Sindaci catalani volano a Bruxelles

Felice Di Maro

8 Novembre 2017 - 17:31

Hanno denunciato la repressione messa in atto dal governo spagnolo e chiedono la liberazione di tutti i prigionieri politici. Sciopero generale in Catalogna.

Sindaci catalani volano a Bruxelles

A Bruxelles e davanti alla Commissione europea hanno manifestato con un grande cartello con la scritta “Freedom political prisoners200 sindaci, in rappresentanza dell’80% dei comuni catalani che sono a favore dell’indipendenza della Catalogna e che sostengono il governo destituito da Rajoy che era guidato da Carles Puigdemont.

Hanno cantato il loro inno “Els segadors” ed hanno chiesto alle istituzioni europee di intervenire sulla repressione giudiziaria del governo spagnolo denunciando l’assenza di libertà e l’annullamento del governo della Generalitat della Catalogna.

L’iniziativa è stata organizzata dall’Associazione dei Municipi Indipendentisti (Ami). I sindaci sono arrivati con un pullman al centro del quartiere delle istituzioni europee per fermarsi nello slargo tra il Palazzo Berlaymont, sede della Commissione, e quello Justus Lipsius, sede del Consiglio europeo. A favore hanno avuto l’attenzione delle telecamere, soprattutto media spagnoli ma anche molti internazionali. Non sono mancate provocazioni, provenienti da una contromanifestazione di unionisti immediatamente bloccata dalla polizia belga.

Marta Madrenas, prima cittadina di Girona la città di Puigdemont, ha gridato:

Non ci fidiamo più del governo spagnolo, per favore, aiutateci!

Importante anche la dichiarazione di Neus Lloveras, presidente dell’Ami, l’Associazione dei Comuni per l’Indipendenza, e sindaco di Vilanova i la Geltrú:

Vogliamo che l’Europa ci ascolti e prenda coscienza di quello che sta succedendo, per questo siamo venuti nel cuore dell’Europa.

Josep Maria Terricabras, eurodeputato del gruppo dei Verdi del Parlamento europeo, ha fatto una dichiarazione sul ruolo dell’Unione europea:

In Catalogna abbiamo 948 comuni e oltre 700 appartengono al’Ami. Le popolazioni che rappresentano sono per l’indipendenza. Manifestiamo qui per dimostrare che siamo a favore dell’Europa anche se l’Europa non è a nostro favore e questo è sorprendente, è incredibile. E’ a favore delle banche, del denaro ma non dei cittadini. Questa non era l’idea iniziale dell’Europa, speriamo che cambi.

Puigdemont ha partecipato alla riunione con i 200 sindaci indipendentisti catalani che è stata organizzata al centro culturale Bozar di Bruxelles ed è stato accolto da un’ovazione e dal grido: «Presidente! Presidente!».
Intervenendo, ha accusato l’Ue di essere «indolente con la Spagna» e di voler «violare norme democratiche per evitare l’indipendenza». Ha criticato il silenzio dell’Unione europea sulle violazioni dei diritti fondamentali in Catalogna affermando che c’è «una disconnessione fra gli interessi dei cittadini e le elite europee». Sulla Spagna ha parlato di fascismo dichiarando:

La Spagna è uno Stato che fa paura. Ha fatto un colpo di Stato contro un governo legittimo. I nostri colleghi in carcere sono stati maltrattati: la Spagna dovrà risponderne. Vogliamo costruire un nuovo paese dove non dobbiamo avere paura di parlare. Non rinunceremo mai a questo ideale che è l’unico modo con il quale una nazione come la Catalogna può essere attiva e avere un futuro. Invito le istituzioni europee a rispettare il risultato che uscirà dalle urne il 21 dicembre. Juncker, Tajani, è questa l’Europa che volete? Continuerete ad aiutare Rajoy in questo colpo di Stato?

Presenti in prima fila al centro culturale Bozar, oltre ai quattro ministri che sono a Bruxelles, anche diversi membri del partito nazionalista fiammingo N-Va, che Puigdemont ha ringraziato pubblicamente per il sostegno. Alla fine del suo discorso, punteggiato da applausi e acclamazioni tutta la sala si è alzata in piedi per cantare a squarciagola l’ormai noto inno catalano.

Sciopero generale in Catalogna

In Catalogna mercoledì è stata giornata di sciopero generale, iniziata con un blocco autostradale e con una mobilitazione degli indipendentisti catalani che dalle prime ore dell’alba hanno occupato l’autostrada all’altezza di Borrassa vicino a Girona.

I sindacati regionali hanno indetto una giornata di sciopero contro il governo di Rajoy che ha destituito il governo della Catalogna arrestando 8 ministri e gli ormai famosi «2 Jordi»: i dirigenti delle associazioni indipendentiste Omnium cultural e Anc.

A quanto pare i sindacati sono divisi sulle forme della protesta: quelli principali, Ccoo e Ugt, non hanno aderito allo sciopero generale e hanno aderito invece a una manifestazione in programma alle 18 e ad una protesta simbolica, alle 12, davanti a tutti i luoghi di lavoro. La Confindustria aveva fatto ricorso per far dichiarare lo sciopero fuorilegge ma è stato respinto martedì sera dai giudici. Importante il sostegno di alcuni sindacati minori particolarmente radicati tra gli insegnanti che ha investito anche le scuole.

Oltre al traffico stradale di Borrassa, anche quello ferroviario è stato interrotto in diversi punti della Catalogna. Anche le autostrade Ap7 e A2 sono state tra le prime vie in cui il traffico è stato interrotto poco dopo le 6 del mattino. Sono state date notizie che 30 strade e autostrade sono state bloccate. Il traffico ferroviario regionale e ad alta velocità è stato anche interrotto.

Gli ostacoli dell’UE

Il premier belga Charles Michel è stato all’attenzione di vari telegiornali e in alcuni anche in contemporanea con brevi immagini di Juncker - Presidente della Commissione Ue - che come al solito ripete velocemente come un “mordi e fuggi” la stessa dichiarazione del «...Madrid sta in regola», ma si incomincia a cogliere che la proclamazione della Repubblica catalana di venerdì 27 ottobre (ore 15,28) non solo ha dato fastidio all’Ue ma si sta mettendo in campo anche una strategia per delegittimarla a tutti i livelli. Al riguardo il premier belga Charles Michel ha dichiarato:

Niente privilegi a Puigdemont! Puigdemont è un cittadino europeo che deve rispondere delle proprie azioni, con i suoi diritti e doveri senza privilegi. C’è una crisi politica in Spagna, non in Belgio! Per la domanda d’asilo di Puigdemont dichiaro che ogni cittadino ha il diritto di farla ma non è un affare che riguarda il governo.

Il premier belga Charles Michel ha fatto questa dichiarazione riferendo in parlamento sulla situazione catalana e sui riflessi sul Belgio, come cittadino europeo penso che ha volutamente ignorato i temi del diritto internazionale per i detenuti e che l’Ue sta coprendo un golpe sulla Catalogna che per le sue dichiarazioni è chiaro che è complice.

Perché?
Il premier del Belgio poteva avviare almeno una indagine su come vengono trattati i 10 prigionieri politici in Spagna ma chiaramente sta alle dipendenze di Juncker e chiaramente deve obbedire.

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