Il governo Meloni sta ragionando sulla possibilità di dire addio allo strumento Spid e sostituirlo con uno strumento unico di riconoscimento dell’identità digitale. Ecco cosa sappiamo.
Il possibile addio all’identità digitale Spid è stato annunciato durante la festa per i 10 anni di Fratelli d’Italia a Roma. È stato il sottosegretario alla presidenza del consiglio, con delega all’innovazione tecnologica Alessio Butti a dichiarare che è intenzione del governo Meloni eliminare gradualmente lo Spid in favore di un altro sistema unico.
Secondo quanto dichiarato da Butti sembra infatti che un modo per facilitare cittadini e imprese potrebbe essere quello di unificare il sistema dell’identità elettronica, sostituendo la carta d’identità elettronica (Cie) allo Spid.
Il passaggio, annunciato come “graduale” nelle intenzioni, coinvolgerebbe circa 33 milioni di italiani che già hanno e utilizzano lo Spid e che potenzialmente sono in parte gli stessi che hanno già una carta d’identità elettronica (32 milioni). La possibilità di dire addio allo Spid fa emergere tutta una serie di altre domande che al momento non hanno risposta, in particolar modo come avverrebbe la migrazione all’altro sistema e chi lo gestirebbe? Ecco cosa sappiamo.
Lo Spid potrebbe essere sostituito: cosa ha deciso il governo Meloni
Alessio Butti, sottosegretario alla presidenza del consiglio con delega all’innovazione tecnologica, ha dichiarato l’intenzione del governo Meloni di dire addio gradualmente allo Spid e fornire un sistema d’identità digitale unico attraverso la carta d’identità elettronica (Cie). L’idea è quella di non unire i due strumenti, ma di eliminare gradualmente uno dei due, cioè lo Spid. Tutto ciò che oggi si può fare con lo Spid dovrebbe quindi essere traghettato all’interno dello strumento della carta d’identità digitale e far gestire tutto allo Stato. L’idea era stata già messa sul tavolo dal governo Conte II e torna oggi come intenzione dell’attuale governo.
Al momento non è stato ancora chiarito se Spid scomparirà o entrerà all’interno del servizio della carta d’identità digitale, almeno fino a quando tutti gli italiani non avranno rinnovato la carta d’identità in formato digitale abbandonando per sempre quella cartacea. Nel caso infatti la domanda tecnica è come avverrà la migrazione, ma soprattutto da chi sarà gestita visto che al momento ci sono degli “identity provider” che svolgono tale compito.
È chiaro che i lavori non sono ancora iniziati e la dichiarazione di Butti presenta solo l’intenzione, più che il primo passo, verso l’addio a Spid.
Che cos’è la Carta di identità elettronica (Cie) e a cosa serve
La carta d’identità elettronica ha sostituito il vecchio documento di carta per almeno 32 milioni di italiani. Chiunque può farne richiesta, anche se al momento del rinnovo della carta d’identità il passaggio da cartaceo a carta d’identità elettronica è obbligatorio. Il nuovo documento d’identità contiene una serie di informazioni come il codice fiscale, ma anche le impronte digitali e gli estremi dell’atto di nascita.
Attraverso il sistema Cie è possibile effettuare l’accesso a diversi siti e servizi della Pubblica amministrazione, come per esempio per la compilazione di una domanda di partecipazione a un concorso pubblico o per presentare domande per bonus o sussidi.
Butti propone quindi di inserire all’interno di questo strumento anche le funzioni che oggi vengono svolte attraverso il sistema Spid, uno dei sistemi più in uso (33 milioni di italiani) per quanto riguarda il riconoscimento dell’identità nel digitale.
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