Tutti vogliono il vaccino Sputnik V tranne i russi (e Putin)

Alessandro Cipolla

03/03/2021

Aumentano i Paesi, Italia compresa, che starebbero pensando all’utilizzo dello vaccino Sputnik V: in Russia però la campagna vaccinale finora è un flop nonostante la disponibilità delle dosi, con il 62% dei cittadini che non sarebbe propenso a vaccinarsi mentre pure Vladimir Putin finora ha evitato la somministrazione.

Tutti vogliono il vaccino Sputnik V tranne i russi (e Putin)

Mentre aumentano in tutto il mondo, Europa compresa, i Paesi che vorrebbero avere a propria disposizione il vaccino Sputnik V, in Russia la campagna vaccinale procede a rilento a causa dello scetticismo dei cittadini e, finora, neanche Vladimir Putin si è vaccinato adducendo motivazioni poco credibili.

Questo è il grande paradosso dello Sputnik V, il vaccino che Silvio Berlusconi e Matteo Salvini vorrebbero al più presto da noi facendo come San Marino ma che, al tempo stesso, riscuote poco successo in patria.

A scanso di equivoci va detto che il siero made in Russia è attualmente distribuito in 40 Paesi in tutto il mondo, tra cui pure Ungheria, Argentina ed Emirati Arabi Uniti, con un tasso di efficienza al momento stimato al 91,6%.

Lo Sputnik V in questa sorta di graduatoria è dietro solo a Pfizer e Moderna, entrambi con un’efficienza del 95%, superando il vaccino di AstraZeneca che ha il 62% e quello di Johnson & Johnson stimato tra il 72 e 86%.

Il vaccino russo tra quelli finora in circolazione è l’unico che si basa sulla metodologia dei due adenovirus umani, necessita di due somministrazioni per essere pienamente efficace e ha un processo di produzione più complesso rispetto agli altri.

Fatte le dovute precisazioni, resta il mistero della richiesta di autorizzazione da parte del Russian Direct Investment Fund (l’organo predisposto dal Cremlino a trattare in materia di vaccini) che ancora non sarebbe pervenuta all’Europa, oltre all’altra sciarada del flop fino a questo momento della campagna vaccinale in Russia nonostante l’ampia disponibilità di dosi.

La Russia e il vaccino Sputnik V

Stando ai dati aggiornati al 1 marzo, in Russia finora i cittadini che hanno ricevuto anche una sola dose del vaccino anti-Covid sono 5,2 milioni, pari al 2,8% del totale delle persone che devono essere vaccinate. Numeri deludenti, se pensiamo che in Italia siamo al 4,9% con tutte le difficoltà avute nelle ultime settimane a causa dei tagli e dei ritardi nelle consegne.

Se inizialmente questo andamento lento era giustificato dalle difficoltà logistiche di far arrivare le dosi in ogni angolo dello sconfinato Paese, adesso invece con una piena disponibilità diffusa il ritardo appare lampante.

Torna così d’attualità un recente sondaggio indipendente che ha fatto emergere come il 62% dei russi sarebbe restio a vaccinarsi. Ad aumentare questa sorta di mistero è anche il fatto che Vladimir Putin finora non si è sottoposto alla somministrazione.

Il motivo ufficiale è che Putin sarebbe stato sconsigliato dai medici visto che deve fare ancora la profilassi contro l’influenza e lo pneumococco, che solitamente in Russia viene fatta durante il periodo autunnale.

A quanto pare il Presidente russo sarebbe intenzionato a vaccinarsi in estate quando sono in programma alcuni viaggi istituzionali. Nonostante la situazione in patria, la Russia starebbe offrendo il suo vaccino a tutto il mondo.

In generale devo dire che mi domando ancora perché la Russia offra, in teoria, milioni di dosi di vaccino - ha dichiarato a metà febbraio una scettica Ursula von der Leyen - senza aver fatto progressi sufficienti nel vaccinare la popolazione russa”.

Vaccino russo in Italia?

Fino a quando però il Russian Direct Investment Fund non farà una richiesta ufficiale all’Ema, inviando i tanti dati richiesti dall’ente comunitario, non ci potrà essere una approvazione dello Sputnik V nei Paesi UE.

Questi però come fatto dall’Ungheria, dove finora da Mosca sono arrivate comunque solo circa 40.000 dosi, possono stringere degli accordi con la Russia vista la situazione di emergenza sanitaria, assumendosi tutte le responsabilità del caso.

Anche l’Italia potrebbe fare lo stesso, con l’Aifa (il nostro ente certificatore) che sarebbe in grado di dare il suo disco verde al vaccino russo volendo anche in pochi giorni. Prima però il nostro Governo deve siglare un accordo con il Russian Direct Investment Fund.

Si parla così di una Russia che sarebbe ben lieta anche di consentire la produzione nel nostro Paese, ma una scelta del genere di certo potrebbe comportare delle ripercussioni nel delicato scacchiere geopolitico.

Chi chiede l’utilizzo dello Sputnik V anche in Italia come Salvini e Berlusconi è ora al governo con tanto di ministri in ruoli chiave, vedi Giorgetti della Lega allo Sviluppo Economico: più che fare dichiarazioni alla stampa dovrebbero parlare con Draghi, visto che in Italia servono più vaccini a causa dei ritardi e il tempo comincia a stringere considerando la crisi di governo che ha paralizzato i nostri Palazzi negli ultimi due mesi.

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# Russia

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