Torna l’incubo spread per l’Italia: il differenziale di rendimento tra i bond decennali tedesco e italiano si sta rialzando. Perché e quali segnali lancia alla ripresa della nostra nazione?
C’è di nuovo l’allarme spread in Italia? Sebbene non ci siano più i toni catastrofici sulle prospettive di crescita nazionali, è evidente che l’aumento dei differenziali intimorisce investitori e politici.
Perché sta crescendo, nuovamente, il rapporto Bund/Btp decennali? La garanzia Draghi, a quanto sembra, non basta ai mercati e tutta l’attenzione è rivolta a Francoforte.
Il fine settimana è stato intenso sul fronte BCE: tra le conseguenze, il balzo dello spread. Cosa significa per l’Italia?
Lo spread sale: cosa rischia l’Italia?
Alle ore 11.50 di lunedì 7 febbraio, i segnali dallo spread non sono incoraggianti: il suo valore è salito a 163, con un +8,81%.
Il rendimento del Btp decennale nazionale schizza all’1,86% con un +6,63%.
Il fine settimana è stato molto caldo sul fronte di dichiarazioni e aspettative sulla politica BCE. Dopo che giovedì 3 febbraio Lagarde non ha espressamente escluso interventi sui tassi nel 2022, dichiarando che l’inflazione preoccupa, toni più aggressivi sono giunti domenica.
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Il presidente della banca centrale olandese e membro del consiglio direttivo Klaas Knot ha ipotizzato un rialzo già nel quarto trimestre 2022.
Tanto è bastato a prezzare una BCE falco sulla scia di quanto comunicato dalla Fed. I titoli di Stato dei Paesi considerati più a rischio in UE, come Italia e Grecia per via del loro debito, sono balzati in termini di rendimento nominale.
Con un inasprimento più rapido della politica monetaria della banca centrale, alcuni Paesi temono di vedersi negato un supporto finora dimostratosi fondamentale. Come in Italia, il cui peso del debito resta una preoccupazione in più con tassi che diventano alti e acquisti di asset da Francoforte diminuiti fino a concludersi.
Per l’Italia, il segnale di uno spread ai massimi dall’estate 2020 non è rincuorante considerando che, dopo la rielezione di Mattarella al Quirinale, le fibrillazioni partitiche sono aumentate. Il rischio, ora, è di un Governo Draghi più debole.
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