Washington. È finita come i democratici di sicuro non si aspettavano. Le previsioni dei maggiori sondaggisti davano una netta vittoria a Biden e un radicale rifiuto plebiscitario di Trump e della sua esperienza. Entrambi gli obiettivi sono stati negati.
Il presidente ha ottenuto 67 milioni di suffragi, circa quattro in più del 2016. È la conferma che Trump ha creato un movimento attorno alla sua figura, e che il suo peso politico non svanirà anche in caso di sconfitta. L’esito finale è infatti ancora tutto da decidere perché stanno conteggiando i voti in Pennsylvania Michigan Wisconsin Nevada e Georgia. Il federalismo è anche questo: gli Stati che decidono autonomamente come gestire le elezioni, a partire dalle schede mandate a tutti i votanti registrati anche se non li hanno richiesti. È ciò che sta determinando un caotico recupero dei voti da scrutinare perché nessuno è obbligato a votare ma la legge locale (per esempio in Pennsylvania) prevede che i seggi siano tenuti aperti per giorni e giorni dopo il martedì elettorale, e quindi qualcuno ipotizza che si arriverà al weekend senza presidente.
Praticamente certo è pure che sia la campagna di Trump sia quella di Biden ricorreranno agli avvocati per dirimere la questione. Il presidente ha già annunciato in un discorso notturno che intende rivolgersi alla corte suprema. L’incertezza sull’esito presidenziale finale paradossalmente non significa che non ci siano stati verdetti politici importanti e per certi aspetti clamorosi. Il maggiore è legato al controllo del Senato. I democratici avevano puntato tutto sulla conquista della maggioranza dei senatori perché questa vittoria sarebbe stata la base per ipotizzare riforme che possono cambiare la governance dell’America.
Per esempio la abolizione del filibustering, ossia la necessità di una super maggioranza; ma anche la prospettiva di portare da nove a 15 i giudici della corte suprema che dopo le tre nomine di Trump è controllata per sei a tre dai conservatori. Oggi appare invece certo che Mitch McConnell, del GOP, continuerà a essere il capo del Senato e a deciderne l’agenda. Anche il capo della commissione giudiziaria del Senato continuerà ad essere Lindsay Graham, il più fedele alleato repubblicano del presidente. Sarebbe lui ,quindi , in condizione di avviare le inchieste giudiziarie che potrebbero mettere nei guai un eventuale presidente Biden per gli affari suoi e del figlio Hunter in Cina e Ucraina.
La stampa mainstream ha tenuto coperta la scandalosa denuncia del manager che lavorava con i Biden sui progetti internazionali con il governo comunista cinese. Ma la commissione di Graham potrebbe benissimo decidere inchieste specifiche che complicherebbero di sicuro la vita politica di Biden. Un altro dato emerso squisitamente politico è nella grossa affermazione di Trump come leader di un movimento politico nuovo.
E’ quel popolo che ha applaudito nelle piazze alle vittorie legislative di Trump - dalle leggi che hanno deregolamentato l’economia alla liberazione della spinta imprenditoriale , dalla creazione di milioni di posti di lavoro ai successi di Borsa che gonfiano il valore dei popolari e diffusissimi fondi pensionistici. Questo entusiasmo si è concretizzato negli oltre 67 milioni di voti citati sopra. Biden non è riuscito insomma a coagulare la coalizione obamiana - ispanici neri omosessuali donne e giovani- che aveva già voltato le spalle alla Clinton.
A dispetto delle accuse di razzismo a Donald Trump gli exit poll stanno mostrando quanto sia aumentato il suo appeal proprio nell’elettorato di colore. Tra gli ispanici il repubblicano è cresciuto dal 29% ben oltre il 30 e forse fino al 35%. A questo incremento di favore per Donald si deve la sua sorprendente vittoria in Florida dove le comunità di cubani americani e di esuli venezuelani hanno testimoniato che il mondo ispanico è una potente barriera per stoppare le velleità socialiste dell’ala estrema del partito democratico: chi ha sperimentato il comunismo e si è messo in salvo in America, di sicuro non la vuole vedere diventare socialista.
Tra gli afroamericani il presidente ha aumentato la sua quota di preferenze oltre il 10% rispetto all’8% di quattro anni fa anche se non c’è ancora una percentuale precisa nazionale. Trump è anche riuscito a compensare con una maggiore fetta di voti di lavoratori maschi bianchi la perdita che ha subito tra le donne dei sobborghi, sia pure non grave come si pensava potesse essere dopo la debacle del voto repubblicano nelle elezioni di medio termine nel 2018 , che diede la stragrande maggioranza Democratica nei distretti congressuali che determinano i deputati . Questa volta, oltre a tenere il Senato, i repubblicani stanno guadagnando seggi anche alla camera rendendo più difficile il futuro lavoro della speaker Nancy Pelosi.
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