrice della società USA Theranos è stata giudicata colpevole di frode ai danni degli investitori. L’imprenditrice era considerata l’erede di Steve Jobs.
Il 3 gennaio 2022 un tribunale californiano ha emesso un giudizio di colpevolezza contro Elizabeth Holmes, fondatrice ed ex amministratrice delegata della società health tech Theranos, che per molti anni è stata una delle aziende unicorno più promettenti della Silicon Valley, tanto da essere indicata come la nuova Apple.
Elizabeth Holmes è stata riconosciuta colpevole di 4 capi d’accusa su 11, il più grave dei quali: frode ai danni degli investitori che hanno finanziato la sua azienda tra il 2010 e il 2015. Ora i legali dell’ex CEO di Theranos potrebbero presentare ricorso in appello contro la sentenza, ma la condanna in primo grado avrà certamente ripercussioni sulla credibilità della società agli occhi delle principali istituzioni finanziarie americane.
Successo e caduta della «Steve Jobs» al femminile
Nata a Washington D.C. nel 1984, Elizabeth Holmes ha conseguito una laurea in ingegneria chimica alla Stanford University. Nel 2003 ebbe l’opportunità di condurre studi sui coronavirus presso il Genome Institute di Singapore, nel pieno dell’epidemia di SARS del biennio 2002-2004. Non ancora ventenne, Holmes fondò la start up RealTime Cures - rinominata in seguito Theranos - con un obiettivo chiaro quanto ambizioso: sviluppare nuove tecnologie per i test diagnostici e per il monitoraggio di malattie come il diabete mellito o l’ipercolesterolemia.
Nei primi sei anni di attività la start up riuscì a raccogliere oltre $90 milioni di finanziamenti, ma l’annus mirabilis di Elizabeth Holmes fu il 2013: in questa data fu ufficializzata la partnership con la catena di farmacie Walgreens per il commercio dei test diagnostici di Theranos, eseguibili a buon mercato in pochi minuti e in maniera non invasiva. L’imprenditrice iniziò a essere considerata l’erede di Steve Jobs, e nel 2014 il suo volto finì sulla copertina delle popolare rivista «Forbes».
Un anno dopo però ebbe inizio la prima indagine su Theranos da parte delle autorità americane, che portò a scoprire una serie di omissioni da parte dell’azienda riguardo le modalità con le quali si eseguivano i test, che peraltro venivano svolti con l’ausilio di tecnologie tradizionali in possesso di terze parti. Molte delle informazioni fornite da Elizabeth Holmes al fine di attirare gli investitori erano errate o incomplete, incluse quelle riguardanti le partnership con istituzioni e società Big Tech.
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Il verdetto del processo contro Elizabeth Holmes
Come anticipato, l’ex amministratrice delegata di Theranos è stata giudicata colpevole per il reato di frode ai danni dei finanziatori, ma è stata assolta dall’accusa di aver truffato i pazienti che si erano sottoposti agli esami diagnostici. La giuria ha creduto alla tesi avanzata dagli avvocati di Holmes, secondo la quale la fondatrice sarebbe stata all’oscuro della reale efficacia dei test eseguiti.
La giuria non è riuscita a raggiungere un verdetto unanime su ulteriori 6 capi d’accusa, per i quali Holmes è stata scagionata. Secondo quanto sottolineato dagli esperti, Elizabeth Homes rischia ora fino a 80 anni di carcere per i reati che le sono stati riconosciuti, anche se con molta probabilità il giudice opterà per una pena ridotta.
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