Visite a parenti e amici in ospedale, nuove regole dal 10 marzo: cosa cambia

Chiara Esposito

10/02/2022

Si torna progressivamente alla normalità: ecco come l’ultimo emendamento approvato al Senato intende agevolare le visite ospedaliere.

Visite a parenti e amici in ospedale, nuove regole dal 10 marzo: cosa cambia

Al Senato si procede spediti verso il ripristino delle visite in ospedale per 45 minuti al giorno.

Dal 10 marzo amici e parenti potranno tornare a vedersi garantiti gli slot orari a cui eravamo abituati nel periodo pre pandemico; niente più incontri rari e fugaci o addirittura negati dopo lunghe ore trascorse in anguste sale d’attesa.

In arrivo quindi linee guida chiare grazie alla tempestiva approvazione in Commissione Affari Sociali di un emendamento capace di ristabilire concordanza tra le procedure.

Capiamo quindi come le cose cambieranno e quali regole invece resteranno in vigore.

Le motivazioni dei firmatari

La decisione, avviata con la relazione dell’onorevole Valente del ddl 2488, è virata verso la conversione del decreto-legge 221 del 24 dicembre 2021 e viene annunciata alla stampa dalla senatrice Annamaria Parente, prima firmataria nonché presidente della Commissione Igiene e Sanità del Senato:

«Stasera dovrebbe esser previsto il voto in aula del testo, che dovrà poi passare all’altro ramo del parlamento. Il decreto è in scadenza il 22 febbraio, quindi avrà un iter abbastanza veloce».

Parente all’Ansa ha parlato dell’entrata in vigore del decreto a partire dal 10 marzo specificando la necessità di «dar tempo ai direttori sanitari di organizzarsi». Motivando poi la proposta da lei avanzata la senatrice ha detto:

«Fino ad oggi l’accesso ai familiari è stato consentito solo in sale d’attesa e con durate molto variabili. L’emendamento da noi presentato, che prevede il ripristino delle visite dei familiari nei reparti di degenza e la garanzia minima di 45 minuti al giorno coglie le istanze di tante associazioni e persone singole, che ci hanno testimoniato le loro storie di sofferenza e dolore nel non poter far visita a parenti allettati in ospedale, con gravi malattie, come tumori e non solo.»

Uscendo dal periodo emergenziale queste voci non potevano quindi rimanere inascoltata, non avrebbe avuto senso. Dopo un lungo periodo di accessi contingentati serviva piuttosto una «norma che facesse chiarezza e ristabilisse uniformità». Fino a questo momento il vero problema è che i direttori sanitari hanno agito in ordine sparso interpretando spesso il silenzio della politica sul tema come un naturale prosieguo del divieto.

Le istruzioni su come muoversi però stanno arrivando e, scendendo nel dettaglio del contenuto di questo emendamento sostenuto, tra gli altri, anche da Davide Faraone, sappiamo che verrà disposta in via ufficiale la riapertura dell’accesso ai reparti di degenza ospedalieri.

Cosa cambierebbe (e cosa no)

L’accesso alle strutture ospedaliere da parte di amici e parenti del paziente tornerà quindi ad essere garantito ma permangono alcune prerogative di base per ammettere i visitatori.

L’accesso, come spiega sempre la senatrice Parente, «sarà previsto, con le stesse misure previste per le Rsa». Questo significa che, oltre alla mascherina Ffp2, sarà necessaria una certificazione che mostri l’avvenuto completamento del ciclo di vaccinazione primario più guarigione (con tampone) oppure il completamento del ciclo dIi vaccinazione primario e dose booster (senza tampone). L’esibizione del Green pass insomma.

Zaia avanza ulteriori richieste

Guardando anche alle altre richieste che stanno circolando, spicca la posizione del presidente della regione Veneto Luca Zaia che da tempo guarda ai possibili passi in avanti che potrebbero essere compiuti sul fronte delle «riaperture» ospedaliere.

Stando alle sue più recenti dichiarazioni si evidenza infatti la spinta, e quindi l’interpretazione della volontà popolare, di tornare a regime con le visite specialistiche.

Proprio nel caso specifico del Veneto, visto il calo delle percentuali di diffusione Covid, il direttivo regionale si dichiara pronto a ripartire con la prenotazione delle varie prestazioni sanitarie specialistiche:

«Apriamo e i reparti ospedalieri si regoleranno a modo proprio. É una scommessa ma penso che stavolta ci siamo. Siamo fiduciosi; nel giro di qualche mese torniamo a regime.»

Il governatore, per dare ulteriore forza e risonanza alle sue argomentazioni, ricorda infatti che nel solo territorio veneto sono 264.745 le visite specialistiche in sospeso. Se questa è la condizione di una singola regione, quali saranno i numeri del resto della penisola?

Una mobilitazione come quella per le visite dovrebbe attivarsi al più presto anche in questo senso. Imprimere, seppur gradualmente, ulteriori svolte al piano d’intervento sanitario è e deve restare una priorità dell’agenda politica.

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