Il lavoro straordinario è difficilmente compatibile con il lavoro agile, ma questo non significa che sia tassativamente vietato. Le cose cambiano tra lavoro pubblico e privato. Cosa dice la normativa sullo smart working.
Chi è in smart working può fare gli straordinari? E cosa succede in caso di lavoro notturno o festivo?
La grande e improvvisa diffusione del lavoro agile causata dal coronavirus ha trovato molti lavoratori (ma anche datori) impreparati sui diritti e i doveri in modalità agile. Ma vista la potenzialità e la comodità di lavorare da casa è bene fare gli opportuni chiarimenti.
Una delle domande più comuni (oltre alla maturazione delle ferie per chi lavora da casa) riguarda gli straordinari, ovvero la possibilità di essere retribuiti per il lavoro prestato oltre l’orario concordato.
Alcuni ritengono che straordinari e smart working siano sempre incompatibili, dato che difficilmente il dipendente riesce a rispettare esattamente lo stesso orario di quando è in azienda o in ufficio; ma in realtà non c’è un vero e proprio divieto e molto è rimesso alla contrattazione privata tra dipendenti e lavoratori.
Per quanto riguarda il pubblico impiego, la circolare 2/2020 pubblicata sul sito della Funzione pubblica contiene degli importanti chiarimenti: gli straordinari, come anche il lavoro notturno e nei festivi, sono definiti “difficilmente compatibili” con il lavoro agile.
Chi lavora da casa può fare gli straordinari?
Per molti lavoratori gli straordinari sono l’unico modo possibile per completare il lavoro e una buona occasione per arrotondare lo stipendio.
Le cose possono cambiare se il dipendente lavora da casa, dato che questa condizione lavorativa è caratterizzata da maggiore autonomia e flessibilità dell’orario lavorativo (anche per questo si chiama “lavoro agile”).
Dunque, almeno in linea generale, il lavoro straordinario potrebbe non essere possibile se si lavora da casa, in virtù del fatto che solitamente il dipendente ha la facoltà di gestire le ore di lavoro come meglio crede.
Tuttavia sappiamo che prima di avviare il lavoro da casa, l’azienda datrice ha l’obbligo di comunicare ai dipendenti una sorta di regolamento aziendale sulla gestione dello smart working. Il suo contenuto è lasciato alla contrattazione privata (che non può mai negare i diritti imprescindibili dei lavoratori), dunque nulla esclude che datore e dipendenti possano accordarsi per ammettere gli straordinari o eventuale lavoro notturno anche se le mansioni avvengono da casa.
Straordinari in smart working per dipendenti pubblici
Se nel lavoro privato molto è lasciato all’accordo aziendale tra datore e lavoratori subordinati, per quanto riguarda i dipendenti pubblici abbiamo qualche informazione in più.
Prendiamo come riferimento la circolare 2/2020 pubblicata sul sito Funzione pubblica in piena emergenza coronavirus, dove vengono illustrate le linee guide per il lavoro agile nel pubblico impiego.
Sulla compatibilità tra il lavoro da casa e gli straordinari leggiamo che:
“Si sottolinea che istituti quali prestazioni eccedenti l’orario settimanale che diano luogo a riposi compensativi, prestazioni di lavoro straordinario, prestazioni di lavoro in turno notturno, festivo o feriale non lavorativo che determinino maggiorazioni retributive, brevi permessi o altri istituti che comportino la riduzione dell’orario giornaliero di lavoro appaiono difficilmente compatibili con la strutturazione del lavoro agile quale ordinaria modalità delle prestazione lavorativa. Si ritiene pertanto conforme a normativa che una PA non riconosca a chi si trova in modalità agile, ad esempio, prestazioni di lavoro straordinario.”
In altre parole, sembra che in questo caso le prestazioni straordinarie siano quasi sempre da escludere. Tuttavia l’espressione “difficilmente compatibile”, anche se esplicita, lascia intendere che gli straordinari non siano vietati in modo assoluto ma che possano essere una soluzione eccezionalmente possibile.
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