Ecco quanto vale il settore del turismo in Italia secondo una ricerca condotta da Unioncamere Emilia Romagna.
Quanto incide l’economia turistica nel nostro Paese? La ricerca “Il turismo invisibile” realizzata da Guido Caselli, direttore del centro studi Unioncamere Emilia-Romagna, prova a dare una risposta.
Numeri alla mano, il turismo in Italia vale il 12,2% del Pil e produce un ricchezza pari a 183 miliardi di euro, metà della quale realizzata da Veneto, Lombardia, Toscana e Lazio.
A livello provinciale, il podio spetta a Bolzano, Rimini e Venezia.
Il turismo produce ricchezza
Il settore del turismo in Italia ha un peso rilevante nell’economia del Paese considerando che occupa circa 2 milioni e mezzo di persone ed è animato dall’attività di circa 654mila imprese.
La ricerca condotta da Caselli ha lo scopo di misurare l’incidenza dell’economia turistica in Italia, da Nord a Sud passando per le Isole, incrociando diversi dati (Istat, Inps, Cdc, Banca d’Italia, Aida, Prometeia) e ponderando il peso delle varie attività turistiche nei diversi territori di riferimento.
Dalla ricerca è emerso che, in generale, la ricchezza prodotta dal turismo italiano, come detto, è pari a 183 miliardi di euro ed è concentrata soprattutto in quattro regioni che contribuiscono a questo dato per circa la metà.
Il valore aggiunto turistico realizzato dal Veneto è il maggiore in assoluto – su base regionale – con 23,1 miliardi. Seguono la Lombardia con 22,3 miliardi, la Toscana con 18,4 e il Lazio con 17,9 miliardi di euro.
A livello provinciale, svetta Bolzano con 16.312 euro per abitante di valore aggiunto turistico, seguita da Rimini con 13.714 euro e Venezia con 12.308 euro.
Unica realtà del Sud presente nella prime dieci posizioni è Vibo Valentia il cui dato però risente del Pil al denominatore molto basso e di una sofferente economia provinciale.
Dati parziali?
La ricerca di Caselli rappresenta un discreto strumento per fotografare l’andamento del settore ma presenta delle lacune.
Nei dati presi in considerazione, infatti, quelli relativi alle presenze turistiche in un dato territorio fanno riferimento solo alle strutture alberghiere, trascurando i numeri rilevanti di turisti che scelgono altre tipologie di alloggio come le seconde case o lo scambio di abitazioni.
Forse anche per questo motivi province e regioni del Sud non compaiono nei posti alti della classifica stilata dall’elaborazione.
Sebbene i dati possano apparire dunque parziali, per Caselli
“Il ruolo del turismo nel trainare la ripresa del Paese è però indubbio perché misurando le diverse specializzazioni produttive dei territori si vede che i sistemi turistici hanno reagito molto meglio alla crisi dell’ultimo decennio rispetto alle aree a vocazione agro-industriale. Misurando il valore aggiunto dal 2007 al 2016, infatti, le province che hanno retto meglio sono quelle a forte vocazione turistica, che oggi sono solo il 3% sotto al livello del Pil pre-crisi contro il 7% di dato medio del Paese”.
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