Lombardia, Veneto e il centrodestra compatto chiedono la serrata totale in tutta Italia, con solo alimentari e farmacie aperte: Confindustria contraria ma il governo ci starebbe pensando e Conte starebbe preparando un decreto per permettere alle Regioni di emanare misure restrittive.
“Meglio 15 giorni di chiusura totale che un’agonia di mesi”. Con queste parole del governatore del Veneto Luca Zaia, che avrebbe così cambiato idea dopo le proteste per il decreto sull’estensione della zona rossa, si può racchiudere il senso del pressing attuato dal centrodestra sul governo.
La richiesta è quella di una soluzione estrema: chiudere tutto per quindici giorni, lasciando aperti soltanto alimentari e farmacie allo scopo così di contenere in maniera definitiva la diffusione del coronavirus.
Questo significherebbe chiudere tutte le fabbriche, gli uffici, il trasporto pubblico (sarebbe limitato all’essenziale) e i negozi non di prima necessità, fermando di fatto tutta la catena economica e produttiva del Paese. Esclusi dovrebbero essere anche il settore dell’energia e dell’informazione, comprese le edicole.
Se inizialmente era stata la Lombardia a chiedere questa serrata totale, subito si è accodato poi anche il Veneto. Dopo l’incontro di Palazzo Chigi i tre leader del centrodestra Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Antonio Tajani, Silvio Berlusconi è da giorni a Nizza, hanno invece invocato che tutta l’Italia si fermi per due settimane.
“ Bisogna chiudere tutto, lo abbiamo chiesto ma non ci ascoltano - ha commentato Salvini al termine dell’incontro - Abbiamo sottolineato che non è possibile uno Stato che si rispetti fa rispettare la legge nelle carceri usando il pugno di ferro non mandando qualcuno a dialogare”.
Chiusura totale in Italia per il coronavirus?
In verità le richieste del centrodestra non sono rimaste totalmente inascoltate, anzi. Giuseppe Conte infatti si affrettato subito a commentare come “il governo rimarrà risoluto ad adottare tutte le misure necessarie ed efficaci a contrastare con il massimo rigore la diffusione del contagio, raccogliendo istanze dagli amministratori territoriali”.
Chi invece si è opposta in maniera categorica all’ipotesi di una serrata totale è Confindustria, che ha espresso “preoccupazione per la richiesta della Regione Lombardia di esasperare le misure di contenimento del contagio fino a prevedere il fermo totale delle fabbriche e dei trasporti”.
Secondo gli industriali “il giusto e necessario proposito di fronteggiare l’emergenza sanitaria non può e non deve aggravare l’emergenza economica che sta già piegando l’intero sistema produttivo del Paese”.
Se per Confindustria quanto messo in campo dal governo è ampiamente sufficiente per contenere l’emergenza coronavirus, Matteo Salvini e Giorgia Meloni insistono per la soluzione estrema della chiusura totale per quindici giorni.
Stretto tra questi due fuochi, il premier Conte secondo il Corriere della Sera starebbe allora lavorando a un decreto che potrebbe essere emanato già nelle prossime ore dove si lascerebbe “alle Regioni di decidere ulteriori chiusure, restando però all’interno di una cornice nazionale”.
Il nuovo scenario potrebbe essere di conseguenza quello delle singole Regioni libere di emanare nuove misure più restrittive, il tutto però sempre con l’avallo del governo che così terrebbe per sé l’ultima parola sui vari provvedimenti.
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