La quotata a Piazza Affari, leader mondiale nell’ingegneria del sottosuolo è sotto i riflettori. Trevi Holding sostituirà i suoi rappresentanti nel Cda della quotata in vista della approvazione del riassetto finanziario e societario del gruppo
Trevi, società leader mondiale nell’ingegneria del sottosuolo, attiva anche nel settore delle perforazioni e nella realizzazione di parcheggi sotterranei automatizzati, è sotto i riflettori a Piazza Affari. Negli ultimi 12 mesi la quotata ha perso il 33% e la scorsa settimana ha toccato i nuovi minimi storici a 0,22 euro.
Trevi, grafico lineare dal 2000. Fonte: Bloomberg
Secondo Il Messaggero, il complesso piano di salvataggio allo studio da mesi potrebbe incontrare forti ostacoli. La famiglia Trevi avrebbe chiesto di rifare il Cda della società, contestando l’azzeramento del capitale ante ricapitalizzazione da 130 milioni di euro.
A chiedere l’azzeramento del valore dell’equity erano state le banche creditrici esposte per 770 milioni di euro a fronte della conversione in capitale di 310 milioni di euro, della concessione di 52,6 milioni di nuovi finanziamenti, di nuove garanzie e del consolidamento al 2024 dei debiti residui.
Trevi Holding: via libera a convocazione assemblea dal Tribunale
Trevi Holding, primo azionista di Trevi Finanziaria, sostituirà i suoi rappresentanti nel Cda della quotata in vista della approvazione del riassetto finanziario e societario del gruppo di ingegneria.
In una nota, la Holding, ammessa al concordato preventivo con riserva, comunica di aver ottenuto dal Tribunale l’autorizzazione a convocare l’assemblea della società quotata per revocare i suoi rappresentanti in Cda e nominare i nuovi componenti.
L’attuale Cda è composto da 11 membri: 5 di Trevi Holding, 5 indipendenti oltre al Chief restructuring officer, Sergio Iasi. I membri indipendenti e Sergio Iasi sarebbero contrari alla mossa della famiglia così come le banche e senza il loro ok il piano di salvataggio rischia di fallire.
Secondo Trevi Holding, la sostituzione degli amministratori è motivata dal fatto che, la delega conferita dall’assemblea del luglio 2018 al Cda di Trevi Finanziaria non conferisse a quest’ultimo di deliberare l’aumento di capitale come prospettato dai contratti siglati e questo vizio avrebbe potuto inficiare l’omologa dell’accordo di ristrutturazione dei debiti.
Trevi Holding, nella nota, «ribadisce il proprio sostanziale appoggio alle linee fondamentali della manovra comunicata al mercato» a partire dall’aumento di capitale in opzione da 130 milioni.
«Proprio al fine di facilitare la conclusione dell’accordo di ristrutturazione dei debiti e del connesso accordo di investimento da parte del nuovo consiglio di amministrazione», conclude la nota del gruppo.
Trevi Holding, inoltre, «conferma piena adesione alla manovra per quel che concerne i criteri della composizione del consiglio di amministrazione di Trevifin all’esito dell’omologazione dell’accordo di ristrutturazione discussi nel corso delle interlocuzioni tra Trevifin, i soci di riferimento ed il ceto bancario».
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