Il Governo accelera la campagna sulla terza dose vaccinale per contrastare l’aumento dei contagi. Ecco tutte le informazioni su deve farlo e quanto deve aspettare dalla seconda dose.
La terza dose del vaccino anti-Covid è ormai certa. Per quanto il ciclo vaccinale, composto da due dosi, abbia mostrato la sua efficacia nel evitare decessi e ricoveri, alcune categorie ancora oggi rimangono più esposte al pericolo di contrarre il virus. È per questo motivo che il Governo preme sulla velocizzazione della nuova campagna anti-Covid, cercando in questo modo di fronteggiare il rapido aumento dei casi registrati la scorsa settimana, evitando di conseguenza che le terapie intensive ritornino a essere affollate.
A ricevere la terza iniezione saranno anziani, immunodepressi e il personale sanitario, in modo da proteggerli ulteriormente dalla minaccia del virus. Nonostante si ipotizzasse da molto la possibilità di ricorrere a una terza dose vaccinale, sono ancora molti i dubbi sull’argomento. Ecco quindi tutte le informazioni sulla terza dose del vaccino: chi deve farla e quando.
Vaccino anti-Covid: perché fare la terza dose?
Nonostante sia stata più volte messa in dubbio la reale efficacia dei vaccini anti-Covid, il vaccino funziona. Secondo l’ultimo report dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), l’efficacia dei vaccini nell’evitare la sintomatologia più grave del Covid, che richiede un ricovero in terapia intensiva, si attesta al 93%, un ottimo risultato. Eppure, approfondendo lo studio, ci si è resi conto che negli anziani si evidenzia un forte calo della copertura, rendendo di nuovo le persone over-60 più fragili davanti al virus. Per tale ragione l’AIFA (Agenzia italiana del Farmaco) ha approvato la terza dose per gli ultrasessantenni, per le categorie più fragili e per il personale sanitario. In questo modo si dovrebbe garantire il potenziamento della risposta immunitaria, superando il livello di difesa raggiunto con le due dosi iniziali.
Vaccino anti-Covid: chi deve fare la terza dose?
La terza dose del vaccino ci sarà, ma non per tutta la popolazione, almeno per adesso. A comunicare quali sono le categorie interessate al “booster”, così è chiamata la terza dose, è stato il Commissario straordinario all’emergenza Covid, il Generale Francesco Paolo Figliuolo, in una circolare inviata alle Regioni. Per adesso la terza dose è indicata, quindi non risulta essere obbligatoria, per le seguenti fasce:
- i soggetti a elevata fragilità (immunocompromessi);
- il personale sanitario;
- gli over-60;
- gli ospiti e il personale delle RSA;
- chi si sia vaccinato con il monodose Johnson & Johnson.
Al contrario di quanto auspicato per adesso non ci sarà alcun booster per insegnanti, Forze dell’Ordine e per gli under 60. Nella stessa circolare si legge che questa linea sarà mantenuta “salvo future raccomandazioni”.
Terza dose vaccino: dopo quanto tempo va fatta?
Tra la seconda dose e la dose “booster” dovranno intercorrere almeno sei mesi. A ribadirlo è sempre il Commissario straordinario all’emergenza Covid nella circolare. L’intervallo di tempo però non sarà uguale per tutti.
Infatti per gli immunodepressi la terza dose potrà essere effettuata anche dopo 28 giorni dalla seconda dose, con lo scopo di completarne il ciclo vaccinale. Per tutte le altre categorie invece dovranno decorrere sei mesi dalla seconda dose. Per chi si preoccupa della sicurezza di questa terza dose giungono i primi dati da Israele, dove la terza dose è somministrata già da un paio di mesi: gli effetti collaterali emersi risultano essere del tutto sovrapponibili con quelli delle dosi precedenti. Non emergono complicazioni nuove o ulteriori.
Vaccino anti-Covid: quali vaccini per la terza dose?
La dose “booster” vedrà la somministrazione di vaccini a mRNA, come Pfizer e Moderna. No ad AstraZeneca che l’Italia sta lentamente abbandonando. Per tutte le persone che si sono vaccinate con il farmaco anglo-svedese la situazione non cambia, riceveranno come terza dose un vaccino a mRNA, quindi ottenendo una vaccinazione eterologa. Secondo i dati fino a oggi raccolti questa vaccinazione “mista” non deve essere oggetto di preoccupazione, in quanto i risultati hanno dimostrato che la vaccinazione eterologa produce una migliore risposta immunitaria.
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