Addio ai pannelli solari come li conosciamo, questa scoperta sorprendente cambia tutto

Simone Micocci

28 Marzo 2025 - 18:00

Pannelli fotovoltaici, cambia tutto? Ecco come questa scoperta giapponese può rivoluzionare il mercato dei pannelli solari.

Addio ai pannelli solari come li conosciamo, questa scoperta sorprendente cambia tutto

Lo sviluppo tecnologico rischia di rendere obsoleto ciò che fino a qualche tempo prima era considerato innovativo.

Ecco perché presto potremmo dire addio ai pannelli solari attualmente utilizzati per gli impianti fotovoltaici, i quali verrebbero sostituiti da altri costruiti in materiali maggiormente performanti.

In particolare, va attenzionata una scoperta fatta dall’Università di Tokyo, in un Paese - il Giappone appunto - che guida la nuova corsa globale alle energie rinnovabili: qui è stato realizzato il primo pannello solare in titanio e selenio, il quale già dai primi test ha restituito dei risultati a dir poco sorprendenti. Questo, infatti, è stato capace di produrre fino a 1.000 volte più energia rispetto ai pannelli tradizionali, quelli montati nelle nostre case per intenderci, realizzati in silicio.

Ovviamente siamo ancora agli inizi della fase dei test ma laddove dovesse essere davvero così ci troveremmo di fronte a una scoperta capace di cambiare radicalmente il futuro della produzione energetica sostenibile, in quanto gli impianti fotovoltaici sarebbero più accessibili a tutti.

Addio ai pannelli fotovoltaici (come li conosciamo oggi)? Ecco la scoperta che può cambiare tutto

Il test realizzato dall’Università di Tokyo parte dal combinare il biossido di titanio con il selenio, due materiali che fino a oggi non erano mai stati impiegati insieme nella produzione di celle fotovoltaiche.

Il risultato, come anticipato, è stato a dir poco sorprendente in quanto con una produzione maggiore di 1.000 volte rispetto ai pannelli in silicio è stato raggiunto un livello di efficienza nella conversione solare che non era mai stato raggiunto prima.

Nel dettaglio, questi nuovi pannelli sfruttano una tecnica di produzione avanzata che consente di ottimizzare l’interazione tra gli strati di titanio e selenio, migliorando l’adesione tra i materiali e riducendo le perdite di energia. In particolare, i ricercatori sono riusciti a eliminare l’interferenza negativa del tellurio - elemento spesso presente nel selenio - ottenendo un sistema molto più stabile ed efficiente.

Ma il prezzo?

Avere dei pannelli maggiormente efficienti potrebbe di certo limitare il costo dell’impianto fotovoltaico, oltre ovviamente allo spazio da dedicare all’installazione rendendolo così accessibile a un maggior numero di famiglie.

Ma attenzione perché esiste un problema “prezzo”. Perché se fino a oggi il titanio non è stato utilizzato nella produzione di pannelli solari è anche per il fatto che si tratta di un materiale altamente costoso. I vantaggi di un suo utilizzo sono notevoli - resistenza alla corrosione e lunga durata ad esempio - ma al tempo stesso ci sono dei costi molto elevati per la sua estrazione e purificazione.

Ecco perché se davvero il Giappone vuole che i nuovi pannelli solari che combinano titanio e selenio possano essere commerciabili, rivoluzionando il mercato dell’energia energetica, servirà trovare una soluzione che possa portare all’abbattimento dei prezzi.

Un tema che è già oggetto di studio e sul quale sono già stati fatti dei passi in avanti. La chiave potrebbe essere l’ittrio, un metallo raro già utilizzato in numerose tecnologie moderne, come gli schermi Led e i superconduttori: la sua funzione sarebbe quella di purificare il titanio durante il processo di produzione, riducendo drasticamente i costi e rendendolo così accessibile anche per la produzione in massa di pannelli solari per il fotovoltaico.

Cosa manca allora per la “rivoluzione”?

Quindi, sappiamo che i pannelli solari in titanio e selenio sono 1.000 volte più performanti rispetto a quelli realizzati in silicio e c’è un modo per abbattere il costo di purificazione del titanio limitando così le spese di produzione.

Cosa manca allora? Un problema c’è ancora. L’utilizzo dell’ittrio da utilizzare per la purificazione del titanio, infatti, lascia dei residui microscopici che rischiano di comprometterne la resistenza meccanica e la durata nel tempo. Pertanto, gli studi oggi si stanno concentrando proprio su questo passaggio, volendo quindi trovare un modo per eliminare le impurità e arrivare a un prodotto davvero pulito.

Solo allora si potrà parlare di svolta epocale.

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