Tutte le offensive dichiarate da Trump negli ultimi mesi sembrano far parte di una strategia per risalire nei sondaggi in vista delle prossime elezioni.
Donald Trump avrebbe in mente una tattica per risalire nei sondaggi che lo vedono dietro a Joe Biden in vista delle elezioni USA 2020: dichiarare guerra a tutto e a tutti.
Il presidente americano ha spesso adottato una strategia aggressiva nei confronti dei propri rivali, presunti o reali che fossero, andando all’attacco dei media, dei social, delle aziende straniere (soprattutto cinesi), delle istituzioni internazionali, fino alle Poste americane.
La sindrome dell’accerchiamento a cui ricorre Trump ha l’obiettivo di compattare il proprio elettorato denunciando i propri nemici e, al tempo stesso, gli permette di conquistare le prime pagine dei giornali americani e esteri.
Trump dichiara guerra alle Poste americane
L’ultima battaglia intrapresa da Donald Trump in ordine cronologico è contro lo US Postal Service. Infatti, in vista delle elezioni del 3 novembre, data in cui verosimilmente tutto il pianeta si troverà ancora in piena pandemia da coronavirus, gli americani utilizzeranno in massa il voto postale per non creare assembramenti.
Secondo l’imprenditore newyorchese, però, il sistema postale non sarà in grado di gestire la mole prevista durante il voto, e quindi sarà messa in discussione la credibilità dei risultati.
Un attacco senza precedenti che, secondo alcuni osservatori, avrebbe l’obiettivo di poter contestare l’esito elettorale in caso di sconfitta.
Trump contro Huawei, TikTok e le tech cinesi
Tra gli obiettivi più volte messi nel mirino da Trump troviamo le compagnie cinesi che operano nel mercato americano e internazionale.
In primis, ovviamente, citiamo TikTok, il social più utilizzato dai teenager statunitensi, costretto alla vendita dopo la minaccia di ban alla startup Bytedance.
Il tycoon ha messo al bando anche il servizio di messaggistica WeChat e ha minacciato di adottare la stessa azione nei confronti di tutte le società tecnologiche della Repubblica Popolare, tra cui Alibaba.
Inoltre, negli anni scorsi Trump si è reso protagonista di uno scontro internazionale nei confronti della compagnia telefonica Huawei.
Trump vs Twitter
Nello scorso maggio l’inquilino della Casa Bianca è stato al centro di un duro contrasto con Twitter, dopo che il social aveva giudicato infondate le sue dichiarazioni segnalando il suo account ufficiale con un apposito bollino.
Trump aveva quindi minacciato di chiudere il social a causa delle interferenze che avrebbero potuto avere durante la competizioni elettorale di novembre. Un’intimidazione che non ha avuto poi altre conseguenze.
Stop finanziamenti all’OMS
In piena crisi pandemica, Donald Trump si era scagliato contro l’Organizzazione Mondiale della Sanità per la gestione della lotta al coronavirus.
L’accusa era di aver difeso la Cina nelle fasi iniziali del contagio, affermando di essere pronto a bloccare i finanziamenti all’istituto internazionale.
Tali dichiarazioni hanno avuto seguito a luglio, quando il tycoon ha formalizzato il ritiro degli Stati Uniti dall’OMS, insieme ai 400 milioni di dollari di sovvenzioni annue, che ne facevano il maggior finanziatore.
Black Lives Matter “un male per i neri e per tutti”
Infine, non sono mancate parole dispregiative nei confronti del movimento Black Lives Matter, definito in una recente intervista a Fox News un’“organizzazione marxista e discriminatoria”.
Trump ha continuato sostenendo che: “La prima volta che ho sentito parlare di Black Lives Matter, ho pensato fosse un nome terribile”. Per concludere sostenendo che il movimento sia “un male per i neri e un male per tutti”.
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