Il segretario al Tesoro degli Stati Uniti Yellen ha proposto ai Paesi del G20 di istituire un’imposta globale minima sulle multinazionali. Cos’è e perché è fondamentale per il piano di Biden.
Il Governo guidato da Joe Biden sta preparando un cambio radicale della politica economica americana dopo i quattro anni di presidenza Trump.
A svelare il nuovo corso americano è stata Janet Yellen in un discorso tenuto al Chicago Council on Global Affairs, durante il quale il segretario al Tesoro dell’amministrazione Biden ha sollecitato l’adozione di un’imposta globale minima sulle grandi multinazionali.
Come ha rivelato nel suo intervento, Yellen ha auspicato in questo modo di fermare la corsa al ribasso dei diversi Paesi per attirare le maggiori compagnie internazionali all’interno dei propri confini, rendendo più equa la tassazione a livello mondiale.
L’ex presidente della Federal Reserve ha rivelato che gli States stanno lavorando con le altre nazioni del G20 per concordare un’aliquota fiscale minima che blocchi una competizione in grado di causare più effetti negativi che positivi.
La proposta di Yellen sull’imposta globale minima sulle multinazionali
Una presa di posizione in netta controtendenza rispetto al protezionismo a cui si è assistito con Donald Trump alla Casa Bianca.
The Donald, infatti, durante il suo mandato, aveva impostato il suo piano di crescita proprio sulla competizione internazionale, non solo con la Cina, ma anche nei confronti degli storici alleati europei.
In quest’ottica, l’ex presidente USA aveva tagliato le tasse alle grandi aziende, abbassandole dal 35% (tra le più alte presenti tra le economie mondiali più sviluppate) al 21%.
Una sforbiciata che si è tradotta anche in una minore spesa pubblica per il welfare, oltre a un’attenzione pressoché nulla nei confronti degli aspetti ambientali.
I piani di spesa pubblica di Joe Biden in USA
Al contrario, Joe Biden ha dato vita a una serie di piani di investimenti statali per combattere la crisi economica derivante dalla pandemia da Covid-19, mettendo al centro della propria agenda politica il tema della transizione ecologica.
In quest’ottica si iscrivono il pacchetto di stimoli anti-Covid da 1.900 miliardi di dollari e il piano per le infrastrutture da 2.000 miliardi di dollari. Cifre colossali che necessitano però di un innalzamento del gettito fiscale da parte dei grandi gruppi industriali.
Biden ha quindi fatto sapere di essere pronto a riportare in alto l’aliquota nei confronti delle grandi aziende al 28%.
In arrivo un aumento della tassazione per le grandi società
Una decisione che ha attirato diverse critiche dai politici e osservatori più conservatori, i quali hanno espresso più di un timore che una scelta simile possa compromettere una ripresa economica ancora troppo fragile.
Un pericolo che l’attuale presidente degli Stati Uniti non sembra temere, ribadendo invece la necessità di un maggiore sforzo delle grandi società che negli ultimi anni hanno pagato un livello troppo ridotto di tasse.
Anche in questo senso va letto il discorso di Janet Yellen, la quale appare più che mai determinata nel convincere gli alleati di tutto il mondo nel dare vita a un sistema di tassazione internazionale comune.
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