La legge sulle unioni civili è piena di falle: dalla bigamia all’omicidio senza aggravante per le coppie gay e non sposate, ecco le discriminazioni previste dal ddl Cirinnà.
La legge sulle unioni civili è piena di punti critici e buchi legislativi. Così come è stato approvato, il testo del ddl Cirinnà appare discriminatorio: avere due partner sarà di fatto consentito e la pena per omicidio sarà inferiore per le coppie omosessuali rispetto a quelle sposate.
Con 369 voti a favore, 2 astenuti e 193 contrari, la Camera ha votato la fiducia alla legge Cirinnà sulle unioni civili, ma non si arrestano le polemiche e le accuse di anticostituzionalità già nate dopo la sua approvazione al Senato.
Il maxiemendamento, frutto dell’accordo Pd-Ncd, regolamenta le unioni civili delle persone dello stesso sesso e disciplina le convivenze. Nella parte dedicata alle convivenze, sia etero che omosessuali, ci sono però diversi punti controversi.
Il problema principale della legge sulle unioni civili è che il testo originario del ddl Cirinnà era diverso dalla versione approvata al Senato: infatti sono stati stralciati alcuni articoli (in particolare quello sulla stepchild adoption) ed è stato eliminato ogni riferimento all’obbligo di fedeltà nel matrimonio.
Come riporta il Corriere della Sera, la legge sulle unioni civili ha tutta una serie di effetti collaterali sul codice penale:
“Modifiche, distinguo, limature e stralci hanno forse fatto dimenticare al legislatore un inevitabile effetto domino. Già a febbraio il governo era dovuto correre ai ripari per un errore nel testo che rendeva nulla l’unione con un partner gay”.
Tra polemiche e discussioni in Parlamento e nelle piazze, la legge Cirinnà giunge così al voto di fiducia di Montecitorio, ma non priva di falle e fragilità. Ecco cosa cambia con la legge sulle unioni civili e come si pronuncia in fatto di bigamia e reati commessi dal partner.
Legge unioni civili: la bigamia sarà consentita agli omosessuali?
Il quotidiano di via Solferino fa notare che la legge sulle unioni civili è discriminatoria poiché “il testo premette che le disposizioni che contengono la parola ‘coniuge’ si applicano anche ad ognuna delle parti dell’unione civile tra persone dello stesso sesso, ma al solo fine di assicurare l’effettività della tutela dei diritti e il pieno adempimento degli obblighi derivanti dall’unione civile”.
Tra gli effetti collaterali sul codice penale di cui parla l’articolo del Corriere c’è anche la possibilità che con questo testo di legge la bigamia, ovvero l’essere legati per legge a due partner, venga consentita di fatto agli omosessuali. Resta, però, un reato punibile tra persone legate da matrimonio.
Legge unioni civili: trattamento dei reati per chi non è sposato
Oltre alla bigamia, le ripercussioni del ddl Cirinnà si riscontrano anche in altri reati, come per esempio l’omicidio. In questo caso la pena base di 21-24 anni sale a 24-30 anni se l’assassino è il coniuge, ma nel ddl Cirinnà non si parla di omicidio come una norma a rafforzamento degli obblighi derivanti dall’unione civile.
Per questo motivo, sul partner convivente o dello stesso sesso che uccide il compagno non peserà alcun aggravante. Per mariti e mogli e per i coniugi di sesso diverso, invece, la legge rimane la stessa.
Schema identico per il sequestro di persona: il pm blocca i beni utilizzabili dal coniuge per pagare il riscatto, ma ciò non avviene nel caso di coniuge legato da unione civile.
Dall’altra parte chi decide di unirsi civilmente non godrà degli stessi privilegi di chi sposa per quanto riguarda:
- la non punibilità per chi fa falsa testimonianza, mente al pm o compie favoreggiamento personale del prossimo congiunto;
- la non punibilità di chi a favore di un prossimo congiunto commette reato di assistenza ai partecipi di associazioni per delinquere o con finalità di terrorismo;
- la non punibilità del furto o della truffa ai danni del partner non legalmente separato.
Discriminazione tra unioni civili e convivenza di fatto
La legge Cirinnà sarebbe discriminatoria anche tra chi si unirà civilmente e chi sceglierà la convivenza di fatto. Solo per le unioni civili, infatti, è previsto l’obbligo reciproco all’assistenza materiale e morale e alla coabitazione.
Proprio per questo motivo, nel caso di mancata prestazione di cure o di alimentazione, chi si unirà civilmente rischierà l’accusa di omicidio o lesioni personali. Lo stesso trattamento non sarà previsto per i conviventi di fatto.
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