Scuola, insegnanti: per la Cassazione insultare uno studente non è più reato

Federica Ponza

20 Marzo 2017 - 15:13

Una recente sentenza della Cassazione ha stabilito che gli insegnanti che insultano gli studenti non sono più punibili dal punto di vista penale. Vediamo la vicenda.

Scuola, insegnanti: per la Cassazione insultare uno studente non è più reato

Secondo l’ultima sentenza della Cassazione insultare uno studente con parole come “deficiente” o “stupido” non è più un reato penale.
La notizia, infatti, è quella di una maestra che aveva usato queste parole nei confronti di un suo alunno e che di questo aveva dovuto dar conto in tribunale.

La denuncia era arrivata da parte dei genitori dello studente di scuola elementare che si è sentito apostrofare in questo modo dalla sua maestra, la quale per questo motivo era stata condannata in primo e secondo grado.

Secondo la sentenza della Cassazione, però, l’insegnante non deve più rispondere del suo atto dal punto di vista penale, soprattutto perché il reato di ingiuria è stato recentemente depenalizzato.

La decisione presa dalla Cassazione crea un precedente importante, che costituisce la base con cui verranno giudicati di qui in poi questi casi. Vediamo cosa è accaduto e il perché della sentenza.

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Scuola, insegnanti: la sentenza della Cassazione

La docente, dunque, non avrà alcun tipo di conseguenza per i suoi comportamenti nei confronti del suo studente, nonostante l’offesa all’onore e al decoro del bambino fosse stata riconosciuta dai tribunali di primo e secondo grado.

La sentenza n. 12768/2017 della Cassazione, però, ha annullato senza rinvio le sentenze precedenti perché il fatto non costituisce più reato.

Il legale aveva argomentato la difesa affermando che le sentenze precedenti non tenevano conto delle provocazioni perenni a cui la docente era sottoposta a causa della mancanza di disciplina dello studente e di tutta la classe.

Non è stata la tesi portata avanti dal legale a spingere la Cassazione a decidere che la docente non debba rispondere delle sue azioni dal punto di vista penale, ma il fatto che l’ingiuria è stata recentemente depenalizzata e non costituisce più reato.

La sentenza, inoltre, non solo decreta l’impunità della donna dal punto di vista penale, ma implicitamente cancella anche le pendenze civili.

Questo perché la legge stabilisce che quando un giudice dichiara che un reato non è più tale, deve revocare anche i capi della sentenza che riguardano l’aspetto civile dell’atto compiuto.

Ciò comporta che, come in questo caso, la donna non dovrà rispondere su nessuno dei due fronti e che i genitori dello studente dovranno ripartire da capo nella loro azione legale nei confronti dell’insegnante qualora vogliano ottenere il risarcimento dell’eventuale danno subito da loro figlio.

Scuola, insegnanti: la sentenza della Cassazione è giusta?

Per quanto la decisione della Cassazione sia coerente con la legge in materia, viene spontaneo chiedersi se sia giusto o meno che una maestra si rivolga ai propri alunni nei termini suddetti.

Nonostante la maleducazione di alcuni alunni, infatti, nessuna insegnante dovrebbe mai spingersi oltre i limiti della propria figura, soprattutto quando si parla di bambini delle scuole elementari.

I provvedimenti per un comportamento scorretto devono senza dubbio essere presi, ma nei modi adeguati ad un’istituzione scolastica.

Il docente, infatti, non dovrebbe mai dimenticare il proprio ruolo di educatore che forse non è bene espletare nei termini e nei modi utilizzati nella vicenda in questione.

Nonostante ciò, però, una riflessione è d’obbligo anche sulle figure genitoriali di oggi che troppo spesso falliscono nell’impartire l’educazione necessaria ai propri figli, facendo sì che a pagarne le conseguenze siano i docenti e la scuola.

Per quanto riguarda l’insegnante, viene spontaneo chiedersi se il suo comportamento non andrebbe comunque punito in sedi diverse dal tribunale, come l’istituto scolastico di cui fa parte o il sistema scuola nel suo complesso.

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