Tutta l’Europa contro l’Ungheria: cosa sta succedendo

Pierandrea Ferrari

25/06/2021

17 leader dell’Unione europea fanno fronte comune contro la legge anti-Lgbtq+ approvata dal Parlamento ungherese.

Tutta l’Europa contro l’Ungheria: cosa sta succedendo

Al secondo giorno del Consiglio europeo, appuntamento che vede i capi di Stato e di Governo dei 27 dell’UE sviscerare alcune tematiche chiave per il continente, dai flussi migratori ai rapporti con la Turchia, a tenere banco è soprattutto la legge anti-Lgbtq+ approvata di recente dall’Ungheria.

Legge che, secondo la numero uno della Commissione europea Ursula von der Leyen, “va contro ogni valore fondamentale dell’UE, ossia la dignità, l’uguaglianza, i diritti umani fondamentali”. È l’articolo 2 del Trattato alla base dell’ordinamento giuridico europeo, quindi, il presidio dietro il quale si barricano i leader dell’UE, protagonisti di “una discussione approfondita e a tratti anche emotiva” sulla deriva illiberale del Governo Orbán, secondo fonti del Consiglio europeo.

Tutta l’Europa contro l’Ungheria: cosa sta succedendo

Oltre a von der Leyen, infatti, stoccate all’esecutivo ungherese sono arrivate anche dai commissari europei Didier Reynders e Thierry Breton, dai leader di Stato e di Governo di Francia, Olanda e Italia, Emmanuel Macron, Mark Rutte e Mario Draghi, e anche dal leader lussemburghese Xavier Bettel, in prima fila contro la stretta di Orbán sulla comunità Lgbtq+ ungherese.

Ma cosa prevede, esattamente, la legge che è riuscita miracolosamente a ricompattare buona parte del blocco europeo? Quella del Governo ungherese, di base, era una proposta tesa a tutelare i minori dalla pedofilia, ma di emendamento in emendamento si è trasformata in una legge draconiana per le minoranze Lgbtq+.

Questo perché l’accostamento pedofilia-omosessualità ha preso progressivamente piede nella discussione tra esecutivo e opposizioni, al punto che quello passato al Parlamento di Budapest è di fatto un dispositivo che vieta – tra le altre cose – le campagne pubblicitarie inclusive in favore della comunità Lgbtq+, e che potrebbe potenzialmente bandire o censurare la vendita di libri per ragazzi che affrontano temi legati all’omosessualità.

Orbán, dal canto suo, prova a fare da scudo alla sua stessa legge, definendola come uno strumento che “difende genitori e bambini. È sempre meglio leggere e poi reagire”. Una punzecchiata ai partner UE, a cui Orbán chiude la porta: “La legge è già in vigore”.

Gli strumenti dell’UE per fermare la legge ungherese

Parole alle quali ha risposto a stretto giro proprio il premier Draghi, che ha ricordato ad Orbán come spetti alla Commissione europea “stabilire se l’Ungheria viola o no il trattato”. Ma quali sono gli strumenti in mano all’UE per stringere le maglie attorno alla legge ungherese? Da Bruxelles già piovono le minacce più disparate, dall’estromissione dall’UE al blocco dei fondi comunitari destinati a Budapest, ma la questione rischia di avvitarsi ulteriormente.

Numeri alla mano, infatti, i Peasi UE che si sono apertamente schierati contro la legge ungherese, invocando l’intervento della Corte di Giustizia, sono al momento 17, un numero insufficiente per implementare delle misure drastiche. La Commissione europea potrebbe eventualmente decidere di battere la strada che porta alla Corte europea dei diritti dell’uomo, ma a quel punto i tempi rischierebbero di allungarsi sensibilmente.

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