Le centrali operative regionali della Polizia Penitenziaria saranno chiuse: a rischio è la sicurezza italiana, non soltanto nelle carceri. Ecco la novità.
Le Centrali Operative Regionali della Polizia Penitenziaria saranno chiuse, determinando un rischio crescente nelle carceri e abbassando notevolmente il livello di sicurezza dei centri detentivi, oltre che dell’intero territorio nazionale.
Ogni centrale operativa, infatti, costituisce un presidio di legalità nei territori locali e raccoglie non soltanto tutti i dipendenti delle Forze Armate impegnati nei servizi carcerari, ma anche i militari operativi nei servizi di scorta, traduzione e investigazione.
Il DAP ha intenzione di dire addio a tutte le Centrali Operative Regionali, rinunciando alle attività e al lavoro portato avanti dai dipendenti della Polizia Penitenziaria, gettando involontariamente una cattiva luce sulle competenze del corpo.
Vediamo quali sono le caratteristiche delle Centrali Operative e da cosa deriva la scelta di rinunciarvi.
Il DAP dice addio alle Centrali Operative della Polizia Penitenziaria
Il DAP (Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria) ha deciso di chiudere le Centrali Operative della Polizia Penitenziaria, ignorando l’obiettivo di diminuire il rischio sicurezza del nostro paese promosso dal Ministro Orlando e puntando al taglio di spese e competenze.
Il DAP gestisce tutte le competenze delle Forze Armate impegnate nei servizi penitenziari, annesso il trattamento dei detenuti, la direzione dei supporti tecnici e soprattutto il coordinamento del reparto operativo.
Tra le prerogative del corpo di Polizia Penitenziaria, infatti, figurano soprattutto gli incarichi operativi: traduzioni, investigazioni e controllo dei detenuti vanno di pari passo con il corretto funzionamento della giustizia italiana, senza dimenticare il necessario servizio di scorta.
Le competenze tecniche della Polizia Penitenziaria sono esercitate proprio all’interno delle Centrali Operative Regionali, che costituiscono non soltanto dei presidi di sicurezza, ma anche dei ponti di coordinamento tra i corpi impiegati nelle operazioni di sicurezza.
Il rischio è altissimo, poiché chiudere le centrali significa minare il funzionamento di tutta l’attività delle forze dell’ordine, mettendo a repentaglio indagini in corso e future, impedendo una corretta programmazione degli interventi e una efficace sorveglianza.
Il SAPPE promette mobilitazioni in tutti il territorio nazionale, poiché non sarebbe solo una inversione di movimento rispetto alla riduzione del rischio di sicurezza, ma anche un velato tentativo di demansionamento della Polizia Penitenziaria. Occorrerà attendere la decisione del Ministro della Giustizia Orlando, l’unico in grado di fermare questa iniziativa giudicata inaccettabile.
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