Addio a plastic tax e sugar tax: così il governo Meloni cancellerà le tasse su plastica e zucchero

Stefano Rizzuti

31/10/2022

Il governo guidato da Giorgia Meloni punta a cancellare la plastic tax e la sugar tax: prima arriverà la sospensione delle due tasse per il 2023, poi l’abolizione a fine anno.

Addio a plastic tax e sugar tax: così il governo Meloni cancellerà le tasse su plastica e zucchero

Con il nuovo governo cambia il fisco. E cambiano le tasse su cui l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni vuole intervenire. Sicuramente al centro dell’agenda fiscale della maggioranza ci sarà il tema ambientale. Con la manovra sembra probabile una nuova web green tax che riguarderebbe i profitti delle multinazionali del commercio elettronico nel caso di utilizzo di veicoli inquinanti.

Allo stesso tempo, il nuovo governo sta pensando di eliminare due tasse verdi introdotte (o forse sarebbe meglio dire annunciate) negli scorsi anni: la plastic tax e la sugar tax. Ad anticipare la volontà di Meloni su queste due misure è il Sole 24 Ore, che spiega cosa potrebbe succedere e come si arriverebbe all’eliminazione delle due tasse.

La plastic tax e la sugar tax

Sia la plastic tax che la sugar tax sono state introdotte dal governo Conte bis a fine 2019, ma di fatto non sono mai entrate in vigore. L’idea era quella di colpire l’utilizzo della plastica monouso con una tassa di 0,45 centesimi di euro per ogni chilo di prodotti di plastica monouso venduto.

Per quanto riguarda la sugar tax si andava invece a colpire il consumo di bevande zuccherate analcoliche con 10 euro da pagare per ogni ettolitro sui prodotti finiti e 0,25 euro per chilo per i prodotti da utilizzare previa diluizione. L’applicazione di queste due misure è apparsa complicata sin da subito, con la rivolta delle imprese dei due settori. Così si è deciso di rinviare più volte la loro entrata in vigore: l’ultima scadenza prevista è quella di fine 2022.

Plastic e sugar tax, cosa farà Meloni

Il governo Meloni dovrà quindi decidere cosa fare entro la fine dell’anno, probabilmente con un intervento in legge di Bilancio. Il rinvio è quasi certo, ma in realtà il centrodestra punterebbe a un’abolizione di queste due tasse, che mai sono piaciute alla coalizione attualmente al governo.

Non sembra però possibile poter eliminare subito le due misure per un problema di finanza pubblica: insieme fruttano, infatti, un gettito previsto da 650 milioni di euro l’anno. Eliminarle vorrebbe dire rinunciare a risorse importanti e per questo i tecnici del Mef hanno ipotizzato un rinvio di un anno con la manovra, per poi ricalcolare il gettito potenziale in primavera (con il Def) e spianare la strada verso l’abolizione a fine 2023.

La web tax del governo Meloni

Per quanto riguarda la web tax, il governo vorrebbe renderla green, ovvero trasformarla in una tassa sulle consegne effettuate con mezzi inquinanti per l’acquisto di prodotti in rete. Il problema, però, è che le consegne non vengono effettuate dalle multinazionali come Amazon, ma dalle imprese italiane. Il rischio è di danneggiare aziende del nostro Paese e per questo l’applicazione è più complicata del previsto.

Le altre tasse per finanziare la manovra

Proprio per queste ragioni il governo sta pensando anche ad altre tasse da introdurre per reperire risorse in vista della legge di Bilancio. Una delle ipotesi allo studio è quella di un rialzo sul tabacco tradizionale (quindi le sigarette) che spesso viene importato. Mentre per il tabacco riscaldato la filiera è soprattutto italiana e per questo si dovrebbe evitare l’aumento.

Ci sono anche altre opzioni allo studio. Una l’ha esplicitata più volte il governo e ora il vicepresidente del Consiglio, Matteo Salvini, che vuole revisionare il reddito di cittadinanza per destinare un miliardo di euro al capitolo pensioni. Quasi certo, inoltre, il saldo e stralcio delle cartelle oltre alla rottamazione quater.

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