La biografia, lo stipendio e i guadagni di Simone Pillon, il senatore della Lega da tempo al centro di numerose polemiche per la sua riforma dell’affido condiviso e per la dura presa di posizione contro il ddl Zan.
Tra i volti nuovi in Parlamento di questa XVIII° Legislatura, chi senza dubbio fin da subito è salito alla ribalta mediatica è Simone Pillon, senatore della Lega che è finito al centro di numerose polemiche.
Se durante il primo governo Conte le critiche erano rivolte tutte al suo ddl sulla riforma dell’affido condiviso, dopo la crisi del Papeete nell’occhio del ciclone sono finite diverse sue prese di posizione sul tema della famiglia e dell’omosessualità.
Ad aprile 2019, Pillon era stato condannato a Perugia per diffamazione nei confronti di un circolo LGBT. La sentenza di primo grado aveva così disposto un risarcimento di 30.000 euro per delle frasi pronunciate nel 2014, quando ancora non era senatore, durante alcune conferenza. Nel febbraio 2021 la Corte di Appello lo ha invece assolto in quanto “il fatto non costituisce reato”.
Di recente il senatore è tornato sulle barricate per opporsi al ddl Zan: “Se uno è talmente criminale da aggredire qualcuno ci sono già leggi che lo mandano in galera. I maschi sono maschi e le femmine sono femmine, non è che uno si auto percepisce”.
Nel marasma di queste infinite polemiche, cerchiamo allora di scoprire chi è Simone Pillon dando uno sguardo alla biografia, al suo stipendio da parlamentare e a quanto ammontano i suoi guadagni.
La biografia di Simone Pillon
Nato a Brescia il 1° giugno del 1971, Simone Pillon è sposato con due figli. Dopo il diploma di maturità classica conseguito nel liceo della sua città, si è laureato con il massimo dei voti in Giurisprudenza presso l’Università di Parma.
Svolto il servizio militare nel 1997, nel 2000 ottiene l’abilitazione allo svolgimento della professione di avvocato insegnando anche Diritto ed Economia al liceo. Nel 2013 poi consegue un master breve in mediazione familiare.
Specializzato nel Diritto Penale e nel Diritto di Famiglia, quando alle elezioni politiche del marzo 2018 viene eletto senatore tra le fila della Lega di lui si sapeva già come fosse un fervente cattolico e membro del Cammino neocatecuminale.
In passato è stato anche tra gli organizzatori di tre edizioni del Family Day e, fino al 2016, membro della Commissione adozioni internazionali presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Appena approdato in Parlamento, ha subito presentato un ddl sulla riforma dell’affido condiviso, archiviato poi con la caduta del Governo gialloverde, che per prima cosa riconosce proprio la figura del mediatore familiare, che diventerebbe un passaggio obbligatorio (non gratuito tranne il primo incontro) nelle controversie dove sono coinvolti dei figli minorenni per cercare di evitare che si arrivi in Tribunale.
Altri punti sono il principio che in caso di separazione un figlio passi il tempo in ugual misura con la madre e con il padre (almeno 12 notti a genitore a meno di elementi pregiudiziali), che l’assegno di sostentamento non sia più una cifra automatica e la suddivisione in proporzione tra i genitori delle spese per l’educazione dei figli (ognuno provvede al mantenimento nel periodo che è con il figlio).
In sostanza l’obiettivo del ddl pensato da Simone Pillon era quello di arrivare alla “bigenitorialità perfetta”, con il testo che ha suscitato diverse polemiche in quanto accusato di andare a sfavore delle donne soprattutto sotto il punto di vista economico.
Quanto guadagna
Simone Pillon oltre che senatore è un avvocato (ha un suo studio legale a Perugia) e un mediatore familiare. Aspetto questo che ha fatto parlare di un possibile conflitto d’interessi visto che, nel ddl che aveva presentato, si andava a introdurre l’obbligatorietà (a pagamento) del ricorso a questa figura professionale nelle separazioni dove ci sono figli minorenni.
Nella dichiarazione dei redditi presentata nel 2018, relativa quindi al periodo d’imposta 2017 quando ancora non era un parlamentare, Pillon ha denunciato un reddito imponibile pari a 40.155 euro oltre a un immobile e due terreni di proprietà.
Adesso che è stato eletto senatore, potrà contare anche su uno stipendio mensile pari a 14.634,89 euro. Nel dettaglio, ha diritto a un’indennità mensile lorda di 11.555 euro, al netto la cifra è di 5.304,89 euro, più una diaria di 3.500 euro a cui si aggiungono un rimborso per le spese di mandato pari a 4.180 euro e 1.650 euro al mese come rimborsi forfettari tra telefoni e trasporti.
L’ultima dichiarazione dei redditi presentata, quella del 2020 relativa al 2019 come periodo d’imposta, riporta un reddito complessivo di 251.812 euro, per un forte aumento rispetto a quando ancora non era senatore.
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