Lavorare mentre si studia non è semplice; comporta alcuni sacrifici ma anche diversi benefici in vista del proprio percorso professionale. Ecco quali.
Durante il proprio percorso di formazione universitaria alcuni studenti scelgono di portare contemporaneamente avanti la propria carriera professionale avviando così il percorso di inserimento nel mondo del lavoro.
Questa condizione in Italia viene individuata a seconda del monte ore del proprio impiego con lo status di studente lavoratore ma, a livello statistico, la media nel nostro paese è in controtendenza rispetto ai numeri degli altri Paesi europei. Le stime vedrebbero solo l’11% di studenti lavoratori mentre il 13% si definisce come lavoratore occasionale. La media europea invece è rispettivamente del 35% e del 16%.
La motivazione di questi valori potrebbe essere ricercata nella difficoltà di portare avanti due percorsi paralleli avendo energie e tempo da dedicare entrambi.
Non è infatti una questione meramente economica legata all’esigenza di guadagnare del denaro per pagarsi gli studi o per non pesare sul bilancio familiare, lavorare mentre si studia infatti è una fonte di crescita personale che consente allo studente o alla studentessa di comprendere anche a livello pratico come si traducono le competenze accademiche che sta apprendendo.
Per comprendere quindi qual è lo scenario che può prospettarsi davanti a un giovane interessato ad attivarsi in questo senso, confrontiamo vantaggi e svantaggi dei possibili ruoli lavorativi ricoperti dagli studenti universitari approfondendo anche alcuni aspetti da tenere in considerazione per vivere al meglio il binomio studio-lavoro.
Vantaggi e svantaggi: un quadro chiaro e completo
La relazione col mondo del lavoro è importante e va coltivata con uno sguardo critico che, se affinato ad una giovane età, può essere grande punto di forza.
Questo infatti è il vantaggio di chi sceglie di lavorare mentre sta studiando, ma ci sono anche altri indicatori positivi a livello di competenze e abilità che possono essere acquisite.
Tra le più rilevanti sicuramente troviamo:
- Raggiungimento dell’indipendenza economica parziale;
- Orientamento concreto nel mondo del lavoro;
- Miglioramento dell’attitudine organizzativa;
- Autostima e senso di soddisfazione;
- Sviluppo di numerose soft skill (comunicazione e team work prime fra tutte);
- Ampliare il proprio curriculum per presentarsi alle aziende con una solida base;
- Opportunità di crescita personale a 360°.
Parlando invece di svantaggi spesso alcuni ambienti non garantiscono alcuna sicurezza e soprattutto una retribuzione troppo bassa rispetto al monte ore complessivo. La paura più grande degli studenti inoltre quella di andare fuori corso che però è una prospettiva che non dovrebbe spaventare qualora si avesse la possibilità di stipulare con il proprio ateneo un patto formativo in cui lo studente si definisce lavoratore part-time ricevendo poi uno sconto di crediti da raggiungere annualmente e soprattutto appelli straordinarie non previsti nelle consuete sessioni.
La difficoltà più grande però è naturalmente rappresentata dalla variabile del tempo che viene sottratto al relax e magari alla possibilità di staccare dalla routine quotidiana.
A tutto questo però c’è una soluzione che richiede di porre l’attenzione su alcune strategie di gestione delle proprie risorse in maniera ottimale. La scelta dell’impiego da svolgere inoltre può essere dirimente.
Studiare lavorando: le migliori opportunità
Partendo dall’analisi del mondo del lavoro che si apre davanti ad uno studente universitario proviamo varie alternative che si adattano alle necessità di ciascuno e possono consentire una serena procedura azione degli studi in vista della laurea senza dover sacrificare del tutto vita sociale e occasioni di svago.
Le tipologie di contatto a cui sono spesso sottoposti giovani sono quelli di un impiego part-time, in smart working o attinente al lavoro da casa. È importante infatti distinguere il lavoro da remoto, che consiste in rigidi orari di ufficio solo trasportati in una sede che non è quella canonica, e il vero e proprio smart working che è caratteristico dei freelance che hanno orari stabiliti a seconda delle loro necessità. Il contratto part-time è invece più rigido ma offre un confronto diretto con l’ambiente e il contesto di lavoro.
Il tempo del resto resta sempre la più grande risorsa ed è bene spenderlo nel migliore dei modi quando si sta affrontando un percorso parallelo a quello dello studio.
I consigli fondamentali per mantenere alto il proprio livello di apprendimento nonostante la mansione che si sta svolgendo fuori dall’ateneo sono principalmente due:
- Non ascoltare le registrazioni
La presenza in aula è da preferire poiché «sbobinare» ore di lezione la sera, magari mentre si è stanchi, è un’attività particolarmente logorante. Grazie al sistema dei turni di lavoro è possibile incastrare le varie necessità oppure, quando alcuni corsi non sono indispensabili, è beni darli da non frequentante facendo riferimento ai testi e ai manuali integrati con gli appunti dei propri compagni di corso.
-* Fare amicizia
È bene stringere relazioni e amicizie solide nell’ambiente universitario proprio per la necessità di poter contare su qualcuno per recuperare lezioni o studiare insieme in modo da essere motivati a portare avanti i propri impegni nonostante il poco tempo a disposizione.
In conclusione: conviene?
La risposta a questo quesito è totalmente personale poiché la scelta deve necessariamente essere connessa alle necessità dei ritmi di vita di ognuno.
È fondamentale infatti tener conto del tempo richiesto e del beneficio che si trae da questo rapporto. Se tuttavia, al netto delle possibili difficoltà che si incontrano in percorso del genere, c’è tanta motivazione e il desiderio di espandere i propri orizzonti, non è impossibile laurearsi mentre si sta studiando.
© RIPRODUZIONE RISERVATA