Vaccino Covid in azienda: come funziona e chi può farlo

Teresa Maddonni

3 Giugno 2021 - 11:02

Vaccino Covid in azienda: al via da oggi in 212 centri. Dopo l’accordo firmato da governo e parti sociali con le linee guida per la campagna di somministrazione sui luoghi di lavoro si parte. Vediamo come funziona nel dettaglio e chi può farlo con le ultime novità.

Vaccino Covid in azienda: come funziona e chi può farlo

Il vaccino contro il Covid in azienda prende il via oggi in 212 centri. Si parte con il vaccino in azienda nel giorno in cui la campagna vaccinale in Italia si apre a tutti, come il commissario straordinario per l’emergenza Francesco Paolo Figliuolo aveva assicurato qualche settimana fa.

Le vaccinazioni sui luoghi di lavoro avvengono in base a una lista con le attività che avranno la proprità tenuto conto il livello di rischio cui sono esposti i lavoratori come stabilito dal Documento tecnico operativo di INAIL.

Indicazioni da INAIL sul vaccino in azienda in verità sono arrivate già ad aprile con un primo documento elaborato dall’Istituto insieme ai ministeri del Lavoro e della Salute, alla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome e alla struttura di supporto alle attività del commissario straordinario per l’emergenza, poi integrato.

Il 6 aprile inoltre è stato firmato l’accordo tra governo e parti sociali per le linee guida in un incontro cui hanno partecipato anche INAIL e nel corso del quale è stato anche anche rinnovato il protocollo di sicurezza sui luoghi di lavoro.

Sono migliaia le aziende che hanno risposto all’appello di Confindustria per il vaccino in azienda alle quali si è aggiunta anche Burger King con il progetto “Torniamo concorrenti” per vaccinare i suoi 4.000 dipendenti in Italia offrendo la stessa opportunità ad altri 4.000 piccoli ristoratori in difficoltà.

Vediamo allora come funziona il vaccino in azienda, chi lo può fare e chi procederà alla somministrazione con le ultime novità.

Vaccino in azienda: linee guida

Per il vaccino in azienda ci sono le linee guida per procedere alle somministrazioni sul posto di lavoro definite da governo e parti sociali.

A queste si aggiunge il documento di INAIL di aprile e in ultimo la lista delle attività con priorità che vedremo di seguito.

Partiamo dalle linee guida: l’obiettivo è coinvolgere i lavoratori, anche quelli dell’indotto e le PMI, quindi secondo le indicazioni per il vaccino in azienda le imprese più piccole possono aggregarsi alle più grandi o anche appoggiarsi alla rete INAIL.

Le Regioni, sulla base di accordi singoli come quello definito dalla Lombardia, dovranno attenersi a linee guida comuni soprattutto in merito alla sicurezza della somministrazione del vaccino contro il Covid in azienda.

Definite le linee guida comuni da oggi si inizia con le vaccinazioni in azienda.

Nel documento di INAIL di aprile inoltre viene stabilito che si può procedere alla vaccinazione in azienda indipendentemente dall’età dei lavoratori a patto che si garantisca efficacia, efficienza e sicurezza, quindi requisiti imprescindibili sono anche la presenza di personale sanitario adeguatamente formato.

Vaccino Covid in azienda: come funziona

Come funziona il vaccino in azienda lo definisce il protocollo con le linee guida firmato dai sindacati con il governo ad aprile.

Fondamentali, per dar seguito alla possibilità annunciata di fare il vaccino al lavoro, sono le sedi per la somministrazione.

Dopo la ricognizione di Confindustria a livello nazionale per individuare i posti di lavoro adatti alla somministrazione del vaccino ai lavoratori e che vengono valutati dalla struttura commissariale, si parte da oggi con 212 centri.

Sono stati coinvolti anche Tim, Enel e Leonardo. Anche Burger King ha aderito con il progetto “Torniamo concorrenti”, con cui l’azienda si impegna a vaccinare i nostri 4000 dipendenti in Italia e 4000 piccoli ristoratori italiani (clicca qui per aderire).

Il nuovo sistema di vaccinazione in azienda non sarà alternativo per i lavoratori, ma un canale parallelo in modo da giungere alla capillarità necessaria per la campagna vaccinale.

Il vaccino Covid sul posto di lavoro va a intercettare le categorie maggiormente esposte al rischio. In merito il nuovo documento INAIL stabilisce che non vi sia il requisito dell’età da considerare per il vaccino in azienda, ma si raccomanda in ogni caso che eventuali soggetti a rischio siano indirizzati all’Azienda Sanitaria di riferimento ai fini della vaccinazione in ambiente protetto. Ora con la lista delle attività le priorità vengono definite da INAIL con chiarezza.

Alle linee guida approvate aderiscono tutte le imprese senza limite di dimensioni. Le piccole e medie imprese possono chiedere, per rispettare gli standard di sicurezza, convenzioni con strutture sanitarie private.

Le grandi imprese, che hanno maggiore possibilità di rispettare le linee guida definite per la somministrazione del vaccino Covid in azienda, possono dotarsi di centri mobili vaccinali.

Le piccole e medie imprese possono anche sfruttare la rete territoriale dell’INAIL. INAIL nel documento di aprile in ultimo chiarisce che:

“Gli spazi destinati all’attività di vaccinazione in azienda, anche appositamente allestiti presso punti vaccinali territoriali approntati dalle Associazioni di categoria di riferimento, potranno essere utilizzati per la vaccinazione di lavoratrici e lavoratori appartenenti anche ad altre aziende (es. coloro che prestano stabilmente servizio per l’azienda utilizzatrice; lavoratrici e lavoratori di altre aziende del medesimo territorio, etc.).”

Vaccino in azienda: chi può farlo

Il vaccino in azienda lo faranno sicuramente i lavoratori dipendenti, per tutte le tipologie e quindi senza distinzioni in base al contratto.

Nelle precedenti riunioni tra ministro del Lavoro e parti sociali si parlava di definire le categorie più a rischio contagio cui si darà la priorità e che sono indicate anche attingendo ai dati INAIL. Ora la lista è presente nel recente documento di INAIL.

In particolare per il vaccino in azienda INAIL ha suddiviso le attività in tre classi in base a quattro criteri che tengono conto di coloro che sono maggiormente a rischio. In particolare i parametri di cui si tiene conto sono tre:

  • esposizione;
  • prossimità;
  • aggregazione.

Le classi di priorità per i lavoratori cui sarà somministrato il vaccino covid in azienda sono tre come abbiamo detto e nel dettaglio:

  • nella prima classe rientrano 6,8 milioni di lavoratori e una trentina di attività indicate con i codici ATECO: industrie alimentari; pelli e similari; stampa e produzione di supporti registrati; reti fognarie; trasporto terrestre e trasporto mediante condotte; trasporto aereo e marittimo; servizi postali; servizi di vigilanza e investigativi; attività cinematografica; attività artistiche, sportive e di intrattenimento; lotterie, scommesse e sale da gioco;
  • nella seconda classe rientrano 5,9 milioni di lavoratori e le attività sono: coltivazioni agricole; pesca; estrazione petrolio; industria delle bevande; industria tessile; costruzione degli edifici; raccolta, trattamento e fornitura di acqua; commercio all’ingrosso; attività editoriale; Tlc, attività di servizi finanziari escluse le assicurazioni; altre attività professionali; attività di noleggio e leasing; biblioteche, archivi e musei; attività associative;
  • nella terza classe rientrano 5 milioni di lavoratori e le attività sono: silvicoltura; estrazione minerali e produzione metalli; industria del tabacco; confezione di articoli di abbigliamento; industria del legno; fabbricazione della carta; fabbricazione in gomma e articoli in plastica; fabbricazione autoveicoli e rimorchi; apparecchiature elettriche; fabbricazione mobili; forniture elettriche; gas e vapore; assicurazioni e fondi pensione; ricerca scientifica e sviluppo; riparazione computer.

Le adesioni dei lavoratori per ottenere il vaccino contro il Covid in azienda sono su base volontaria quindi non c’è alcun obbligo. I costi per la gestione della somministrazione dei vaccini Covid in azienda, e nel dettaglio per i piani aziendali, sono a carico del datore di lavoro, ma la fornitura dei vaccini, la somministrazione e quindi i dispositivi necessari, sono a carico dei servizi sanitari regionali specifici.

In merito il documento INAIL di aprile chiarisce che:

“Tutti gli oneri sono a carico del datore di lavoro o delle Associazioni di categoria di riferimento, ad eccezione dei vaccini, dei dispositivi per la somministrazione (siringhe/ aghi), della messa a disposizione degli strumenti formativi previsti e degli strumenti per la registrazione dell’attività vaccinale.”

Il tempo necessario per la somministrazione del vaccino Covid in azienda viene equiparato all’orario di lavoro, qualora dovesse avvenire durante il turno. Ovviamente se nei giorni successivi il lavoratore dovesse assentarsi le assenze vengono considerate come malattia.

INAIL in ultimo nel suo documento di aprile stabilisce che la seconda dose per il vaccino in azienda deve essere programmata dall’azienda stessa. Si legge nel documento:

“L’azienda assicurerà la programmazione della somministrazione della seconda dose del vaccino ove prevista secondo le modalità e tempistiche previste per ciascun vaccino. I vaccini non sono intercambiabili e la seconda dose, deve essere effettuata con lo stesso vaccino utilizzato per la prima dose. Anche l’intervallo tra prima e seconda dose deve rispettare quanto previsto per lo specifico vaccino. Le persone che hanno manifestato una reazione grave alla prima dose, NON devono sottoporsi alla seconda dose in ambito lavorativo e devono essere inviate alla competente Azienda sanitaria di riferimento per le necessarie valutazioni.”

Chi somministra il vaccino Covid in azienda

C’è poi una seconda questione definita con le linee guida e che riguarda chi dovrà somministrare il vaccino in azienda.

Si fa chiaramente riferimento ai medici aziendali sebbene non tutti i luoghi di lavoro lo prevedano.

Anche INAIL mette a disposizione i suoi ambulatori, ma l’obiettivo del vaccino sul posto di lavoro è quello di sfruttare le fabbriche come punti vaccinali e velocizzare il processo, come abbiamo visto e che sarebbe fattibile effettivamente per le grandi imprese.

Il governo, come annunciato dal ministro Orlando in precedenti interventi, si servirà dell’INAIL “per far sì che anche quel lavoratore che non ha un medico aziendale possa comunque accedere a un ulteriore canale”.

In merito il documento INAIL di aprile si sofferma proprio sulla formazione:

“Si rende disponibile, da parte del Servizio Sanitario Regionale, l’accesso a specifici materiali formativi/informativi predisposti a livello nazionale e regionale. In particolare, il personale coinvolto nelle operazioni di vaccinazione effettuerà il corso FAD EDUISS “Campagna vaccinale Covid-19: la somministrazione in sicurezza del vaccino anti SARS-CoV- 2/Covid-19”, che verrà integrato con uno specifico modulo per la vaccinazione nei luoghi di lavoro a cura di INAIL in collaborazione con ISS.”

Vaccino Covid in azienda: le imprese che hanno aderito

Per il vaccino Covid in azienda sono diverse le grandi imprese che hanno aderito al momento, grandi marchi italiani che hanno messo a disposizione i propri spazi per il vaccino in azienda ai propri dipendenti.

Tra quelle che hanno ottenuto l’autorizzazione di Figliuolo e il via libera delle autorità sanitarie regionali ci sono le seguenti:

  • Coldiretti;
  • Federazione medici sportivi;
  • Enel;
  • Stellantis;
  • Poste Italiane;
  • Unipol;
  • Leonardo;
  • Asstra;
  • Eni;
  • Tim;
  • Ferrovie dello Stato;
  • Agenzia del Demanio;
  • Luxottica;
  • Mediaset;
  • FIGC;
  • Rai;
  • Reale mutua;
  • Gruppo Caltagirone;
  • Cassa Depositi e Prestiti;
  • Sport e Salute S.p.A.;
  • Ministero delle Finanze;
  • Sogei;
  • Discovery.

Aggiornato il protocollo di sicurezza

Non solo le linee guida per il vaccino contro il Covid in azienda perché di recente è stato anche aggiornato il protocollo di sicurezza di un anno fa che prevede:

  • l’accesso al lavoro agile in via preferenziale laddove possibile;
  • i lavoratori positivi al Covid oltre il 21esimo giorno possono rientrare solo con tampone molecolare o antigenico negativo;
  • sui luoghi di lavoro va mantenuta la distanza di sicurezza di almeno un metro e i lavoratori devono indossare le mascherine chirurgiche o dispositivi di protezione individuale di livello superiore. Non è necessario in caso di attività svolte in isolamento;
  • i lavoratori devono accedere su turni al luogo di lavoro, cercando di limitare pertanto il numero di presenze in contemporanea, cercando anche di prevenire assembramenti in generale e in entrata e in uscita;
  • ove possibile per la produzione, gli spazi di lavoro vanno ridefiniti;
  • le riunioni è preferibile non si svolgano in presenza a meno che non vi sia un motivo di necessità e urgenza.

Rimandiamo di seguito al testo completo per il protocollo di sicurezza in azienda.

Protocollo di sicurezza in azienda
Protocollo condiviso di aggiornamento delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus SARS-CoV-2/COVID-19 negli ambienti di lavoro.

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