Si torna a parlare di Turchia, ormai nel caos finanziario: dopo l’intervento della banca centrale per calmare il crollo della lira, c’è stato il cambio al ministero delle Finanze. I dettagli.
La Turchia ha un nuovo ministro delle Finanze: l’incaricato si è dimesso ed è stato sostituito da un lealista del presidente Recep Tayyip Erdogan nel bel mezzo di un brusco crollo della lira.
Lutfi Elvan, che era considerato l’ultima voce dell’ortodossia economica nel gabinetto del leader turco, ha chiesto di essere sollevato dalle sue funzioni, secondo la Gazzetta ufficiale del Paese.
Dopo settimane di rumors secondo cui stava cercando di dimettersi, l’ex tecnocrate è stato sostituito da Nureddin Nebati, che la scorsa settimana ha fatto un’appassionata difesa pubblica della politica di Erdogan sul taglio dei tassi di interesse nonostante l’aumento dell’inflazione.
La Turchia sembra essere piombata nel caos.
Nuovo ministro delle Finanze in Turchia: che succede?
Il presidente turco Erdogan ha nominato Nureddin Nebati ministro del Tesoro e delle Finanze, dopo le dimissioni di Lutfi Elvan, l’ultimo alto funzionario visto aderire alla politica ortodossa in un governo attanagliato da un crollo valutario.
La nomina, annunciata sulla Gazzetta Ufficiale turca, fa seguito al tonfo della valuta nazionale del 27% solo nell’ultimo mese. Ha toccato una serie di minimi storici nella direzione della politica economica.
Nebati, che ha servito tre anni come vice ministro delle finanze prima della sua nomina, ha affermato che la Turchia ha cercato per anni di attuare una politica di tassi bassi ma ha dovuto affrontare una forte opposizione.
“Questa volta, siamo determinati a implementarla”, ha scritto su Twitter, aggiungendo che non c’era nessun problema a mantenere bassi i tassi di interesse nelle attuali condizioni di mercato.
L’allineamento con la teoria di Erdogan è quindi totale. Intanto, però, questo approccio finanziario sta causando nervosismo e un certo disordine per l’economia emergente.
La lira ha perso quasi il 40% del suo valore dall’inizio di settembre quando il presidente ha pressato la banca centrale per tagliare ripetutamente i tassi, abbassando il suo tasso di riferimento al 15% nonostante l’annuale inflazione prossima al 20 per cento.
Questo approccio ha spinto gli economisti ad avvertire che il Governo rischia di causare inflazione galoppante e instabilità finanziaria.
Nel frattempo, la banca centrale ha dichiarato mercoledì 1 dicembre che “formazioni di prezzo malsane” hanno portato alla decisione di vendere valuta forte, compresi i dollari statunitensi, nel tentativo di sostenere la lira.
La Turchia resta sotto i riflettori di analisti e investitori, soprattutto stranieri.
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