“Accettate di essere più poveri”: la strategia shock di Bank of England

Violetta Silvestri

26/04/2023

Bank of England lancia un messaggio shock: bisogna accettare di essere più poveri in questo complesso momento di inflazione elevata. Salari più alti e prezzi maggiori per beni e servizi sono un danno.

“Accettate di essere più poveri”: la strategia shock di Bank of England

Bank of England ha una visione fin troppo sintetica sull’attuale situazione economica: bisogna accettare di stare peggio e di essere più poveri.

Dinanzi a un’inflazione che ancora viaggia sulla doppia cifra nella nazione, Huw Pill, capo economista della Banca d’Inghilterra, non ha avuto dubbi su cosa consigliare a lavoratori e imprese: “Quello che stiamo affrontando ora è quella riluttanza ad accettare che sì, stiamo tutti peggio... il gioco dello scaricabarili sta generando inflazione”.

Il punto della riflessione è fin troppo chiaro: le aziende e i lavoratori stanno cercando di trasferire l’impatto dell’inflazione l’uno sull’altro e questo rischia di mantenere i prezzi alti più a lungo.

Le dichiarazioni stanno già suscitando imbarazzo e critiche nel Regno Unito. L’impressione è che il momento economico-finanziario-politico sia talmente complesso, tra inflazione, recessione, guerra e incertezza energetica che trovare soluzioni credibili stia diventando difficile anche per esperti ed economisti.

Accettare di essere più poveri è davvero l’unica strada rimasta? Cosa sta accadendo nella nazione inglese che riguarda un po’ tutta Europa.

Il Regno Unito deve accettare di essere più povero?

Le parole di Huw Pill nel podcast “Beyond Unprecedented” del Millstein Center stanno riaprendo un dibattito mai chiuso in Regno Unito così come in tutta Europa: cosa fare con l’inflazione elevata e quanto può impattare la spirale salari-prezzi?

Il ragionamento è iniziato da qui: c’è stata una “serie di shock inflazionistici” che ha alimentato l’inflazione negli ultimi 18 mesi, dall’interruzione pandemica dell’offerta e i programmi di sostegno alle famiglie del governo che hanno aumentato la domanda, all’invasione russa dell’Ucraina e al conseguente aumento dei prezzi dell’energia in Europa. Ciò è stato seguito da condizioni meteorologiche avverse e da un’epidemia di influenza aviaria che ha fatto salire i prezzi dei generi alimentari.

La tempesta inflazionistica è stata così servita. Con la conseguenza che i lavoratori chiedono salari più alti e le aziende aumentano i prezzi di beni e servizi.

“Naturalmente, questo processo è in definitiva controproducente”, ha affermato Pill. Ha aggiunto che il Regno Unito, che è un importatore netto di gas naturale, ha dovuto affrontare una situazione in cui i beni che acquista dal resto del mondo sono aumentati molto rispetto a quelli che vende al resto del mondo, principalmente servizi. Il Regno Unito importa quasi la metà del suo cibo, per esempio.

Da qui, la conclusione shock: “In qualche modo nel Regno Unito, qualcuno deve accettare che sta peggio e smettere di cercare di mantenere il proprio potere di spesa reale aumentando i prezzi, sia che si tratti di salari più alti o di trasferire i costi energetici sui clienti”.

Nel febbraio 2022, il governatore della Banca d’Inghilterra Andrew Bailey è stato nel mirino di critiche osservazioni quando ha affermato che la contrattazione salariale potrebbe creare pressioni inflazionistiche interne e ha esortato lavoratori e datori di lavoro a mostrare “moderazione” nelle discussioni sulla retribuzione.

I commenti di Bailey sono stati criticati dai sindacati per essersi concentrati su come i salari, non i profitti aziendali, possano alimentare l’inflazione. Questo ragionamento, in realtà, è comune alle banche centrali e spesso Lagarde lo ha ribadito.

La spirale salari-prezzi è davvero una minaccia?

Il concetto di spirale salari-prezzi, quando l’aumento delle retribuzioni crea un ciclo di pressioni inflazionistiche aumentando i costi per le imprese e la domanda, è dibattuto in economia.

Diversi responsabili politici, tra cui il segretario al Tesoro degli Stati Uniti Janet Yellen e funzionari della Banca centrale europea, hanno affermato di non vederne prove negli Stati Uniti o nella zona euro.

Gli economisti, incluso il capo economista del FMI Pierre-Olivier Gourinchas, hanno affermato che i salari possono aumentare ulteriormente senza rischi, poiché non sono cresciuti in modo significativo in relazione all’inflazione e il mondo aziendale ha mantenuto margini confortevoli.

Tuttavia, alcuni sostengono che il Regno Unito sia particolarmente a rischio di una spirale salari-prezzi che può portare alla stagflazione - crescita economica bassa o assente e alta inflazione - a causa della sua economia pesante sulle importazioni, della debolezza della sterlina britannica, un mercato del lavoro teso che è stato vincolato dalla Brexit e anni di crescita salariale stagnante.

Si prevedeva che l’inflazione nel Regno Unito scendesse a una cifra a marzo, ma si è attestata al 10,1%, con l’inflazione core - che esclude cibo ed energia ed è attentamente monitorata dalla Banca d’Inghilterra - al 5,7%.

In attesa di capire come Bank of England si pronuncerà sui tassi, e prima di essa Fed e Bce alle prese con problemi inflazionistici simili anche se non della stessa entità, accettare passivamente di essere più poveri è la soluzione? O, piuttosto, suona come un ritornello iper-liberista? (tradotto: lasciate fare a banche centrali e mercati e tutto tornerà in equilibrio).

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