Intervistato dalla televisione pubblica greca, Tsipras smentisce le voci sulle sue dimissioni e spiega perché ha accettato le durissime condizioni imposte dai creditori, affinché la Grecia resti in Europa
Alexis Tsipras parla apertamente di fronte i microfoni della televisione pubblica greca, l’ERT.
Si è reso disponibile ad esaurire ogni tipo di domanda o di dubbio; ha smentito le dimissioni, ha spiegato il motivo secondo il quale ha accettato le condizioni dei creditori, ha illustrato il prossimo piano di riforme da attuare.
Il premier ellenico smentisce le dimissioni
Sono innumerevoli i rumors che girano intorno le presunte dimissioni del premier Tsipras a causa dei bassi consensi che sta avendo il suo partito in Grecia. Ma il leader di Syriza smentisce:
«Quando un premier perde un referendum non può rimanere, io mi assumo pienamente mie responsabilità, non ho intenzione di scappare, è mia intenzione far capire al popolo che non ho intenzione lasciare il paese nella catastrofe».
Perché Tsipras ha accettato le dure condizioni imposte dai creditori?
Il leader ellenico, spiega, nella tele-intervista, che non ha potuto scegliere, per il bene dei greci, di uscire dalla zona euro, poiché:
«Ho incontrato la Russia, gli Stati Uniti e la Cina, ma nessuno mi ha detto che ci avrebbero aiutati se fossimo tornati alla dracma: non avevamo scelta».
L’accordo che Tsipras ha firmato è, a parer del premier, l’unica soluzione possibile per non far collassare lo Stato greco. Tornare alla dracma è stato un desiderio di molti, eppure nessuna potenza internazionale ha appoggiato questa coraggiosa scelta. Un senso unico di marcia, spiega Tsipras, imposto dalle macchinazioni e dalla potenza degli Stati predominanti in Europa.
“Si tratta di un accordo molto duro per il popolo ma, per vedere i lati positivi, vi è la totale copertura dei bisogni finanziari del Paese per 3 anni e alla fine del memorandum si parla di una eventuale ristrutturazione del debito. Prima si parlava di 18 miliardi per 5 mesi e poi un nuovo piano di austerità; ora, dopo il referendum, ci siamo assicurate entrate maggiori e stiamo parlando di crescita, dato che il nuovo accordo prevede 82 miliardi di euro e una copertura di tutti bisogni economici e finanziari del paese per i prossimi tre anni alla fine dei quali si parla di una eventuale ristrutturazione del debito”.
L’unico rimedio possibile per risollevare le sorti dell’economia ellenica, e, tornare a crescere all’interno di una comunità europea, è sottostare all’accordo firmato a Bruxelles.
Il presidente del consiglio greco ha ammesso, di fronte alle telecamere, di aver puntato tutto sul referendum, al fine di ottenere maggiore tempo dalla pressione operata dai politici europei:
Quando ho fatto il referendum ero convinto che gli europei ci avrebbero dato un po’ di tempo. Non sono stati molto buoni, sono stati un po’ vendicativi.
Le nuove misure, previste dall’accordo, andranno a ledere il settore pubblico greco?
A questa domanda il premier ha risposto che:
“le misure del settore pubblico non saranno prese nell’immediato, perché ora la pubblica amministrazione è in una situazione non buona, ma quando l’economia entrerà nei suoi ritmi normali potremo avere entrate più stabili e alte di quelle che abbiamo in questo momento”.
Tsipras rassicura il suo popolo sul fatto che non ci saranno drastici tagli sulle pensioni e l’Iva non aumenterà in modo disumano:
“Avremo in Grecia l’aumento dell’età pensionabile a 67 anni, sono misure che stavamo pensando anche noi di adottare. Avremo tempo fino al 2020 per portare avanti tutte le misure: quello che sto dicendo non è per abbellire la situazione, ma siamo riusciti a tenere le pensioni stabili”.
Per cercare di risollevare le sorti della Grecia, naturalmente, devono collaborare tutti, inclusi gli evasori, tutti devono pagare le tasse al fine di migliorare lo stile di vita ellenico. In compenso, per ottenere un risanamento, ci sono gli aumenti dell’Iva, viene eliminato il regime speciale concesso alle isole.
Durante l’intervista, il presidente del consiglio greco dà sfogo anche alle sue speranze, credendo in un’Europa migliore, unita non solo da una stessa moneta, ma dalla fratellanza fra Stato e Stato:
“L’Europa può cambiare, se nelle prossime elezioni in Spagna vinceranno forze simili a noi. Durante l’Eurosummit ho avuto l’appoggio di Francia, Italia e Cipro: non mi sono sentito solo”.
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