La variante Delta in Italia potrebbe diventare dominante. Secondo i dati del Financial Times, è il 5° Paese in cui circola di più al mondo. In autunno rischiamo una nuova ondata di casi?
Aumentano i casi di variante Delta in Italia, presente in almeno metà delle regioni e destinata a diffondersi ancora. Secondo uno studio del Financial Times l’Italia è il 5° Paese in cui circola di più la variante Delta dopo Russia, Gran Bretagna, Portogallo e Stati Uniti.
L’appello di molti esperti è che senza un adeguato sistema di tracciamento e sequenziamento, per l’Italia la variante Delta del coronavirus rischia di diventare un problema come nel Regno Unito. Tanto che si è parlato di una possibile quarta ondata e di “scenario inglese” in Italia tra settembre e ottobre. Ecco cosa dicono i dati e gli esperti.
La variante Delta in Italia
Secondo il quotidiano britannico, che ha analizzato le sequenze genetiche del virus depositate nella banca internazionale dei dati genetici Gisaid e i dati raccolti dall’istituto di ricerca belga Sciensano, in Italia si concentra il 26% dei casi di variante Delta. Questo ceppo, dominante in Gran Bretagna e Portogallo sarebbe presente anche in Belgio, Germania e Francia. A differenza di Russia, UK e Portogallo, dove la variante Delta sta soppiantando la variante Alfa (inglese), in Italia quest’ultima risulta ancora la variante dominante.
Il problema dell’Italia, però, è lo scarso sequenziamento genetico che potrebbe far sì che la presenza della variante Delta in Italia sia sottostimata. Chi è vaccinato con due dosi risulta ben protetto dal contagio, ecco perché l’obiettivo è accelerare e potenziare le campagne di vaccinazione anti-Covid 19 in tutta Europa e convincere le persone indecise a farsi il vaccino.
Il rischio di una nuova ondata in autunno
Tra riaperture a tappeto, fine delle restrizioni anti-Covid e diffusione della variante indiana sono in molti a temere una nuova ondata di casi quando la bella stagione e il caldo lasceranno il posto all’autunno. Sulla possibile quarta ondata in Italia e sullo “scenario inglese”, il virologo Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario IRCCS Galeazzi di Milano, ha detto: “grazie alla stagione calda e al fatto che stiamo molto all’aperto il virus sta rallentando la sua diffusione, ma anche in Italia la variante Delta diventerà dominante e con la ripartenza delle scuole è verosimile che ci sarà un aumento dei contagi”. Ma rassicura: “grazie ai vaccini, però, i danni saranno contenuti e non ci sarà una vera e propria nuova ondata, ma un colpo di coda del virus, una piccola ondata con infezioni lievi, senza l’ incremento di ricoveri e decessi che abbiamo vissuto lo scorso inverno. L’importante è che la campagna vaccinale prosegua in modo deciso, che vengano vaccinati anche gli adolescenti per tornare a scuola in sicurezza, anche se i più piccoli resteranno per ora un bacino per la diffusione del virus. Vanno inoltre rintracciati gli oltre due milioni di over 60 che, per svariati motivi, non sono ancora stati vaccinati”.
Sulla possibile quarta ondata in autunno, il Covid-19 “potrebbe diventare una cosa come l’influenza e tornerà ogni anno d’inverno, potrebbe scomparire, sono tutti scenari possibili, difficile prevedere quale sarà quello che ci aspetta”, ha detto l’immunologo Guido Forni ai microfoni di Radio Cusano Campus. “Alla fine di questa estate capiremo cosa succederà. Se la malattia ritorna, non ritorna o se ritorna in piccoli focolai. Nessuno può oggi dare delle indicazioni precise, può solo dare delle opinioni, fare previsioni secondo alcuni modelli matematici”.
I sintomi della variante Delta
La variante Delta, meglio nota come variante indiana, è il 50-60% più contagiosa di quella inglese e quindi si diffonde più facilmente, ma grazie ai vaccini si può tenere a bada. I più comuni sintomi della variante Delta sono raffreddore, mal di gola e mal di testa, seguiti da febbre, tosse, dolori muscolari, spossatezza, stanchezza e diarrea. I sintomi della variante Delta sembrano essere più forti rispetto alle altre. Più rara la perdita di olfatto, tipica della forma “originaria” del Covid-19.
© RIPRODUZIONE RISERVATA