Secondo uno studio condotto dal centro di assistenza di Villa Mariani di Roma i tossicodipendenti potrebbero essere immuni al coronavirus. Conclusioni che fanno discutere, proviamo a fare chiarezza.
Tossicodipendenti immuni al coronavirus? È l’ipotesi avanzata dal centro di assistenza di Villa Maraini di Roma e che ha già alimentato diverse polemiche.
Al termine della ricerca, condotta attraverso la raccolta di dati sul campo e per mezzo di un’osservazione empirica, si è arrivati a concludere che l’organismo di queste persone sarebbe già stressato dall’assunzione di droghe e il sistema immunitario non attiverebbe una reazione “normale”.
È stato il medico e fondatore del centro, Massimo Barra, ad annunciare quanto scoperto in queste settimane e ha sottolineato come si tratti di un tema da approfondire.
Coronavirus, tossicodipendenti immuni? Solo un’ipotesi
Il centro contro le tossicodipendenze di Villa Maraini insieme Croce Rossa Italiana, nei mesi di marzo e aprile, quelli in cui l’emergenza coronavirus in Italia si è rivelata più acuta, hanno collezionato dati e condotto ricerche empiriche sul legame tra COVID-19 e le persone assistite in quel periodo, che in totale sono state 623. Nei 23.368 interventi e controlli effettuati non sono stati riscontrati sintomi negli individui, tuttavia senza l’utilizzo dei tamponi è difficile capire quanti di questi fossero asintomatici.
Il nodo della questione però è un altro e a spiegarlo è stato il fondatore della comunità capitolina, Massimo Barra, ai microfoni de Il Messaggero:
“Con la cautela dovuta rispetto a un fenomeno senza precedenti e grazie ai dati che abbiamo raccolto finora, su un’ampia rappresentanza della popolazione dei tossicomani della Capitale, possiamo dire che tale ‘categoria’ sia incapace di avere quella reazione iperergica (un’eccessiva reattività dell’organismo di fronte a certi stimoli, dovuta a una condizione di allergia, ndr) e massiva alla COVID-19 che porta alle peggiori conseguenze”.
Un discorso da approfondire
Poco più di un’ipotesi quindi che andrebbe approfondita con strumenti e procedure scientifiche. Il ragionamento alla base del discorso è che nell’organismo dei tossicodipendenti non si inneschi la medesima risposta immunitaria a causa dell’assunzione di droghe per un periodo di tempo prolungato. Proprio quella risposta che di solito complica il quadro sintomatologico dei pazienti COVID-19.
Le parole di Barra sono destinate a far discutere. Queste le sue conclusioni:
“La deficienza del sistema immunitario dei tossicodipendenti si tramuterebbe in un fattore protettivo ma l’ipotesi è tutta da verificare. I numeri che presentiamo sono effettivi e vedremo se anche quelli di maggio saranno in linea con questa ipotesi, che si aggiunge alle tante su questo virus di cui ancora non si sa nulla di certo”.
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