Ucraina, l’Italia tra gli Stati garanti: cosa può succedere in tempo di guerra

Alessandro Cipolla

29 Marzo 2022 - 08:34

Le ultime notizie della guerra tra Russia e Ucraina: ci dovrebbe essere anche l’Italia tra i Paesi garanti della sicurezza in caso di un accordo di pace, intanto i combattimenti si stanno concentrando nella zona Sud-Est del Paese con gli ucraini che hanno riconquistato terreno a Nord.

Ucraina, l’Italia tra gli Stati garanti: cosa può succedere in tempo di guerra

Anche l’Italia potrebbe far parte dei Paesi garanti della sicurezza dell’Ucraina come espressamente richiesto da Kiev. Cosa può significare questo per il nostro Paese in tempo di guerra? Facciamo un piccolo passo indietro.

Nelle complesse trattative diplomatiche, che anche oggi andranno in scena in presenza a Istanbul, uno dei punti più delicati è quello della cosiddetta neutralità dell’Ucraina visto che un eventuale ingresso nella Nato, come ha ribadito più volte anche Volodymyr Zelensky negli ultimi giorni, può essere ormai etichettato come un matrimonio “che non s’ha da fare, nè domani nè mai”.

Appurato anche che l’Ucraina delle concessioni territoriali alla Russia dovrà obtorto collo farne, oltre alla Crimea e al Donbass in ballo ci sarebbero altre città dislocate lungo il Mar d’Azov e il Mar Nero, il governo di Kiev vorrebbe delle garanzie di non dovere avere più a che fare con altre invasioni in futuro.

Zelensky così ha lanciato il progetto U24, ovvero una serie di Paesi che in caso di una nuova aggressione siano in grado di soccorrere militarmente Kiev entro 24 ore. Venerdì scorso il capo di gabinetto di Zelensky ha spiegato che “i membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite devono essere i garanti della nostra sicurezza, vorremmo aggiungere anche la Turchia, la Germania, il Canada, Israele e ci sono anche informazioni di un interesse dell’Italia a unirsi a questo processo”.

Un interesse quello dell’Italia che è stato poi confermato anche dall’ambasciatore ucraino a Roma: “Secondo il nostro presidente di questo gruppo dovrebbero far parte i membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’Onu più la Germania, il Canada, la Turchia e anche l’Italia”. In serata poi c’è stata una telefonata tra Volodymyr Zelensky e Mario Draghi che avrebbe sancito l’adesione.

Se così fosse, in caso di pace e poi di una nuova guerra, l’Italia dovrebbe essere tra quei Paesi chiamati a intervenire militarmente entro 24 ore in soccorso di Kiev. Il paradosso sarebbe che, essendo dei membri permanenti del Consiglio di sicurezza Onu, anche Russia e Cina dovrebbero correre in aiuto dell’Ucraina.

Ecco perché così come è stato pensato da Zelensky, questo progetto sembrerebbe essere sostanzialmente inattuabile.

La guerra si concentra nel Sud dell’Ucraina

Per diversi analisti internazionali ormai appare chiaro quale potrebbe essere la nuova strategia della Russia in questa guerra: allentare la spinta su Kiev e concentrarsi nella parte Sud-Est del Paese.

Nelle ultime ore infatti sono stati tristemente record i bombardamenti sulla città di Kharkiv, la seconda per grandezza in Ucraina e non lontana dal confine russo, così come si sono registrati degli scontri durissimi nel Donbass.

Nella zona del Mar d’Azov sarebbe ormai vicina alla capitolazione la martoriata Mariupol, con i russi che controllerebbero diverse zone della città, mentre sul Mar Nero le forze di Mosca stanno faticosamente tentando di marciare verso Odessa.

Nel Nord del Paese invece Irpin, importante sobborgo della capitale Kiev dove le autorità locali hanno denunciato nei giorni scorsi anche l’uso di armi al fosforo da parte di Mosca, sarebbe stata riconquistata dall’esercito ucraino.

Ue: il piano per gestire i profughi ucraini

Da quando è iniziata la guerra, l’Unhcr ha stimato che sono stati oltre 3,8 milioni i cittadini ucraini, in gran parte donne e bambini, che hanno lasciato il Paese: in Italia gli ultimi dati parlano di 71.000 persone arrivate nel nostro Paese.

La stima dell’unione europea è che alla fine saranno 10 milioni i rifugiati, con Bruxelles che per prima cosa ha voluto realizzare una piattaforma per censire le persone in fuga. Il Viminale però ha smentito che si stia lavorando a un meccanismo di quote come invece avviene, sulla carta, per gli sbarchi via mare.

Saranno così i profughi a scegliere in quale Paese dirigersi, con Bruxelles pronta a sostenere economicamente gli Stati membri maggiormente sotto pressione. Per quanto riguarda i fondi da elargire a chi ospita i rifugiati, a breve in Italia dovrebbe essere ufficializzato il protocollo unico contenente i vari importi.

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