JP Morgan e Danske Bank congelano le redemptions, di fatto intrappolando i clienti. E mentre il cds russo esplode, i titoli proxy dello SWIFT cinese segnano rialzi record. E Taiwan entra nel mirino
La mano pesante dell’Europa nei confronti della Russia non ha tardato a sortire i propri effetti. In meno di 24 ore dall’entrata in vigore del nuovo regime sanzionatorio, JP Morgan e Danske Bank hanno congelato i fondi con esposizione ad assets di Mosca. Tradotto, gates alzati.
E mentre Wall Street rimbalzava, la chiusura pesante del comparto bancario del Vecchio Continente tradiva il crescente - a tempo di record - timore per un clamoroso policy error compiuto da Bruxelles. E il fatto che JP Morgan abbia comunicato già stamattina agli investitori del suo Emerging Europe Equity che non sarebbero stati accettati ordinativi né di vendita, né di acquisto fa capire come la situazione possa solo peggiorare. Ci rendiamo conto che l’impossibilità di operare sui propri investimenti nel fondo sia frustrante e prendere una decisione in controtendenza al riguardo non appena lo riterremo nell’interesse degli azionasti, scriveva la banca Usa nella nota di accompagnamento alla decisione.
Frustrante. E qualcuno fa notare come la rotta da kamikaze imboccata oggi dal VanEck Russia ETF, il quale ha continuato a operare, sia destinata a diventare stella cometa di riferimento per molti fondi con esposizione su Mosca. Il problema ora appare duplice. Primo, evitare un’epidemia di redemptions bloccate fra gli investitori, al fine di non generare panico. Secondo, sperare - quantomeno per chi investe e vede il suo denaro intrappolato - che quanto rappresentato in questo grafico
non sia il prodromo del vaticinio del guru del mercato repo, Zoltan Pozsar, rispetto a un potenziale replay del congelamento di controparte che seguì la crisi Lehman. O, nella fattispecie, la replica della crisi del settembre 2019, quando proprio la paralisi dell’interbancario spedì alle stelle i tassi repo della Fed. L’immagine parla chiaro: in meno di 24 ore dai proclami di Usa e Ue, i costi del finanziamento liquido in dollari stanno già salendo.
La ragione sta in parte anche in questo altro grafico,
stante l’esplosione record del credit default swap sovrano della Russia al massimo record, un livello che sconta implicitamente un 55-60% di rischio di una crisi di solvibilità. Il cds a 5 anni oggi segnava 1200 punti base contro i 573 di venerdì, frutto di un’amara constatazione sulla serie storica: l’ultima volta che rublo e assets russi hanno scontato una volatilità simile, LTCM stava per andare a zampe all’aria. E Charlie McElligott di Nomura nella sua nota odierna ai clienti ha messo tutti in guardia dal rischio di sottovalutazione: Qualcosa da qualche parte all’interno dell’ecosistema bancario globale inevitabilmente salterà come diretta conseguenza dell’esclusione russa da SWIFT e del congelamento degli assets di Mosca già in atto, potenzialmente sotto forma di transazioni legate al tentacolare commercio di commodities russo. Magari con una sussidiaria europea di una banca russa che di troverà nella condizione di non poter onorare liabilitiers.
E i più attenti fra gli analisti hanno fatto notare la performance sui mercati asiatici di Orient Group e HyUnione Holding, salite di oltre il 10% e di Infosec Technologies e Forms Syntron Information, addirittura volate a +20%. La ragione? Quei titoli sono dei proxies di CIPS, il sistema di pagamento che rappresenta lo SWIFT cinese e di cui Pechino ha già spalancato le porte nei confronti delle banche russe. E il fatto che oggi stesso il ministro degli Esteri cinese abbia gelato le speranze di americani ed europei, definendo illegali e al di fuori del diritto internazionali le sanzioni contro Mosca, sembra aprire scenari che vanno oltre la contingenza ucraina.
Un nuovo ordine monetario bipolare. Non a caso, oggi Joe Biden ha inviato una delegazione di alto livello a Taiwan come segno di supporto, dopo che lo stesso capo della diplomazia cinese ha sottolineato come Taiwan non è l’Ucraina ma parte integrante della Cina. La delegazione Usa sarò guidata da Mike Mullen, ex capo del Joint Chiefs of Staff sotto le presidenze Bush e Obama e nei prossimi giorni è atteso a Taipei anche l’ex segretario di Stato ed ex capo della Cia, Mike Pompeo. March surprise in arrivo?
© RIPRODUZIONE RISERVATA