La crisi del Venezuela sta portando allo stremo la popolazione. Ormai è emergenza umanitaria nel paese ed i venezuelani lottano per la sopravvivenza.
La crisi che attanaglia il Venezuela non sembra volersi allontanare.
La lotta per il cibo è ormai cominciata.
Ogni giorno, in questa nazione al collasso, le persone danno vita a dei veri e propri saccheggi dei supermercati poiché sono ormai ridotte allo stremo e alla fame.
Le proteste per la crisi in Venezuela denunciano non solo l’incremento vertiginoso dei prezzi ma soprattutto la riduzione drastica dei beni di prima necessità.
Mentre gli strati più ricchi della popolazione cercano di improvvisare, magari acquistando cibo online, la classe media del Venezuela non ha le stesse possibilità. Loro devono cavarsela con meno: caffè senza latte, sardine al posto della carne, due pasti al giorno anziché tre.
I più poveri, invece, sopravvivono grazie al mango e agli altri frutti che trovano sugli alberi, mentre lottano strenuamente per non morire.
I cittadini del Venezuela sono esasperati. Le proteste aumentano a dismisura e le file per il cibo sono ormai interminabili.
Foto e video dal Venezuela fanno il giro del mondo e mostrano la cruda realtà di un paese pronto ad implodere.
Non si tratta più di sola crisi economica, la popolazione è stremata e si trova in piena emergenza umanitaria.
Crisi Venezuela: nessuno era pronto a fronteggiarla
Per decenni il Venezuela è stato uno dei paesi latinoamericani più stabili e democratici.
L’era di Hugo Chavez era stata caratterizzata dalla crescita del prezzo del petrolio e da una diminuzione del tasso di povertà della popolazione.
Nessuno era quindi preparato per affrontare una crisi come quella attuale.
La capacità di produzione del cibo del Venezuela si è ridotta nel corso degli anni con il governo che ha espropriato le compagnie private, ha esteso i controlli sui prezzi e ha inoltre scoraggiato la produzione delle aziende private.
Ciò che prima era prodotto nel paese, come grano, riso e altri cibi, adesso deve essere importato.
Il tutto mentre il prezzo del petrolio è crollato, togliendo al Venezuela la sua principale fonte di sussistenza.
Venezuela: emergenza umanitaria in atto
“Tutto questo è estremamente crudele” ha detto Pietro Zaraza, un commerciante che venerdì ha assistito al raduno di un’immensa folla - poi dispersa dalla polizia - davanti ad un supermercato. “Le autorità stanno perdendo il controllo della situazione” ha aggiunto.
D’altronde, numerosissimi video di arresti nei confronti della popolazione del Venezuela hanno fatto il giro del mondo e hanno testimoniato come l’ordine sia più che mai difficile da mantenere.
Quella che è stata fino ad oggi una una lenta fase di crisi per il Venezuela, si sta trasformando in qualcosa di ancor più pericoloso.
Il grande e lungo declino economico del paese, che ha le più grandi riserve petrolifere del mondo, ora sta assumendo i tratti di emergenza umanitaria.
Non sono sicuramente d’aiuto gli errori del governo ed il crollo del prezzo del petrolio, il tutto mentre l’inflazione potrebbe arrivare a superare il 700% nel corso dell’anno.
I cittadini, esasperati da blackout di energia imposti dal governo, da un tasso di criminalità sempre più elevato, da code infinite per il cibo, dalla carenza di medicinali, da saccheggi e da proteste, hanno iniziato a mobilitarsi contro i leader del paese.
Recentemente infatti i venezuelani hanno dato vita ad una petizione con lo scopo di deporre l’attuale presidente in carica Maduro, mettendo fine alla “rivoluzione” di ispirazione socialista accesa 17 anni fa da Hugo Chavez.
Disperazione dei venezuelani: saccheggi, morti e distruzione
I venezuelani hanno dato vita a violenti saccheggi dei negozi, o quantomeno ci hanno provato ben 254 volte.
Il numero delle proteste per la mancanza di cibo è cresciuto giorno dopo giorno nel 2016, arrivando a toccare punte di 172 proteste solo nel mese di maggio.
L’87% delle persone non ha abbastanza soldi per procurarsi il cibo, molti cittadini sono già morti e centinaia sono stati invece arrestati in incidenti e agitazioni all’interno dello stato.
Il 20 giugno centinaia di venezuelani in protesta hanno bloccato un’autostrada ad est di Caracas paralizzando dozzine di camion che trasportavano cibo verso la città.
Jonathan Narvaes, camionista di 32 anni, ha potuto assistere al saccheggio dei mezzi che trasportavano soprattutto farina e pasta.
“I soldati hanno tentato di disperdere la folla utilizzando gas lacrimogeni” ha affermato Narvaes.
“Il mio capo vuole che ci riprovi. Io gli ho risposto che mi hanno quasi ucciso quel giorno”,
ha aggiunto.
I camion di ogni sorta, purché trasportino cibo e beni di prima necessità, vengono continuamente distrutti e il loro contenuto viene ovviamente trafugato dalla disperata popolazione del Venezuela ridotta alla fame.
“Situazioni simili si stanno verificando in tutto il paese” ha detto un altro camionista.
A Caracas le code per il cibo aumentano a dismisura ed il governo è stato costretto a fornirlo in modo razionalizzato.
Ogni giorno viene permesso solo ad un determinato numero di persone di entrare nei negozi: estremo tentativo di rendere la situazione meno caotica.
“Aspettiamo senza neanche sapere cosa ci porteranno oggi. Non sappiamo neanche se porteranno qualcosa”,
ha detto Yorilei Ramos, mamma di una bimba di appena 9 anni.
“I tuoi figli piangono perché sono affamati e tu sei costretta a dirgli che non hai niente da dargli.”
La disperazione è totale ed il Venezuela, in piena emergenza umanitaria, è un paese sull’orlo del baratro.
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