Voluntary disclosure, quanto costa il rientro dei capitali dall’estero? Ecco, secondo i commercialisti, se conviene o no

Valentina Brazioli

10 Dicembre 2014 - 16:36

Voluntary disclosure, quanto costa il rientro dei capitali dall’estero? Una domanda che molte persone con capitali illecitamente “espatriati” si stanno ponendo in questi giorni, a poca distanza dall’approvazione definitiva delle legge in materia. Ma a fare due conti sulla convenienza – o meno – dell’intera operazione è la Fondazione dei dottori commercialisti.

Voluntary disclosure, quanto costa il rientro dei capitali dall’estero? Ecco, secondo i commercialisti, se conviene o no

Voluntary disclosure, quanto costa il rientro dei capitali dall’estero? Un dubbio più che legittimo, soprattutto tra i tanti italiani che hanno scelto la via del trasferimento illecito dei loro capitali oltreconfine. A pochi giorni dal via libera ufficiale di una legge sull’argomento, sono ancora frequenti i dubbi sulla reale convenienza dell’intera operazione. Noi abbiamo già provato a fornire qualche indicazione in merito, ma a dare informazioni sui possibili costi ci ha pensato la Fondazione dei dottori commercialisti.

I commercialisti: voluntary disclosure troppo cara, rischio flop

Che i commercialisti non abbiano mai avuto troppa fiducia nell’intero impianto normativo lo raccontavamo già da tempo; stavolta, però, si può parlare di un vero e proprio allarme. Predisponendo delle apposite simulazioni, infatti, dai calcoli complessivi è emerso che per alcuni contribuenti il conto del rientro dei capitali potrebbe essere davvero salato: fino a quasi 100% del capitale.

La voluntary disclosure costa dal 5 fino al 97 per cento del capitale

Nello specifico, si parla di costi che oscillano da un minimo del 5 per cento fino a un massimo del 97 per cento. Uno spettro davvero molto ampio, che varia – secondo i commercialisti – a seconda del Paese dove i capitali sono stati trasferiti, dal tempo dell’investimento e dalla tipologia di evasione fiscale che si è venuta a configurare. Il prezzo meno salato (pari al 4,6 per cento) spetterebbe in caso di investimenti effettuati da soggetti non imprenditori in Paesi appartenenti alla White list o in quelli Black list se, entro 60 giorni, stipuleranno con l’Italia un accordo sullo scambio di informazioni. Le cose vanno molto diversamente, invece, se l’investimento sia stato effettuato in un Paese della Black list senza alcun accordo sullo scambio di informazioni con l’Italia; in questo caso, se si è in presenza di un imprenditore individuale che evade imposte sui redditi, Irap, Iva e contributi previdenziali, è possibile arrivare a un pressoché totale del capitali (fino al 96,60 per cento).
In quest’ultimo caso in particolare, quindi, la convenienza economica della procedura sarebbe assai dubbia: resta, comunque, da considerare il non trascurabile fattore del profilo penale.

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