Stop alle auto a benzina entro il 2030? L’industria trema ma si piega

Massimo Degli Esposti

27/04/2021

L’UE è pronta a certificare la morte dei motori termici. Ma posticipa al 2027 il passaggio all’ Euro 7 e ne allenta le regole per aiutare le case auto nella sfidante e costosa transizione all’elettrico.

Stop alle auto a benzina entro il 2030? L’industria trema ma si piega

Così decretate la fine dei motori endotermici”, hanno tuonato le case auto vedendosi recapitare le prime bozze del nuovo standard di emissioni Euro 7. I nuovi standard avrebbero dovuto entrare in vigore il 1° gennaio del 2026 e sarebbero stati, secondo i costruttori, non difficili, ma addirittura impossibili da raggiungere.

In tutta risposta nove Paesi dell’Unione Europea hanno presentato la proposta di abbandonare ogni ipocrisia e di fissare effettivamente una data di morte ufficiale per i motori a scoppio, benzina, diesel, Gpl o metano che sia. La data? Il 2030. Oppure il 2035, come propongono 27 big dell’industria europea in un appello trasmesso il 26 aprile alla Commissione europea. Tra queste le italiane Enel X e Novamont che si aggiungono a Coca Cola, Ikea, Sky, Volvo, Uber.

Se sarà trovato un accordo fra tutti i Paesi membri dell’UE, dal primo gennaio di quell’anno gli stabilimenti dei costruttori europei potranno produrre solo auto a batteria, 100% elettriche o ibride alla spina. O meglio: nell’Unione Europea saranno immatricolate solo auto nuove di quel tipo.

La proposta è choc. Ma alla fine non farebbe altro che uniformare il mercato auto più ricco del mondo a quelli di tanti altri Paesi, europei e non. La Norvegia, per esempio, si è data come deadline addirittura il 2025; Svezia, Danimarca, Olanda, Islanda, Israele, India daranno lo stop entro il 2030; la California e la Cina entro il 2035. Perfino il Giappone, che beffardamente aveva fissato come data ultima il 2050, discute ora un anticipo di ben vent’anni. E in America alcuni Stati potrebbero presto darsi obiettivi più ambiziosi di quelli della ultra-ecologica California. Lo stato di Washington l’ha già fatto, approvando il bando ai veicoli a benzina per il 2030.

Grafico

9 Paesi UE spingono per lo stop delle auto a benzina nel 2030

A premere perché l’Europa metta fine alle vendite di auto termiche sono i nove Paesi guidati da Danimarca e Paesi Bassi. Il “fronte dei nove” (che comprende anche Austria, Belgio, Grecia, Irlanda, Lituania, Lussemburgo e Malta) ha scritto alla Commissione chiedendo di fissare una data precisa, valida per tutti i 27 membri dell’Unione.

Stop alle auto a benzina entro il 2030? L'industria trema ma si piega

Per il momento, infatti, ognuno procede in ordine sparso. Alcuni hanno autonomamente fissato una data, ma tutte diverse tra loro; altri, come l’Italia, non l’hanno ancora fatto. Il pressing degli abolizionisti si lega ai nuovi obiettivi per l’Europa “climaticamente neutra” entro il 2050, che prevedono una riduzione delle emissioni di CO2 del 55% entro la data intermedia del 2030.

Secondo le valutazioni della Commissione UE, le auto e i furgoni (veicoli commerciali leggeri) sono responsabili rispettivamente di circa il 12% e il 2,5% delle emissioni totali dell’UE di anidride carbonica, il principale dei gas a effetto serra.

Un compromesso sull’Euro 7 più soft?

È molto probabile che le due questioni - i nuovi standard Euro 7 e il bando definitivo ai motori termici - si intreccino. Lo si è capito la settimana scorsa, quando si sono nuovamente incontrati a Bruxelles costruttori auto e commissione Ue Agves (Advisory Group on Vehicle Emissioni Standard). Il risultato è stato un allentamento di alcuni parametri Euro 7 previsti dalla prima stesura e lo slittamento dell’entrata in vigore al 2027.

Si andrebbe insomma a uno scambio fra una maggior flessibilità dello standard Euro 7 e l’accettazione consensuale della data di scadenza per le auto con motore a scoppio. Il che consentirebbe una transizione meno traumatica.

I costruttori temono uno choc da transizione

Quello standard è un’aberrazione ecologica, economica e tecnologica che mette a repentaglio le catene del valore ben oltre l’industria automobilistica” aveva tuonato prima dell’incontro Karl Haeusgen, Presidente della VDMA, l’associazione dell’industria meccanica tedesca, la più potente d’Europa. E l’ACEA, l’Associazione dei Costruttori europei aveva messo in guardia:

“Una fine prematura del motore a combustione interna ostacola, rende più costoso e ritarda l’enorme processo di trasformazione che le nostre aziende – produttori e fornitori – devono attualmente padroneggiare per continuare ad essere leader mondiali in questo settore”.

Dunque par di capire che l’industria europea dell’automotive sia ormai rassegnata a cambiar pelle, ma chieda solo una transizione più ordinata e graduale. E accompagnata da un sistema di incentivi e disincentivi per premiare i costruttori più virtuosi e penalizzare quelli recalcitranti. Cosa peraltro già prevista dal meccanismo delle sanzioni per le emissioni di CO2 dell’intera flotta entrato in vigore dal gennaio 2020.

Secondo l’agenzia Reuters, che per prima ha raccolto le indiscrezioni, la Commissione europea dovrebbe infatti formalizzare la decisione di mettere al bando le auto termiche dal 2030 proprio a fine giugno, quando è previsto l’aggiornamento del regolamento sulle emissioni approvato nel 2019.

Cosa succederà alle auto termiche nel 2030?

Le vendite delle auto ibride – i nuovi PHEV – potranno invece continuare fino al 2035. Dopodiché non sarà più possibile vendere auto o furgoni con motore a combustione. Il divieto riguarderà solo le auto nuove. Potranno invece continuare a circolare ed essere comprate e vendute, tutte le auto termiche di seconda mano.

L’impegno delle case auto

Intanto si moltiplicano gli annunci di grandi costruttori che unilateralmente hanno deciso la fine produzione per i loro veicoli termici. L’ultimo in ordine di tempo è stato Honda. Nel suo primo intervento in veste di CEO e Presidente del gruppo, Toshihiro Mibe, ha detto che il gruppo produrrà solo auto elettriche nel 2040. Il target sarà raggiunto a tappe: 40% nel 2030, 80% nel 2035 e 100% nel 2040.

Volvo produrrà solo auto elettriche già dal 2030 e altrettanto hanno detto di voler fare Ford e Mini. Jaguar addirittura sarà tutta a batterie nel 2025 e Land Rover dal 2025 avrà una versione elettrica per ogni veicolo della gamma e nel 2026 dirà addio per sempre al diesel. La Smart, oggi joint venture Mercedes-Geely, è già solo elettrica dall’anno scorso. General Motors abbandonerà i pistoni dal 2035. Volkswagen per il momento ha annunciato che sarà a batteria il 50% della sua produzione entro il 2030, con oltre 70 modelli elettrici. Una road map simile hanno in mente BMW e Mercedes.

General Motors, Ford e Volkswagen da sole investiranno qualcosa come 77 miliardi di dollari per lo sviluppo di veicoli elettrici globali nei prossimi cinque anni. Basta questo a dare l’idea dell’immane sforzo economico di una transizione così radicale. Farà vincitori e vinti e lascerà sul campo morti e feriti.

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