Trump, chi è il primo repubblicano a volere l’impeachment

Elisabetta Scuncio Carnevale

19/05/2019

Non solo esponenti dell’opposizione. Sui rapporti con la Russia e sull’impeachment si esprime contro il presidente USA, Donald Trump, anche un repubblicano

Trump, chi è il primo repubblicano a volere l’impeachment

Non solo i democratici. A chiedere l’impeachment per Donald Trump, da qualche ora, c’è anche uno dei suoi: un rappresentante repubblicano.

Mai nessun altro membro del suo partito, fino a oggi, aveva osato sfidare a tal punto il numero uno della Casa Bianca. Sotto accusa ci sono i rapporti tra Trump e il Cremlino e l’interferenza russa nelle elezioni presidenziali del 2016, che portarono il tycoon al potere.

La prima voce fuori dal coro è quella di Michigan Justin Amash. Il membro del suo partito si è scagliato a favore della tesi dell’opposizione che, da tempo, chiede al Congresso di mettere sotto accusa il presidente degli Stati Uniti d’America.

Chi è Michigan Justin Amash, il repubblicano ribelle che chiede l’impeachment

Libertario, indipendente, fortemente contrario all’aborto, Michigan Justin Amash - classe ’80 - è un avvocato statunitense di origini arabe. Entrato in politica nel 2008 con il Partito Repubblicano, è stato eletto in Michigan. Nel 2010 si è presentato alla Camera, conquistando un seggio. È stato riconfermato nelle ultime elezioni. Amash è anche uno dei fondatori dell’House Freedom Caucus, una voce critica dell’operato di Trump.

Negli ultimi mesi, il giovane deputato ha persino paventato l’idea di correre contro il suo presidente alle prossime elezioni del 2020, ricevendo pesanti critiche dalla Casa Bianca.

Nell’analizzare il rapporto sul Russiagate, Amash, affidandosi a una lunga serie di tweet, ricorda come il consigliere speciale Robert Mueller offra molteplici esempi di condotta che soddisfano gli elementi di ostruzione della giustizia. Secondo il deputato qualunque altra persona, al posto del presidente degli Stati Uniti, sarebbe stata incriminata.

Nella sua inchiesta Mueller parlerebbe di ampi contatti tra lo staff di Trump e Mosca ed evidenzierebbe come, nel corso della campagna elettorale, furono molteplici i casi in cui ci fu un potenziale ostacolo alla giustizia da parte del presidente.

Nell’esposizione al Congresso del lavoro del consigliere speciale, il procuratore generale, William Barr, avrebbe favorito Trump, raccontando agli esponenti politici che questi non aveva mai ostacolato la giustizia. Per Amash, Barr avrebbe così “deliberatamente travisato il lavoro di Mueller”.

Al contrario, dice ancora il deputato repubblicano:

“il rapporto di Mueller rivela che il presidente Trump si sia impegnato in molteplici azioni specifiche e in un modello di comportamento che soddisfa la soglia dell’impeachment”.

Impeachement. Leggi cosa rischia Donald Trump

L’impeachment, che è una forma speciale d’accusa - ricorda Amash - richiede non che sia stato necessariamente commesso un crimine, ma semplicemente che

“un funzionario si sia impegnato in una condotta disattenta, violenta, corrotta o altrimenti disonorevole.”

Per un mero calcolo politico, i leader democratici hanno desistito dal chiedere l’impeachment. Da un lato temono l’effetto sugli elettori, dall’altro sono certi che il processo si arenerebbe al Senato controllato dai repubblicani, dove è necessaria una maggioranza di due terzi per la condanna di Trump e la rimozione dall’incarico. Una condotta questa fortemente condannata da Amash che denuncia:

“i rappresentanti eletti dovrebbero sostenere sia le regole che lo spirito del sistema costituzionale anche quando farlo è inopportuno o può produrre un risultato politicamente sfavorevole.”

I commenti di Amash sono stati accolti positivamente dagli avversari di Trump, trovando naturalmente critiche feroci tra i sostenitori del tycoon.

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